Una comunità scossa che sceglie il silenzio come risposta civile all'omicidio del ragazzo del Bangladesh fatto a pezzi a Spoleto. Giovedì 2 ottobre alle 18.30 piazza Pietro Fontana diventerà il punto di ritrovo per ricordare Bala Sagor – conosciuto da tutti come Obi – il giovane di 21 anni ucciso nei giorni scorsi a Spoleto. Davanti al ristorante Il Tempio del Gusto, dove aveva lavorato negli ultimi mesi, si terrà un momento di raccoglimento con una raccolta fondi destinata ai familiari in Bangladesh.
L’iniziativa è stata promossa dal Comune di Spoleto e seguita dall’assessora Luigina Renzi, con l’invito a partecipare rivolto a cittadine e cittadini, associazioni e mondo del lavoro. Il sindaco Andrea Sisti, nel suo messaggio di cordoglio, usa parole nette riguardo quanto accaduto: "La sua morte, tragica e brutale, ha scosso l’intera comunità. Non resteremo indifferenti di fronte al dolore e alla violenza".
Dalla Giunta arriva anche un ringraziamento formale a forze dell’ordine e magistratura per l’azione investigativa condotta con celerità. L’obiettivo dichiarato è trasformare il lutto in un momento di coesione, ribadendo che la violenza non può trovare spazio nella vita pubblica.
Sul piano giudiziario è in carcere Dmytro Shuryn, 33 anni, cuoco di origine ucraina, che davanti al giudice ha ammesso le proprie responsabilità. Secondo quanto ricostruito, il presunto movente sarebbe legato a un debito da meno di duecento euro. Le contestazioni della Procura di Spoleto riguardano l’omicidio volontario, la distruzione e l’occultamento di cadavere.
Venerdì gli investigatori hanno completato il recupero dei resti del giovane nelle aree tra la comunale di Monteluco e il Giro dei Condotti. La salma è a disposizione dell’autorità giudiziaria: l’autopsia, attesa a breve, dovrà chiarire tempi, modalità e dinamica dei fatti, così da consolidare il quadro probatorio in vista dei successivi passaggi.
Bala Sagor era arrivato a Spoleto il 12 giugno 2023. Aveva trovato un’occupazione stabile in cucina: prima lavapiatti, poi aiuto cuoco, con turni a pranzo e a cena. Parte dello stipendio veniva inviato ai familiari in Bangladesh. La sua storia, fatta di piccoli traguardi e relazioni quotidiane, racconta un percorso di integrazione concreto, interrotto da un atto di violenza che ha ferito la città.
"Questo orrendo episodio richiama però tutti noi a riflettere sul valore della vita, della dignità e del rispetto reciproco", ha sottolineato il sindaco in una nota ufficiale, assicurando che l’amministrazione "continuerà a promuovere un tessuto sociale attento, capace di inclusione, prevenzione e solidarietà".
Il ritrovo è fissato per giovedì 2 ottobre, alle 18.30, in piazza Pietro Fontana. Chi partecipa è invitato a portare una candela o una luce e a mantenere un comportamento improntato al raccoglimento. Durante l’evento sarà attivata una raccolta fondi a favore dei parenti di Obi, per offrire un supporto immediato e per eventuali incombenze future, compresi i costi legati al rimpatrio della salma qualora la famiglia lo richiedesse. Tutte le informazioni logistiche saranno fornite in loco; l’organizzazione è curata dagli uffici comunali.
Ritrovarsi nel luogo del suo lavoro quotidiano non è solo un gesto simbolico: è la scelta di presidiare lo spazio pubblico con il linguaggio della responsabilità. Una piazza piena significa riconoscere una ferita e rifiutare l’abitudine alla cronaca nera. È un impegno collettivo che guarda oltre l’emergenza, per pretendere verità, giustizia e politiche di prevenzione più efficaci.
Come ha ribadito il primo cittadino: "Non resteremo indifferenti di fronte al dolore e alla violenza". In questa frase c’è il senso del raduno di giovedì: opporre alla barbarie la dignità di una comunità che non dimentica.