21 May, 2025 - 13:24

Knox calunniatrice, non vittima: la posizione di Patrick Lumumba e del suo legale

Knox calunniatrice, non vittima: la posizione di Patrick Lumumba e del suo legale

Amanda Knox non è una vittima di errori giudiziari, ma una calunniatrice riconosciuta dalla giustizia italiana. A ribadirlo, con forza, sono Patrick Lumumba e il suo avvocato Carlo Pacelli dopo il deposito delle motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna per calunnia nei confronti della cittadina americana. Tre anni di reclusione, già scontati, ma che pesano come un macigno su una vicenda giudiziaria tra le più complesse e dibattute degli ultimi decenni.

 

Legale di Patrick Lumumba: "Amanda Knox non è vittima di alcun errore giudiziario"

Knox è stata riconosciuta colpevole non per errore, ma sulla base di fatti concreti, afferma l’avvocato Pacelli. La sentenza definitiva è "in linea con quelle che l'hanno preceduta e sono giunte tutte a deliberazioni convergenti per quanto concerne la sussistenza, al di là di ogni ragionevole dubbio, della penale responsabilità di Knox per il reato di calunnia commesso ai danni di Patrick Diya Lumumba", prosegue il legale. 

E nelle motivazioni della Cassazione emergono elementi chiave: tra tutti, l'intercettazione di un colloquio in carcere tra Amanda e la madre, in cui la giovane mostrava rammarico per aver coinvolto Lumumba, riconoscendo di avergli "rovinato la vita" e ammettendo di dovergli delle scuse. Una frase che, secondo la Suprema Corte, è la prova della piena consapevolezza dell’innocenza di Lumumba. Quindi Knox "non è vittima di alcun errore giudiziario ma è stata riconosciuta come una calunniatrice".

Un errore consapevole: la Cassazione conferma la volontarietà dell'accusa falsa

La calunnia non fu un errore ingenuo o una svista dovuta alla pressione, come affermano i legali di Amanda Knox. Secondo la sentenza, Knox accusò Patrick Lumumba con piena lucidità, nonostante sapesse che era innocente. Un'accusa che risale al 6 novembre 2007, durante gli interrogatori sulla morte di Meredith Kercher, quando Knox fornì una dichiarazione scritta in cui coinvolgeva il suo datore di lavoro, indicando lui come l'autore materiale del delitto. Lumumba fu arrestato e rimase in carcere per quattordici giorni, prima di essere completamente scagionato.

Per Pacelli è importante sottolineare che la Cassazione non si è limitata a confermare una decisione, ma ha anche chiarito il quadro morale della vicenda.

Un danno incancellabile e l’ipotesi di un risarcimento

Con la condanna definitiva, Lumumba valuta ora di intraprendere una causa civile per ottenere un risarcimento danni da Amanda Knox, che oggi risiede negli Stati Uniti. Per Lumumba, la decisione della Cassazione rappresenta un riscatto morale dopo anni difficili. "Giustizia è fatta", ha commentato l'uomo al momento della sentenza, esprimendo soddisfazione per l’esito giudiziario. "Amanda ha sbagliato e questa condanna la deve accompagnare per tutta la vita. Saluto con grande onore la giustizia italiana".

Il contesto di una vicenda giudiziaria senza precedenti

L'accusa di calunnia è solo una parte del lungo e tormentato caso giudiziario iniziato nel 2007, con l’omicidio della studentessa britannica Meredith Kercher a Perugia. Amanda Knox, allora coinquilina della vittima, fu inizialmente condannata per omicidio insieme a Raffaele Sollecito, per poi essere assolta in via definitiva nel 2015. La condanna per calunnia nei confronti di Lumumba, però, ha seguito un percorso parallelo,che non è stato annullato nemmeno dopo l'intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo, la quale aveva segnalato irregolarità procedurali negli interrogatori subiti da Knox.

In particolare, è stato analizzato un memoriale scritto dalla giovane americana, ritenuto dai giudici sufficientemente autonomo e libero da pressioni esterne, in cui accusava Lumumba per "uscire dalla scomoda situazione in cui si trovava". Un atto ritenuto cosciente e volontario, nonostante le condizioni difficili dell'interrogatorio.

Le reazioni e le dichiarazioni post sentenza

Amanda Knox ha seguito l'ultima fase del processo dagli Stati Uniti. Prima della sentenza aveva affidato ai social il suo pensiero, sostenendo di non essere una bugiarda né una calunniatrice. Dopo la condanna definitiva, ha parlato con i suoi legali esprimendo "delusione e amarezza". I suoi avvocati hanno definito il verdetto "una sentenza totalmente inaspettata e ingiusta".

Ma la giustizia italiana ha messo un punto fermo. Amanda Knox ha calunniato Patrick Lumumba. E ora, dopo anni di battaglie legali, questa verità è stata riconosciuta in via definitiva.

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Giorgia Sdei
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