Una storia controversa è finita con il patteggiamento di un anno e mezzo di reclusione con pena sospesa: insegnava matematica la mattina e la sera era un dj spacciatore.
Il giudice dell'udienza preliminare ha, di fatto, ratificato l'accordo che il suo avvocato difensore aveva trovato con la procura di Perugia: 18 mesi con pena sospesa. Il patteggiamento è stato concordato fra il legale Eugenio Zaganelli e la Procura.
Il professore 52enne di San Giustino era stato arrestato lo scorso febbraio: l’accusa era di spaccio di stupefacenti. L'uomo era stato fermato mentre stava cedendo cocaina davanti casa ad un 40enne del posto.
Arriva, quindi, la parola fine a una storia di spaccio lunga 4 anni: sarebbero state un centinaio le cessioni di cocaina effettuate dal 52enne di San Giustino tra il 2021 e il 2025.
Gli episodi di spaccio - secondo il legale - non sarebbero mai avvenuti a scuola, dove l'uomo lavorava la mattina (insegnando matematica in una scuola media della Valtiberina toscana) ma durante il lavoro "notturno". L'uomo, infatti, era anche un noto dj.
Dopo l'arresto il 52enne era finito ai domiciliari, revocati a marzo, mentre la scuola (dove aveva sempre lavorato con contratti a termine) lo ha immediatamente sopeso dall'incarico.
I militari della Guardia di Finanza di Città di Castello, lo scorso febbraio, avevano effettuato una vera e propra operazione antidroga tra San Giustino, Citerna e Sansepolcro. A finire in manette era stato il professore 52enne mentre cedeva cocaina ad un cliente. L'uomo è stato sorpreso nelle immediate vicinanze della propria abitazione a San Giustino.
Le fiamme gialle, nel corso della perquisizione domiciliare, avevano rinvenuto nel garage dell'insegnante un bilancino di precisione e materiale utilizzato per il confezionamento della polvere bianca e denaro contante, proveniente dall’attività illecita. Accertati 80 di 200 episodi ricostruiti di cessione di droga, equivalenti ad un etto di cocaina ceduta, con un incasso di oltre 10.000 euro di provento illecito.
La Guardia di Finanza aveva individuato anche 12 persone tra i 34 e 53 anni, segnalate poi come assuntori di cocaina alle competenti Prefetture di Perugia e Arezzo, che si rivolgevano al professore-spacciatore attraverso il sistema di messagistica di Whatsapp attraverso un linguaggio in codice.
In generale nel nostro ordinamento, il reato di spaccio di sostanze stupefacenti è regolato dall’articolo 73 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, noto come Testo Unico sugli stupefacenti. Il comma 1 stabilisce che chiunque, senza autorizzazione, produce, traffica, detiene o cede sostanze stupefacenti o psicotrope è punito con la reclusione da sei a venti anni e con una multa da 26.000 a 260.000 euro. La normativa non fa distinzioni tra droghe leggere e pesanti nel caso dell’attività di spaccio o cessione: entrambe rientrano nella stessa cornice sanzionatoria.
Il giudice, nel valutare la gravità del reato, tiene conto di diversi fattori, tra cui la quantità di sostanza, la modalità di detenzione, il contesto in cui avviene la cessione e la reiterazione del comportamento. L’aggravante dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, prevista dall’art. 74 dello stesso Testo Unico, può far aumentare ulteriormente la pena, con un minimo di dieci anni fino a trent’anni di reclusione.
Esiste poi un’attenuante importante prevista dal comma 5 dell’art. 73, che prevede pene ridotte (da uno a sei anni) nel caso in cui i fatti siano di “lieve entità”. Si tratta di episodi occasionali o marginali, con modeste quantità di droga, spesso senza prove di cessione a terzi. Nel caso del professore-spacciatore c'è stato un patteggiamento che ha portato a un anno e mezzo di reclusione.