12 Oct, 2025 - 16:19

Folla record alla Marcia per la pace Perugia–Assisi: da tutte le età un appello alla fraternità

Folla record alla Marcia per la pace Perugia–Assisi: da tutte le età un appello alla fraternità

Una scia di colori lunga chilometri ha collegato Perugia ad Assisi in una domenica d’autunno che ha riportato la parola “pace” al centro della scena pubblica. Migliaia di persone, bambini e nonni, studenti e lavoratori, sindaci con la fascia tricolore e delegazioni straniere hanno attraversato l’Umbria dietro a uno striscione che recitava “fraternità”. Alla Rocca di Assisi il momento conclusivo della Marcia per la pace, con gli interventi dal palco e l’idea, semplice e potente, che la partecipazione sia la risposta più convincente a chi vorrebbe delegittimare il movimento pacifista.

Marcia della pace Perugia–Assisi: dai nonni ai bambini, tutti insieme per la pace

Il colpo d’occhio è stato quello dei giorni storici: gonfaloni istituzionali in testa, associazioni e scuole a seguire, bandiere della pace e palestinesi intrecciate alle insegne dei sindacati e delle ONG. Dalle prime luci dell’alba sono arrivati in tanti, da tutta Italia, per dare forma a un fiume umano non contro qualcuno ma per affermare un principio: fermare la spirale di odio e violenza che attraversa il mondo.

Il serpentone ha fatto da cornice a una partecipazione istituzionale non di semplice rappresentanza: in corteo hanno sfilato la sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, e la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, mescolandosi ai cori e ai canti che risuonavano dalla testa del corteo. Accanto a loro, una presenza simbolica forte: il sindaco di Betlemme, che ha ribadito più volte la gratitudine per un appuntamento capace di tenere accesi i riflettori sui civili intrappolati nei conflitti.

Dal corteo al palco, i messaggi e le frasi che restano

L’arrivo alla Rocca di Assisi ha scandito il passaggio dal cammino all’ascolto. “Ci hanno boicottato ma vedete quanti siamo” ha detto dal palco il coordinatore Flavio Lotti, sintetizzando il senso di una giornata che ha smentito i tentativi di ridimensionare la mobilitazione. In platea e lungo il percorso, i cartelli hanno raccontato il vocabolario della marcia: “Siamo umanità”, “Fa silenzio quando i bambini dormono non quando muoiono”, “Una violenza subita non giustifica un’altra violenza”, fino allo striscione diventato mantra civico: “Se vuoi la pace prepara la pace”.

Messaggi semplici, diretti, che restituiscono un sentimento diffuso: la richiesta di un salto politico verso diplomazia, diritto internazionale, protezione dei civili. Non c’è stata ricerca dello scontro, né cori contro singoli esponenti: la grammatica scelta è stata quella dell’affermazione, non della contrapposizione.

Gaza, Ucraina, Sudan: Walter Verini sulle guerre invisibili

Dal palco sono arrivate voci che hanno allargato lo sguardo. Il senatore del Pd Walter Verini ha definito l’edizione 2025 “molto bella”, capace di portare in strada “tanti giovani, bambini, un mare di persone multicolore, pacifico, unito dal rifiuto di guerre, violenza, odio”.

Non ho sentito slogan diversi da questo clima”, ha sottolineato, riconoscendo “il dolore per le stragi a Gaza, per le vittime del terrorismo, ma anche, finalmente, la speranza che la tregua porti a due Stati, Israele e Palestina, in pace e nella sicurezza”. Verini ha richiamato inoltre “le parole dal palco della giovane donna ucraina che ha rappresentato la lotta del suo popolo contro l’invasione di Putin”, così come “quelle della ragazza del Sudan e del giovane profugo della Libia”, monito su “guerre che non si vedono in tv” ma che “non possono lasciare nessuno indifferente”. 

Marcia per la pace: una partecipazione record che interpella la politica

Se il dato politico della giornata è la partecipazione, il suo significato va oltre i numeri. Mobilitare famiglie, scuole, categorie del lavoro e amministratori locali in una congiuntura tesa è un segnale preciso: esiste un’Italia che chiede pragmatismo diplomatico, corridoi umanitari, liberazioni dei civili, diritto d’asilo e investimenti nella prevenzione dei conflitti.

È lo stesso Paese che respinge la logica delle tifoserie e rivendica un terreno comune, riconoscibile nelle parole che hanno attraversato il corteo. In questo quadro l’Umbria si conferma laboratorio di cittadinanza attiva: non solo perché ospita la marcia, ma perché intreccia impegno civico e responsabilità istituzionale.

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Giorgia Sdei
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