Un’aggressione brutale, pianificata e messa in atto con spietata determinazione. Un gesto che ha scosso ancora una volta la tranquillità di San Sisto, quartiere residenziale del capoluogo umbro, trasformato nella notte tra il 12 e il 13 maggio in un teatro di violenza estrema. Dopo dieci giorni di indagini serrate, i Carabinieri della Compagnia di Perugia sono riusciti a identificare i presunti responsabili: quattro cittadini tunisini, accusati di aver tentato di uccidere un loro connazionale con una katana, dopo averlo prima colpito con calci e pugni e tentato di investirlo con un’auto.
La Procura della Repubblica di Perugia, considerata la gravità dei fatti e il concreto pericolo di fuga, ha emesso un provvedimento di fermo per tentato omicidio in concorso e porto abusivo di arma da taglio. Al momento, due dei quattro indagati sono stati rintracciati e si trovano in stato di fermo. Gli altri due sono tuttora irreperibili: le ricerche proseguono su scala nazionale e internazionale, con il coordinamento delle autorità competenti.
Era notte fonda quando le urla hanno spezzato il silenzio di San Sisto. Alcuni residenti, svegliati dai rumori, si sono affacciati alle finestre assistendo a una scena raccapricciante: un’auto che punta dritta verso un giovane in fuga, poi l’impatto mancato, gli aggressori che scendono dalla vettura e iniziano a colpirlo selvaggiamente. La violenza culmina con l’uso di una katana, arma illegale e potenzialmente letale, che ha provocato alla vittima - un ventisettenne tunisino - gravi lesioni, tra cui l’amputazione di un dito, profonde ferite alla mano e al volto, e una prognosi medica di 40 giorni.
Il giovane è stato soccorso e trasportato d’urgenza all’ospedale Santa Maria della Misericordia. Solo il tempestivo intervento dei sanitari ha evitato conseguenze ancora più drammatiche. Resta alta la riservatezza degli inquirenti sulla possibile matrice dell’aggressione: si ipotizza un regolamento di conti maturato all’interno di ambienti legati alla microcriminalità.
Determinanti per l’identificazione dei responsabili sono stati i filmati delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona, analizzati incrociando le immagini con testimonianze raccolte nelle ore successive. Un lavoro meticoloso, condotto con riservatezza dagli investigatori, che ha permesso alla Procura di ricostruire l’accaduto e di firmare i provvedimenti di fermo.
Tutti e quattro gli indagati risultano senza fissa dimora e con precedenti penali, elementi che hanno rafforzato il timore di fuga e giustificato il ricorso al fermo d’iniziativa da parte della magistratura. Entro le prossime 48 ore, come previsto dall’articolo 390 del codice di procedura penale, il fascicolo sarà trasmesso al Giudice per le Indagini Preliminari per la convalida del provvedimento.
Se le accuse saranno confermate, i fermati rischiano pene molto pesanti: fino a 20 anni di reclusione per il reato di tentato omicidio aggravato in concorso, cui si aggiungono le aggravanti relative al porto ingiustificato di arma bianca e alla premeditazione.
L’episodio di San Sisto non è isolato. A distanza di pochi giorni, Perugia si ritrova nuovamente al centro della cronaca nera. Solo la scorsa settimana, in piazza Grimana, un altro fatto di sangue aveva richiamato l’attenzione delle forze dell’ordine: un uomo albanese di 34 anni, in evidente stato di alterazione da alcol, aveva aggredito due baristi con una sedia. L’intervento dei Carabinieri della stazione Fortebraccio ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale.
Casi come questi alimentano la percezione di insicurezza tra i cittadini e accendono il dibattito sulla tenuta sociale di una città che, nonostante la sua dimensione medio-piccola, sta affrontando un incremento costante di episodi violenti, spesso legati al degrado urbano e alla presenza di soggetti fuori controllo.