La battaglia legale tra Regione Umbria e Comune di Terni sul progetto integrato Stadio-Clinica si sta rivelando più di una controversia amministrativa: potrebbe incidere in modo diretto sul futuro del Libero Liberati, sull’iscrizione della Ternana al prossimo campionato e sulla gestione dell’impianto nel 2026, quando scadrà la certificazione di idoneità statica.
L’attuale certificato di idoneità statica dello stadio Liberati scadrà il 24 settembre 2026, ma per essere rinnovato richiede una nuova perizia tecnica e la conferma dell’agibilità complessiva dell’impianto. In assenza di interventi o di una nuova convenzione, l’impianto corre il rischio di perdere i requisiti per ospitare le gare ufficiali già dalla stagione 2026-2027.
A Palazzo Spada è uno scenario sul quale si sta cominciando a ragionare, anche se c'è una strategia legale e giuridica per difendere il progetto Stadio-Clinica, la determina del RUP Giorgini e la convenzione definitiva.  
“Quella di non poter far giocare la Ternana al Liberati è una situazione che come amministrazione comunale non vogliamo neppure prendere in considerazione - dice una fonte interna al Comune - tanto che ci eravamo mossi preventivamente nel caso in cui non si fosse firmata la convenzione definitiva per Stadio-Clinica. Il ricorso della Regione apre però uno scenario nuovo, allo stato attuale tutto da verificare e approfondire: qual è l'impatto giuridico della richiesta di sospensiva e del ricorso sull'agibilità dell'impianto nel caso in cui non fossero possibili i lavori da parte dei privati?”.
Una domanda più che legittima, perché il ricorso regionale - con richiesta di sospensiva cautelativa e potenziale appello al Consiglio di Stato - rischia di rallentare le procedure tecniche di rinnovo dell’agibilità. L’attuale determina comunale, che ha dato il via libera alla convenzione definitiva per la costruzione del nuovo Liberati, collega infatti parte delle verifiche strutturali alla proposta di ricostruzione del nuovo impianto.
Se il TAR sospendesse tali atti, il Comune dovrebbe procedere separatamente alla certificazione statica del vecchio Liberati, garantendo requisiti minimi di sicurezza fino a eventuale sostituzione con il nuovo stadio.
Insomma, se si potesse andare coi lavori, il problema non si porrebbe. Ma se il TAR concedesse la sospensiva e si dovesse ricorrere al Consiglio di Stato e addirittura arrivare alla sentenza definitiva e all'ulteriore appello di fronte al supremo organo di giudizio amministrativo, il Comune di Terni sarebbe costretto a fare da solo. Spendendo soldi dei cittadini, attraverso il proprio bilancio. In alternativa, potrebbe vedere compromessa la validità funzionale dell’attuale certificato già entro il 2026, con conseguenze dirette sul possibile utilizzo.
Dal punto di vista tecnico-amministrativo, la scadenza della certificazione di idoneità statica dello stadio Liberati, fissata a settembre 2026, obbligherebbe il Comune di Terni a presentare entro tale data una nuova perizia strutturale redatta da un tecnico abilitato. La perizia deve attestare la piena sicurezza statica dell’impianto in base alla normativa nazionale e alle linee guida del Certificato di Idoneità Statica (CIS). La documentazione richiesta include: resistenza dei materiali, caratteristiche delle strutture portanti, condizioni di fondazione e eventuali difformità rispetto al collaudo originario. In mancanza di attestazione, il rischio è la decadenza dell’agibilità sportiva e la chiusura al pubblico. Il Comune ha già incaricato Sirio Engineering Group Italia e l’ingegnere Di Mattia per completare la perizia entro il 2025, in modo da garantire il rinnovo entro la scadenza del 2026.
Dopo le prime valutazioni informali emerse dall'esame tecnico svolto a Palazzo Spada, sono state evidenziate alcune possibili conseguenze economiche e operative.
Nella migliore delle ipotesi, dopo la scadenza dell’agibilità statica, il Comune dovrà investire moltissimi soldi pubblici per garantire la permanenza delle attuali condizioni. Al di là della semplice certificazione da commissionare a un tecnico specializzato, dovrà garantire una serie di interventi sul versante della sicurezza pubblica. Si tratta di opere di adeguamento tecnologico che sono state richieste più volte dal Gruppo operativo di sicurezza e dalla Questura per garantire gli standard ottimali di security.
Finora si era riusciti a rinviare questa spesa proprio in ragione dell’avvio dei lavori del nuovo stadio. Ma se l'impianto non sarà oggetto dei lavori di demolizione e ricostruzione, dovrà farsene carico il Comune, nonostante la struttura sia destinata alla demolizione e alla riqualificazione. Inoltre è praticamente certo che l'ente sarà costretto a ridurre le capienze, il numero degli spettatori, a chiudere alcuni settori o interdire l’ingresso in alcune aree. La realtà è che si continuerebbero a buttare montagne di soldi pubblici per mettere le toppe a un impianto fatiscente.