Non è la prima volta che il cinema racconta un fiume, ma Le voci del Tevere sceglie una via originale: trasformare in immagini e suoni la memoria collettiva di un intero territorio. Il trailer del mediometraggio diretto da Antonello Lamanna e Federico Menichelli debutterà alla Mostra del Cinema di Venezia il 3 settembre e per poi essere presentato anche alla Festa del Cinema di Roma. Si tratta del risultato di anni di ricerca etnolinguistica e antropologica condotti dall’Università per Stranieri di Perugia, che oggi sono restituiti al pubblico con un linguaggio poetico e universale.
Le origini del progetto risalgono al laboratorio Voxteca, che aveva raccolto testimonianze, canti e storie popolari lungo le sponde umbre del Tevere. Da quell’archivio di memorie è nato il film, capace di unire realismo e suggestione. La voce di una giovane protagonista guida lo spettatore tra storie di pescatori, lavandaie e contadini, intrecciandosi con figure mitiche e archetipiche.
Il risultato non è un semplice documentario descrittivo, ma un racconto identitario che esplora il fiume come custode di tradizioni e simboli collettivi. In questo intreccio tra ricerca e poesia, il film riesce a restituire anche le sfumature più intime di un paesaggio che vive nei gesti e nelle parole delle comunità locali, trasformando il fiume in un vero e proprio personaggio narrante.
Il film non si limita a raccontare l’Umbria, ma ne incarna lo spirito anche nella sua realizzazione. Prodotto dalla società perugina Studio Lumière, è stato girato interamente con una troupe locale e un cast di interpreti umbri. Un dato che va oltre la logistica: rappresenta la volontà di valorizzare professionalità regionali e di costruire un laboratorio creativo capace di sostenersi anche in assenza di una Film Commission attiva.
Come sottolineano i promotori, il progetto è la prova che il cinema può nascere dal basso se supportato da reti di istituzioni, enti e associazioni. L’adesione corale delle comunità locali mostra anche una nuova consapevolezza: investire nella cultura non è un lusso, ma un modo per rafforzare l’identità e stimolare nuove opportunità di sviluppo.
La vetrina della 82a Mostra del Cinema di Venezia è il trampolino di lancio per un percorso più ampio. Dopo Roma, l’obiettivo è portare Le voci del Tevere anche a festival internazionali, dando così respiro a una produzione locale che aspira a diventare modello di cinema identitario e sostenibile. Gli autori e i produttori hanno chiarito che il prossimo passo sarà quello della distribuzione: senza mercato e circolazione, anche le opere d’autore rischiano di rimanere invisibili.
Per questo la partecipazione a festival esteri è ritenuta strategica. Non si tratta solo di promozione culturale, ma di un test importante per capire se un cinema fortemente radicato nelle tradizioni locali possa farsi apprezzare e comprendere anche da un pubblico globale.
Il film affronta temi centrali del nostro tempo: la sostenibilità ambientale, sociale e culturale. Il Tevere diventa metafora di resilienza e di continuità, luogo in cui convivono sacro e profano, tradizione e futuro. La pellicola restituisce un fiume che non è solo paesaggio naturale, ma spazio vivo in cui risuonano le memorie comunitarie. La scelta di un approccio lirico consente di parlare al pubblico internazionale mantenendo saldo il legame con le radici locali. In questo senso, l’opera non si limita a celebrare il passato, ma lancia un messaggio di attualità: preservare l’acqua e i suoi paesaggi significa difendere la memoria e costruire un futuro più sostenibile.
Il cast interamente umbro, la troupe locale e il sostegno delle istituzioni universitarie e associative sono la prova di un sistema creativo diffuso. Venezia diventa così non solo vetrina prestigiosa, ma occasione per rivendicare il diritto di un territorio di avere voce nel panorama culturale nazionale e internazionale. La speranza è che il successo del docufilm possa aprire la strada ad altri progetti simili, dando continuità a una filiera audiovisiva umbra capace di unire radici e innovazione.