L’Umbria post-sisma cerca di trasformare la crisi in opportunità. Le aree colpite dal terremoto del 2016 affrontano oggi una fase cruciale di transizione, in cui ricostruzione materiale e rigenerazione sociale devono procedere di pari passo. L’incontro promosso dalla Camera di Commercio e dalla Regione, svoltosi a Perugia, è stato l’occasione per fare il punto su un nuovo modello di sviluppo che punta su innovazione, turismo e capitale umano. Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, quali sono le reali prospettive e le criticità di questo percorso?
Se nei primi anni dopo il sisma l’attenzione si è concentrata sull’emergenza abitativa e sulla ricostruzione delle infrastrutture danneggiate, oggi il discorso si sposta verso la rigenerazione economica e sociale. Questo passaggio di paradigma implica una visione di medio-lungo termine, in cui i progetti non devono più limitarsi a “riparare” ciò che è stato danneggiato, ma creare nuove traiettorie di crescita.
Il concetto di rigenerazione territoriale include la valorizzazione delle specificità locali e la costruzione di un’economia resiliente. Il rischio però è che molte delle misure restino sulla carta, o che vengano attuate in modo frammentario. Perché la strategia sia efficace, serve una cabina di regia forte, capace di coordinare risorse e obiettivi.
Tra le priorità individuate dalla Regione c’è la digitalizzazione dei territori, intesa come infrastruttura fondamentale per ridurre il gap tra aree interne e città, e come elemento chiave per attrarre imprese e nuovi residenti. Si tratta di una visione condivisibile, ma che deve fare i conti con la realtà di molte zone del cratere ancora carenti di connettività adeguata.
La presidente Stefania Proietti ha parlato dell’Umbria come “chiave mediana d’Italia”, ma per rendere questa identità attrattiva serve più di un’infrastruttura digitale: occorrono servizi, opportunità lavorative, qualità della vita e coesione sociale. Serve una strategia integrata che tenga conto della complessità territoriale e sociale dell’Appennino centrale.
Uno dei punti centrali emersi è la necessità di trattenere e riportare i giovani nelle aree colpite. L’idea è chiara: senza capitale umano non può esserci futuro. Tuttavia, l’efficacia delle misure per colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro appare limitata.
Formazione, orientamento, incentivi alle assunzioni e collaborazione tra scuola, università e imprese sono strumenti noti, ma finora scarsamente incisivi. L’intenzione di creare un tavolo sulle competenze digitali e green va nella direzione giusta, ma richiederà investimenti consistenti e continuità progettuale.
Il turismo viene spesso indicato come leva economica per l’Umbria post-sisma. In particolare, si guarda al turismo lento e culturale. Ma la valorizzazione di un territorio non è automatica: richiede infrastrutture, promozione, accessibilità e servizi integrati. L’aggiornamento del protocollo triennale sul turismo e il rafforzamento dell’OGD rappresentano segnali positivi.
Resta però la questione di come coniugare le esigenze della promozione con quelle della tutela dei territori e del coinvolgimento delle comunità locali. Il rischio è quello di creare enclavi turistiche slegate dal contesto o dipendenti da stagionalità e flussi discontinui.
Uno degli obiettivi condivisi è attrarre capitali e imprese attraverso sportelli unici, voucher digitali e promozione sotto il marchio “Invest in Umbria”. In parallelo, si discute della possibile istituzione di una Zona Logistica Semplificata Umbria–Marche. Si tratta di ipotesi ambiziose che richiedono una forte regia politica e una semplificazione reale.
Il potenziamento dell’aeroporto San Francesco, la rete ferroviaria e le opere del Quadrilatero sono anch’essi tasselli di una strategia infrastrutturale che va monitorata nei tempi e nella concreta attuazione. Non bastano gli annunci: servono piani dettagliati e trasparenza sull’utilizzo delle risorse.
L’incontro tra Regione e Camera di Commercio ha offerto uno spaccato utile sul futuro dell’Umbria interna. Il dialogo è aperto, la visione condivisa, ma il successo dipenderà dalla capacità di passare dalla progettualità alla concretezza. Le aree del cratere sismico non possono permettersi ulteriori attese.
Come ha ricordato il commissario Castelli, non si tratta solo di “ricostruire muri”, ma “legami, occasioni, economia”. Questo richiede un impegno costante e partecipativo, capace di trasformare un’emergenza passata in un’occasione di rigenerazione duratura.