Cambio di passo al Santa Maria di Terni. Con l’insediamento di Domenico Montemurro alla direzione sanitaria, nominato dal direttore generale Andrea Casciari per il triennio 2025-2028, l’ospedale umbro apre una fase dichiaratamente orientata ai risultati. Nella prima riunione operativa, il nuovo direttore ha tracciato tre priorità nette: rafforzare l’assetto del Pronto soccorso, intervenire sulle liste d’attesa ambulatoriali e chirurgiche, costruire un’integrazione stabile con il territorio spingendo su telemedicina e innovazione.
"Le direttive su cui si muoverà il mio mandato saranno principalmente tre", afferma Domenico Montemurro. "La prima è sicuramente quella del boarding in Pronto soccorso, con l’obiettivo di mettere in campo modelli organizzativi sempre più efficaci. La seconda riguarda la gestione delle liste di attesa, sia ambulatoriali che chirurgiche, tema centrale per migliorare l’accessibilità e la tempestività delle prestazioni. La terza direttrice sarà quella di rafforzare i rapporti con i distretti sanitari, con un’attenzione specifica all’innovazione e allo sviluppo della telemedicina, che rappresenta una leva fondamentale per integrare ospedale e territorio".
Una rotta chiara che il direttore generale Casciari lega alla continuità e all’innovazione organizzativa.
Il primo banco di prova è sicuramente il Pronto soccorso, dove il fenomeno del boarding – la permanenza prolungata dei pazienti in attesa di ricovero – impatta su tempi, qualità e sicurezza delle cure. E che produce fin troppo spesso episodi che balzano alle cronache locali per violenza e aggressività.
Montemurro annuncia modelli organizzativi più efficaci: tradotto, una regia unica sui posti letto, criteri di priorità clinica condivisi tra reparti, attivazione di percorsi a flusso rapido per codici a minore complessità e un uso più esteso dell’Osservazione Breve Intensiva per ridurre gli accessi impropri al ricovero. L’obiettivo è liberare il PS dai colli di bottiglia, restituendo al personale sanitario uno spazio di intervento adeguato e ai cittadini risposte tempestive, soprattutto nelle fasce orarie a maggiore pressione e nei weekend.
Il secondo fronte riguarda le liste d’attesa, tema sensibile per la comunità e priorità di mandato. La strategia annunciata punta su tre leve: incremento delle agende in fascia serale e prefestiva per le visite ambulatoriali ad alta domanda, potenziamento della presa in carico per i pazienti cronici con calendarizzazione proattiva dei controlli e, sul versante chirurgico, pianificazione fine dei blocchi operatori per massimizzare le sedute e ridurre i rinvii.
La misurazione degli esiti – tempi medi, tasso di sforamento delle classi di priorità, numero di prime visite convertite in presa in carico – sarà un indicatore centrale. Un approccio, insomma, che coniuga organizzazione e trasparenza, con l’obiettivo di riportare le attese entro standard coerenti e di garantire equità nell’accesso alle prestazioni.
Terza direttrice: superare la storica frattura tra ospedale e territorio. Per Montemurro, la chiave è l’integrazione con i distretti sanitari e l’adozione di strumenti digitali capaci di tenere il paziente “agganciato” alla rete delle cure. Teleconsulti tra specialisti e medici di medicina generale, monitoraggio remoto per pazienti cronici, dimissioni protette con follow-up a distanza e piattaforme per la condivisione sicura dei dati clinici sono gli asset su cui investire.
L’ospedale diventa così hub di competenze, mentre il territorio assicura continuità e prossimità: un modello che può ridurre rientri in PS, migliorare l’aderenza terapeutica e intercettare precocemente le complicanze, in particolare per cardiopatie, BPCO e fragilità anziane.
L’arrivo di Domenico Montemurro – sottolinea il direttore generale Andrea Casciari – si inserisce in un percorso di crescita del Santa Maria nel segno della continuità e dell’evoluzione organizzativa. La priorità ora è trasformare le linee di indirizzo in cantieri operativi, con obiettivi misurabili, scadenze e responsabilità chiare. Il triennio 2025-2028 diventa così il terreno su cui misurare l’efficacia delle scelte: meno attese, percorsi più fluidi, una sanità più vicina.