In Umbria prende forma una rete innovativa per salvaguardare le radici agricole, alimentari e culturali del territorio: le “Comunità del Cibo e della Biodiversità di interesse agricolo e alimentare”. Si tratta di un progetto ambizioso, portato avanti dalla Regione Umbria insieme alla 3A – Parco Tecnologico Agroalimentare, capofila dell’iniziativa, e all’Università degli Studi di Perugia. L’obiettivo è dare nuova linfa alla biodiversità agricola e alimentare, attraverso il coinvolgimento diretto delle comunità locali.
Il progetto punta a far vivere concretamente, nei territori umbri, le disposizioni contenute nella Legge Regionale 12/2015, che affonda le radici nella precedente L.R. 25/2001. Con il completamento del Registro Regionale della Biodiversità – che oggi conta 105 risorse iscritte, tra cui 24 varietà erbacee, 62 arboree, 18 razze animali e una microbica – si apre ora una fase operativa in cui questa ricchezza va messa a sistema. Le “Comunità del Cibo” nasceranno come spazi di cooperazione tra agricoltori, allevatori custodi, associazioni, istituzioni scolastiche, esercizi di ristorazione e imprese locali.
L’articolo 13 della Legge 194/2015 prevede che questi ambiti locali si formino su base volontaria, attraverso accordi tra soggetti diversi ma accomunati da un forte legame con la filiera agroalimentare locale e la volontà di valorizzare le risorse genetiche autoctone, promuovere filiere corte e modelli di produzione a basso impatto ambientale.
Le “Comunità del Cibo” saranno centri propulsori di saperi antichi e innovazioni sostenibili: orti didattici, scambi di sementi, formazione su tecniche tradizionali e strumenti per valorizzare le varietà locali. Ma anche punti di incontro culturale e sociale, dove la biodiversità diventa occasione di identità e sviluppo.
“La costruzione delle Comunità del Cibo rappresenta il coronamento ambizioso di vent’anni di impegno da parte della società che ho l’onore di guidare”, ha dichiarato Devis Cruciani, amministratore unico della 3A – PTA dell’Umbria. Cruciani ha voluto ringraziare pubblicamente gli agricoltori custodi per il loro “presidio silenzioso” a tutela della biodiversità. “A noi spetta ora il compito di sostenere queste pratiche agricole resilienti, promuovere una nuova cultura dell’agrobiodiversità e riconoscerne il ruolo strategico nella sostenibilità economica e ambientale. Solo così potremo tutelare il futuro, valorizzare la ricchezza dei territori e favorire lo scambio e l’inclusione sociale”.
Il percorso di sensibilizzazione è già iniziato, con una serie di incontri territoriali rivolti a produttori e associazioni potenzialmente interessati a costituire una Comunità del Cibo. Gli appuntamenti finora realizzati includono: Valtopina (Comunità della Valle Umbra), Città di Castello (Comunità del Vin Santo affumicato dell’Alta Valle del Tevere), Gubbio (Comunità dei produttori del territorio eugubino), e Foligno, località Cancelli (Comunità della Mela Ruzza). Questi momenti di confronto sono serviti a illustrare le finalità del progetto, raccogliere esperienze e attivare sinergie.
Oltre agli incontri, il progetto prevede strumenti concreti per accompagnare le comunità nella loro costituzione: il Manuale delle Comunità del Cibo, la Carta della Comunità e il Patto per la Terra. Documenti guida che verranno messi a disposizione di chi vorrà avviare un proprio percorso sul territorio.
Le prossime tappe includono la realizzazione di un video divulgativo e un convegno conclusivo, previsto entro la fine di luglio, aperto a tutti gli attori interessati. L’idea è chiara: trasformare l’agrobiodiversità da patrimonio statico a leva attiva per lo sviluppo sostenibile, la valorizzazione delle identità locali e la coesione sociale.
In un’epoca in cui la crisi climatica e la globalizzazione mettono a rischio le specificità agricole, l’Umbria prova a rispondere con un modello che mette al centro le persone, i territori e i saperi. Le Comunità del Cibo non saranno solo custodi della biodiversità, ma vere e proprie alleate nella costruzione di un futuro più equo e resiliente.