Prima la querelle sul presunto buco della sanità, poi le polemiche sulla reale entità del disavanzo, quindi la manovra fiscale, le nomine e i tanti punti politici in agenda. Tutte materie che avevano sopito il dibattito sui due grandi temi pre-elettorali: liste d'attesa e nuovo ospedale di Terni.
Ed è proprio il caso delle infrastrutture sanitarie del secondo capoluogo dell'Umbria a riaccendersi. Ieri il dibattito in consiglio comunale a Terni con la chiamata in causa della governatrice Proietti. Poi l'attacco del consigliere leghista Melasecche sui ritardi nell'affrontare il nuovo progetto e le precisazionid ella giunta regionale sul piano triennale delle opere pubbliche. E oggi a scendere in campo è il Comitato per la difesa e il rilancio dell’Ospedale, guidato dall'ex assessore regionale alla sanità Federico Di Bartolo e dall’ex direttore generale Gianni Giovannini. In un comunicato verato da quest'ultimo, il Comitato degli "ex direttori" rimette in pista ufficialmente il progetto per l’ampliamento e la rifunzionalizzazione dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria, con una proposta tecnica dettagliata inviata alla Regione.
Contemporaneamente, la CISL Funzione Pubblica Umbria presenta una piattaforma programmatica per affrontare, con misure strutturali, le criticità diffuse nel sistema sanitario regionale, in particolare sul fronte del personale e della sicurezza degli operatori. Il sindacato incalza la Regione esprimendo "profonda preoccupazione per l'attuale situazione del sistema sanitario regionale, caratterizzata da carenze strutturali che necessitano di interventi immediati e non più procrastinabili".
Il Comitato ternano ha formalmente trasmesso alla Regione Umbria l’elaborato tecnico per il rilancio dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria, documento che rappresenta l’evoluzione progettuale di quanto già reso pubblico nel maggio 2024. Il piano parte da una riflessione attenta sulle reali esigenze sanitarie del territorio e sull’urgenza di mantenere elevati standard qualitativi senza gravare ulteriormente sulla spesa pubblica.
"Abbiamo aggiornato il progetto per renderlo coerente con le normative attuali e sostenibile nei costi - spiega Gianni Giovannini, già direttore generale dell’Azienda Ospedaliera e portavoce del Comitato -. Si tratta di una proposta tecnica e concreta, che tiene conto della necessità di integrare le attività ospedaliere con quelle territoriali. Non è il momento di proclami, ma di soluzioni praticabili".
Secondo il Comitato la proposta si sviluppa nel solco della partecipazione, in coerenza con la Legge Regionale 2/2023 sull’amministrazione condivisa. "In tal senso - annuncia la nota - è stata nuovamente avanzata la richiesta di audizione alla Terza Commissione Consiliare per poter contribuire, in modo concreto, alla fase di co-programmazione. Ciò si rende necessario in risposta alle informazioni circolate sulla stampa che affermano l'assenza di proposte in merito alla struttura ospedaliera di Terni".
Il progetto mira alla rifunzionalizzazione degli spazi esistenti e alla riorganizzazione dei percorsi clinici, integrando le esigenze del territorio con l’implementazione di tecnologie avanzate e l’ottimizzazione delle risorse umane. Una ristrutturazione con la creazione di un nuovo blocco con 260-280 nuovi posti letto, la dismissione degli ultimi tre piani dell'attuale sede (da adibire ad altri usi) e una dotazione totale nell'ordine dei 500 posti-letto, in linea con la programmazione regionale.
Parallelamente, la CISL FP Umbria ha presentato un’articolata piattaforma rivolta alla Giunta e alle Direzioni delle Aziende sanitarie, mettendo nero su bianco una serie di proposte per rispondere a una crisi che la stessa sigla sindacale definisce “non più procrastinabile”.
Il primo nodo affrontato riguarda l’inquadramento professionale del personale sanitario. Secondo la CISL, è necessario intervenire con urgenza per sanare una profonda incoerenza tra funzioni formalmente assegnate e attività realmente svolte. "Oggi abbiamo infermieri che fanno da coordinatori senza esserlo formalmente, tecnici che coprono turni senza la giusta qualifica, personale amministrativo spostato su ruoli assistenziali. Serve una ricognizione seria, trasparente e condivisa", afferma Marcello Romeggini, segretario generale della CISL FP Umbria.
Il secondo fronte è quello del personale infermieristico: l’Umbria avrebbe bisogno di almeno 1.000 infermieri in più, una cifra destinata a triplicare nei prossimi anni per effetto dei pensionamenti e dell’espansione della medicina territoriale. "Il concorso appena bandito è un segnale, ma non basta. Serve un piano straordinario di assunzioni e la stabilizzazione immediata dei precari", denuncia Romeggini.
Altro punto critico è la sicurezza sul lavoro. La CISL segnala un incremento del 37% delle aggressioni agli operatori sanitari nel 2024, apprezzando l’apertura di un tavolo regionale ma sottolineando come le misure tecnologiche – dai braccialetti elettronici ai pulsanti anti-aggressione – debbano essere accompagnate da interventi strutturali. "Siamo favorevoli a ogni strumento che aumenti la sicurezza – dichiara Romeggini – ma chiediamo anche supporto psicologico, consulenze legali gratuite, riorganizzazione dei turni e più formazione. I nostri colleghi sono esausti e spesso lasciati soli".
Il piano d’azione proposto si articola su quattro direttrici: verifica e riallineamento delle mansioni, piano assunzionale straordinario, sistema integrato di protezione per i professionisti e valorizzazione delle competenze in coerenza con i nuovi codici deontologici.
"Non vogliamo più parole, ma impegni concreti e misurabili", conclude Romeggini. "Siamo pronti al confronto, ma anche alla mobilitazione se non arriveranno risposte in tempi brevi".