La Regione Umbria cambia passo sul fronte della zootecnia. Dopo anni segnati da ritardi e difficoltà, la nuova programmazione agricola 2023-2027 segna una svolta nel sostegno agli allevatori, con una serie di interventi strutturali che puntano a rilanciare il settore, valorizzare le zone montane e rafforzare la competitività delle aziende umbre. A illustrarne i dettagli è l’assessore all’Agricoltura Simona Meloni, che parla di “impegno strategico” per ridare centralità a un comparto fondamentale per l’economia e il presidio del territorio.
Al centro del nuovo corso c’è il rilancio della misura vacca-vitello, denominata SRA30, che riconosce un premio maggiorato agli allevatori che mantengono il vitello con la madre fino allo svezzamento, secondo un modello estensivo di allevamento. Si tratta di un incentivo raddoppiato rispetto al passato, che sarà pienamente attivo entro il 2025. La Regione ha anche proposto al Ministero una maggiore integrazione tra le misure PAC, chiedendo che gli allevatori che aderiscono al sistema Classyfarm possano beneficiare anche dell’Ecoschema 1 livello 2 – un ulteriore contributo per capo, riservato a chi possiede specifiche certificazioni. L’obiettivo è sostenere concretamente le aziende che puntano sulla qualità, riducendo gli ostacoli burocratici e premiando l’impegno nel benessere animale.
Un ulteriore vantaggio della cumulabilità tra misure è che può rappresentare un moltiplicatore di reddito per le realtà più piccole, che operano in aree svantaggiate dove le risorse economiche sono limitate e ogni contributo può fare la differenza tra continuità e chiusura.
Tra le misure in fase di sviluppo, spicca quella prevista per il 2026: un cofinanziamento per l’acquisto di capi riproduttori maschi iscritti ai libri genealogici ufficiali. Un intervento che mira ad aumentare il valore genetico degli allevamenti umbri, agevolando gli investimenti strutturali delle aziende e colmando il divario con altre regioni più avanti in termini di innovazione zootecnica. Un’attenzione particolare è rivolta anche agli allevatori delle zone di confine, spesso penalizzati da regolamenti rigidi o poco flessibili.
La qualità genetica non è solo un valore produttivo, ma anche sanitario: animali più resistenti, meglio selezionati, richiedono meno interventi farmacologici, con ricadute positive sulla sicurezza alimentare e sull’ambiente. Per questo, la Regione considera questa misura strategica non solo sul piano economico, ma anche per la salute pubblica e la sostenibilità dell’intero sistema.
Un altro capitolo importante riguarda i pascoli, risorsa centrale per la zootecnia di montagna. L’Umbria ha scelto di aderire senza modifiche agli standard nazionali che stabiliscono un carico minimo di bestiame per l’accesso ai contributi, contrastando così fenomeni speculativi. Non solo: è stata valorizzata anche la pratica del pascolamento in aree boscate e semiboscate, riconosciuta come utile alla conservazione dell’ecosistema e alla prevenzione dell’abbandono.
La Regione è riuscita inoltre a recuperare oltre 6.000 ettari di superficie precedentemente esclusi dai contributi AGEA, reinseriti grazie al riconoscimento delle Pratiche Locali Tradizionali (PLT), ora ammesse ai fondi PAC e all’indennità compensativa.
Il ripristino di questi ettari ha una valenza doppia: da un lato restituisce risorse agli operatori ingiustamente penalizzati, dall’altro riconosce il valore delle conoscenze tradizionali, spesso trasmesse oralmente e fondamentali per la gestione sostenibile del territorio. Il pascolo, infatti, non è solo una pratica agricola, ma anche una forma di presidio e cura del paesaggio, che contribuisce alla prevenzione degli incendi, al mantenimento della biodiversità e alla vivibilità delle zone montane.
La Regione guarda anche alla costruzione di reti tra allevatori, consorzi e istituzioni, con l’obiettivo di consolidare la filiera e creare sinergie tra pubblico e privato. Il rafforzamento della zootecnia passa anche dalla formazione, dalla digitalizzazione dei processi e dall’accesso a mercati di qualità, capaci di valorizzare le specificità del territorio umbro e di promuovere un’agricoltura che unisca tradizione e innovazione.