Sembra esserci una svolta nelle indagini sull'omicidio di Obi che ha sconvolto Spoleto. La Procura ha disposto il fermo di Dmytro Shuryn, 32 anni, cittadino ucraino ed ex collega della vittima.
Shuryn, unico sospettato e già interrogato nelle scorse ore, è ritenuto responsabile dell’omicidio volontario di Bala Sagor, detto Obi, 21 anni, e della successiva distruzione e occultamento del cadavere, ritrovato a pezzi nella serata di lunedì a Spoleto. Il provvedimento, eseguito dai Carabinieri su delega dell’ufficio guidato dal procuratore Claudio Cicchella, arriva dopo ore di acquisizioni, riscontri e una catena di indizi definita “univoca” dagli inquirenti.
Il fermo è scattato tra mercoledì e giovedì, quando la Procura di Spoleto ha ritenuto maturi gli elementi probatori per privare della libertà l’indagato, già attenzionato nei giorni precedenti e ascoltato come persona informata sui fatti. Shuryn è stato tradotto nella Casa di reclusione di Spoleto: a suo carico le contestazioni sono pesanti, dall’omicidio volontario alla soppressione/distruzione e all’occultamento di cadavere, ai sensi degli articoli 575, 411 e 412 del Codice penale.
Secondo quanto si apprende, l’uomo avrebbe avuto rapporti lavorativi con Obi fino a pochi mesi fa. Un legame che, nell’ipotesi accusatoria, si sarebbe trasformato nel contesto in cui maturano la scomparsa del giovane – denunciata il 18 settembre – e l’efferato delitto.
Il cuore della svolta sta nelle immagini estratte dagli impianti di videosorveglianza. Telecamere pubbliche e private, dislocate lungo le vie cittadine e in prossimità dell’area dove lunedì sera sono stati rinvenuti i resti e la bicicletta in uso alla vittima, hanno offerto fotogrammi ritenuti chiave dagli investigatori: movimenti, orari, percorsi incrociati.
"Riscontri univoci" – spiega la Procura in una nota – "sono emersi dall’esame dei filmati estrapolati dagli impianti di videosorveglianza presenti lungo le vie cittadine e nelle abitazioni private ubicate nei pressi del luogo in cui è stata rinvenuta la salma e la bicicletta in uso alla vittima". Uno scenario che, incrociato con celle telefoniche e acquisizioni sul territorio, ha prodotto le conferme necessarie ritenute sufficienti per il fermo.
Accanto agli elementi tecnologici, pesano le parole di chi conosceva Obi e di chi vive vicino all’indagato. È la stessa Procura a sottolinearlo: "Decisive al riguardo sono state le informazioni fornite dai conoscenti della vittima e dai vicini dell’indagato".
Un mosaico di testimonianze che ricostruisce appuntamenti, abitudini e contatti nelle ore cruciali: secondo quanto emerge, vittima e indagato avrebbero dovuto incontrarsi la mattina della scomparsa per compilare un documento. Dettagli che, nella lettura degli inquirenti, agganciano l’ultimo tratto di vita del 21enne a un perimetro ben definito di luoghi e persone.
Mentre l’indagato resta in carcere in attesa della convalida del fermo e dell’eventuale interrogatorio di garanzia, l’attività investigativa continua per rintracciare le parti del corpo ancora occultate. Nelle ultime ore sono proseguite le ispezioni in aree verdi, cortili e pertinenze collegate ai tragitti emersi dai video, con l’ausilio di unità specializzate.
L’obiettivo è ricomporre integralmente la scena del crimine e definire con precisione tempi, luoghi e modalità del depezzamento, passaggio che potrebbe fornire informazioni decisive su eventuali complici o sulla solitudine dell’azione.
La sequenza di indizi, tra tecnologia e testimonianze, ha convinto la Procura ad agire in urgenza. Dmytro Shuryn si trova ora nel carcere di Spoleto, a breve passerà al vaglio del giudice la richiesta di convalida, mentre la difesa potrà articolare le proprie controdeduzioni. Restano da chiarire il movente e l’esatta dinamica, aspetti sui quali l’ufficio del procuratore Cicchella mantiene il massimo riserbo.
Di certo, l’inchiesta ha imboccato una direzione netta: la stessa nota ufficiale ricorda che "le indagini proseguono per giungere al rinvenimento delle altre parti del corpo della vittima occultate dall’indagato". In una città scossa dall’orrore, l’auspicio è che la giustizia faccia luce fino in fondo su una vicenda che ha sconvolto la comunità e l'Umbria intera.