29 Sep, 2025 - 19:30

Terni, due infermieri aggrediti al pronto soccorso: 30 giorni di prognosi ciascuno

Terni, due infermieri aggrediti al pronto soccorso: 30 giorni di prognosi ciascuno

Due episodi, a poche ore di distanza, hanno trasformato il pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria di Terni in un fronte di rischio per chi indossa il camice. Un infermiere ha riportato un grave trauma alla spalla dopo essere stato colpito con un calcio durante i prelievi di routine da parte di un paziente quarantenne appena preso in carico. Poco dopo, un collega è finito con una frattura del malleolo in seguito a un calcio sferrato da una donna accompagnata in ospedale dalla polizia di Stato per un malessere accusato in Questura.

In entrambi i casi sono scattate le procedure previste: segnalazione all’autorità giudiziaria, denuncia alle forze dell’ordine e attivazione dei protocolli di sicurezza interni. Per i due operatori sanitari la prognosi è di 30 giorni ciascuno, con inevitabili ripercussioni sull’organizzazione dei turni e sui carichi di lavoro del reparto.

Infermieri aggrediti al pronto soccorso di Terni: cosa prevede la legge

L’azienda ospedaliera ha richiamato il quadro normativo oggi in vigore, che riconosce come reato l’aggressione al personale sanitario e alla struttura. Il decreto legge del 1° ottobre 2024 ha inasprito le sanzioni per i danneggiamenti alle strutture sanitarie e sociosanitarie, prevedendo fino a 5 anni di reclusione e multe fino a 10 mila euro.

A questo si affianca il decreto legge antiviolenza approvato il 27 settembre 2024, che introduce l’obbligo di arresto anche in differita in caso di aggressioni ai danni di medici, infermieri e operatori. Un doppio presidio normativo che punta a dissuadere comportamenti sempre più frequenti e a tutelare chi, in pronto soccorso, rappresenta spesso il primo contatto con il sistema sanitario.

Il dato regionale: aggressioni in crescita e personale più esposto al mattino

I due casi di Terni si innestano in un contesto regionale in peggioramento. Secondo i dati del Centro regionale per la gestione del rischio sanitario, nel 2024 sono stati registrati 207 episodi di aggressione (+37% rispetto al 2023), con 262 operatori coinvolti (+46%). Colpisce la prevalenza femminile tra le vittime (69%), con la fascia 30-39 anni la più toccata.

La categoria più esposta resta quella degli infermieri (58%), seguiti dai medici (25%). Anche se la maggior parte degli episodi è di natura verbale (76%), l’incidenza delle aggressioni fisiche raggiunge il 18% e concentra il picco nella fascia mattutina (52%), quando l’afflusso in pronto soccorso è più alto e lo stress organizzativo più evidente. Sono numeri, questi, che fotografano un’emergenza strutturale, non un’anomalia isolata.

La risposta delle istituzioni: linee guida, rete territoriale e un progetto ombrello

Per fronteggiare il fenomeno, la Regione Umbria ha redatto le linee di indirizzo per prevenire, segnalare e gestire le violenze contro operatori sanitari e sociosanitari, e sta ‘impacchettando’ in un unico contenitore il progetto “Umbria contro ogni genere di violenza”, che confluirà nel nuovo Piano socio sanitario regionale.

L’impianto si richiama all’articolo 32 della Costituzione e riconosce l’interconnessione tra le diverse forme di violenza, promuovendo interventi coordinati su più livelli – dalla formazione del personale all’allestimento di percorsi sicuri, fino al sostegno psicologico post-evento – per garantire il diritto alla salute come benessere fisico, mentale e sociale e la tutela della dignità di tutti i cittadini.

Il protocollo a Terni: più coordinamento con Prefettura e forze dell’ordine

Nel solco di questo percorso, l’Azienda Ospedaliera Santa Maria ha sottoscritto con la Prefettura di Terni un protocollo d’intesa per la gestione degli interventi urgenti in caso di aggressioni o minacce al personale sanitario e sociosanitario.

Il documento organizza l’attivazione della rete territoriale, definendo tempi e responsabilità di pronto intervento, procedure uniformi di segnalazione e canali dedicati di comunicazione tra ospedale, forze di polizia e 118. L’obiettivo è duplice: ridurre i tempi di risposta nei momenti critici e rendere tracciabile ogni step, dalla chiamata alla messa in sicurezza degli operatori, fino all’assistenza alle vittime e all’eventuale azione penale.

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Giorgia Sdei
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