28 Aug, 2025 - 11:34

Tesori etruschi dell'Umbria: reperti eccezionali, statue votive e manufatti rari tra musei, scavi e collezioni che custodiscono la memoria di una civiltà millenaria

Tesori etruschi dell'Umbria: reperti eccezionali, statue votive e manufatti rari tra musei, scavi e collezioni che custodiscono la memoria di una civiltà millenaria

Avete mai sognato di passeggiare tra le tracce di una civiltà antica, di percepirne la spiritualità e di svelare i segreti di chi, migliaia di anni fa, plasmava la vita sulle colline umbre con arte, rituali e ingegno? I tesori etruschi dell’Umbria vi offrono proprio questa opportunità: tra statue votive, bronzetti, urne e manufatti rari, ogni reperto si apre come una finestra sul mondo di un popolo capace di fondere vita quotidiana, devozione e potere, lasciando emergere un equilibrio sorprendente e profondamente umano.

Nei musei, negli scavi archeologici e nelle collezioni della regione, ogni oggetto racconta una storia: la precisione di un bucchero inciso, la solennità di un bronzetto votivo, la forza evocativa di una statua funeraria. Non sono semplici testimonianze del passato, ma ponti che ci conducono nella vita, nelle credenze e nella creatività degli Etruschi, lasciando intravedere la profondità della loro cultura e la ricchezza della loro spiritualità. 

Visitare questi luoghi significa intraprendere un viaggio nel tempo, percorrendo corridoi di memoria che collegano presente e passato. Ogni sala, ogni reperto e ogni iscrizione diventa un invito a lasciarsi avvolgere dalla storia, a percepirne il respiro e a sentire pulsare sotto le mani del tempo la vita di un popolo che ha plasmato il cuore dell’Umbria.

Vasi del Gruppo di Vanth - Orvieto

Nel cuore del Museo Etrusco “Claudio Faina” di Orvieto, i vasi a figure rosse e nere del IV secolo a.C. del Gruppo di Vanth si presentano come autentici testimoni del passato, capaci di raccontare storie di un mondo oltre la vita terrena. Questi capolavori della ceramica figurata etrusca rappresentano gli ultimi esempi di una tradizione artistica raffinata e offrono uno sguardo unico sulla spiritualità, sull’arte funeraria e sulla concezione dell’aldilà di un popolo antico, intriso di simboli, miti e riti che ancora oggi affascinano chi osserva con attenzione ogni dettaglio.

Provenienti in larga parte dagli scavi condotti da Riccardo Mancini nella necropoli di Crocifisso del Tufo, questi vasi raccontano di tombe a dado disposte con una precisione quasi urbanistica ai piedi dell’imponente rupe di Orvieto. Passeggiando tra questi sepolcri, emerge il senso di ordine, rigore e attenzione con cui gli Etruschi progettavano il loro viaggio nell’aldilà, trasformando la morte in un vero e proprio percorso rituale.

Le scene raffigurate sui vasi trasportano il visitatore in un viaggio simbolico: la defunta affronta il cammino verso l’aldilà scortata dalla quadriga di Ade e dalla figura alata di Vanth, mentre Carun, il demone con il martello, e Cerbero, il cane a tre teste, vigilano sul suo ingresso negli Inferi. Ogni dettaglio, ogni gesto dipinto, fonde paura e speranza, sacro e quotidiano, in una narrazione potente e coinvolgente.

Visitare il Museo Faina significa immergersi in un racconto millenario, dove arte, mito e spiritualità si intrecciano per offrire una comprensione profonda della vita, della morte e della visione del mondo degli Etruschi. Questi vasi non sono semplici reperti: sono finestre su un tempo remoto, capaci ancora oggi di emozionare e sorprendere chi li osserva.

Tomba dei Cacni - Perugia

Nel cuore del Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria (MANU), tra le sale che raccontano la storia millenaria della regione, si trova la Tomba dei Cacni, uno dei più affascinanti e significativi reperti del territorio perugino. Questa tomba principesca, datata al IV secolo a.C., offre uno spunto prezioso per comprendere la spiritualità, l'arte funeraria e la concezione dell'aldilà degli Etruschi, in un periodo di transizione tra l'ellenismo e la romanizzazione. Situata lungo l’antica direttrice che collegava Perugia a Chiusi e Cortona, la Tomba dei Cacni testimonia l’importanza della famiglia Cacni nella città etrusca. Rimasta inviolata fino alla sua scoperta, la tomba ha restituito un corredo funerario di eccezionale valore, capace di raccontare non solo la vita dei defunti, ma anche i codici simbolici e religiosi di un’epoca lontana.

Il corredo comprende urne cinerarie, ceramiche figurate e oggetti in bronzo, tutti riccamente decorati. Le urne in travertino, alcune ancora con tracce di policromia e foglia d’oro, mostrano raffigurazioni ispirate al mito e alla leggenda: sacrifici eroici, lotte tra centauri, scaramucce mitologiche, figure di Medusa e Scilla. Questi simboli, più che decorativi, narrano storie di coraggio e transizione, guidando il defunto nel passaggio verso l’aldilà. Tra i reperti più affascinanti, spicca l'armatura in bronzo, comprensiva di un elmo, uno schiniere, uno strigile e un disco di kottabos. Questi oggetti, simboli di status e potere, erano destinati a accompagnare il defunto nell'aldilà, garantendo onore e protezione anche dopo la morte. La presenza di questi elementi riflette la concezione etrusca della morte come un passaggio verso una nuova esistenza.

La Venere di Cannicella - Orvieto

Nel Museo Faina di Orvieto, tra le sale che custodiscono i segreti di una civiltà millenaria, si erge la Venere di Cannicella. Realizzata probabilmente sull’isola greca di Paro tra il 530 e il 520 a.C., la statua rappresenta una figura femminile nuda, con i lunghi capelli che ricadono sulle spalle e il braccio destro sollevato verso il ventre, mentre il sinistro si appoggiava elegantemente al fianco. I piccoli fori sulla fronte e sul collo suggeriscono che la figura fosse adornata con gioielli. Ogni dettaglio, dalla posa delicata alla resa anatomica, trasmette un senso di armonia e sacralità che va oltre il tempo.

La Venere di Cannicella è profondamente legata alla spiritualità etrusca. Rinvenuta nel santuario della necropoli di Cannicella, dedicato probabilmente alla dea Vei (equivalente etrusco di Demetra), la statua sottolinea l’importanza del culto femminile e della fertilità nella vita degli Etruschi. Osservandola, si percepisce il dialogo tra divino e umano, tra devozione e arte, che rendeva ogni gesto, ogni simbolo, carico di significato.

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Francesco Mastrodicasa
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