11 Nov, 2025 - 14:45

Necropoli del Vallone di Montecchio. Dagli scavi emergono nuove testimonianze e prospettive sui popoli antichi dell'Umbria

Necropoli del Vallone di Montecchio. Dagli scavi emergono nuove testimonianze e prospettive sui popoli antichi dell'Umbria

L'Umbria intera è disseminata di numerosi siti archeologici che, anno dopo anno, restituiscono nuove testimonianze sugli antichi abitanti che popolavano la regione. Tra le aree di grande interesse vi è certamente la Necropoli del Vallone di San Lorenzo a Montecchio, in provincia di Terni. Come avviene in altri siti archeologici umbri, anche qui procedono le campagne di scavo in collaborazione con università e istituti stranieri.

Prossimamente, per condividere i risultati e le nuove scoperte del progetto di ricerca di Montecchio, si terrà un evento internazionale dal titolo 'Relazioni complicate. Reciprocità e dipendenze culturali fra i popoli antichi dell'Italia centrale'. L'appuntamento è per i prossimi venerdì 21 e sabato 22 novembre presso la biblioteca comunale 'Community Hub' di Montecchio.

Quelle "relazioni complicate" fra gli antichi popoli umbri

Ad illustrare nei dettagli la due giorni sono stati l’assessore Monica Bracciantini e gli archeologi Stefano Spiganti e Francesco Pacelli. Il progetto di Montecchio, giunto alla quinta campagna di scavo, è nato grazie ad un accordo tra la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Umbria, l’amministrazione comunale di Montecchio, l’Università degli Studi di Perugia, la Kent State University dell’Ohio e l’associazione Acqua.

"Le campagne - hanno spiegato gli organizzatori durante la presentazione - hanno periodicamente restituito alla comunità scientifica e alla popolazione locale puntuali resoconti e interpretazioni. Le informazioni sinora raccolte sull’area sepolcrale delineano un quadro complesso e intricato di rapporti commerciali e culturali in questa parte di territorio compreso fra l’area etrusca e quella umbra, non lontana dai ben noti centri di Orvieto, Todi e Amelia".

L'Umbria, cuore anche geografico dell'Italia, nel corso dei secoli è sempre stata un crocevia di culture e persone dando luogo a una società molto stratificata e altrettanto fluida dove rintracciare confini netti è arduo. In epoca preromana proprio l'Umbria, che storicamente viene indicata come la culla del più antico popolo italico, è stata la terra in cui si sono "mescolati" gli etruschi e i romani. Dinamiche che ancora oggi non smettono di affascinare e porre nuovi interrogativi.

"Una zona interna complessa e strutturata, contraddistinta da elementi distintivi peculiari ma aperta ai contatti col mondo costiero e con le altre popolazioni, pone il pretesto per interrogarsi su quali relazioni reciproche possano aver instaurato le diverse società, in che modo potessero coesistere" hanno sottolineato gli archeologi.

Il programma della due giorni a Montecchio

Il convegno dei prossimi 21 e 22 novembre si propone di raccogliere e mettere a confronto alcune significative esperienze di ricerche sul’Italia preromana, arrichendosi dell'apporto di studi interdisciplinari. Si alterneranno studiosi dall'Italia e dall'estero, tra i massimi esperti di etruscologia e antichità italiche, che metteranno in luce le relazioni intercorse tra le popolazioni dell’Italia centrale preromana.

Ad aprire i lavori, venerdì 21 alle 15, i saluti istituzionali dall'assessore regionale alla Cultura, Tommaso Bori; di Francesca Valentini, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Umbria; Massimiliano Marianelli, Rettore dell’Università degli Studi di Perugia; Gian Luca Grassigli, Direttore del Dipartimento Lettere, Lingue, Letterature e Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Perugia e del sindaco di Montecchio, Federico Gori.

A Montecchio l'archeologia guarda al futuro

Custodire un sito archeologico come quello di Montecchio presenta notevoli sfide nell'ottica della sua valorizzazione. L'amministrazione comunale, ormai dal 2017, ha scelto di puntare sull'archeologia come motore di sviluppo locale. La necropoli di San Lorenzo, al cui interno si trovano una cinquatina di camere sepolcrali, rappresenta un presidio dell'identità locale che, grazie a una fitta rete di relazioni accademiche e istituzionali, ha assunto un respiro internazionale. Una buona pratica che mette in luce non solo la ricchezza archeologica dell'Umbria, ma costituisce anche un esempio di come grazie allo studio dei reperti milleniri, si possa riscrive il futuro di una comunità.

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Sara Costanzi
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