24 Sep, 2025 - 08:31

Fauna selvatica, l’Umbria cambia marcia: indennizzi diretti per gli incidenti e nuove regole sulla caccia al cinghiale

Fauna selvatica, l’Umbria cambia marcia: indennizzi diretti per gli incidenti e nuove regole sulla caccia al cinghiale

Una procedura amministrativa al posto del contenzioso, un fondo stabile da 800 mila euro l’anno e una cornice normativa che si aggiorna sulla gestione dei cinghiali. È la strategia messa sul tavolo dalla Regione Umbria per rispondere a un’emergenza che intreccia sicurezza stradale, tutela delle attività agricole e qualità della vita nei territori interni.

Con un disciplinare appena approvato, l’Ente promette risarcimenti più rapidi e regole chiare: “Una svolta amministrativa che semplifica la vita dei cittadini e tutela la sicurezza”, nelle parole della presidente Stefania Proietti e dell’assessora Simona Meloni.

Indennizzi senza tribunale: la svolta amministrativa spiegata

Il cuore della riforma è semplice: i cittadini che subiscono danni ai veicoli causati dalla fauna selvatica non dovranno più imboccare la via — lunga e incerta — dei tribunali. La Regione istituisce un canale diretto, finanziato con 800 mila euro annui, per ristorare in via amministrativa le spese sostenute.

Il disciplinare, proposto dall’assessora Meloni e presentato a Palazzo Donini, fissa criteri, soggetti ammissibili e massimali: rimborso pari al 60% delle spese documentate di riparazione; in caso di rottamazione, ristoro fino al 50% del valore stimato secondo listino Eurotax, con tetto massimo di 4.999,99 euro. Le domande andranno depositate entro 30 giorni dal sinistro, esclusivamente tramite PEC o raccomandata A/R, complete di modulistica e documentazione richiesta.

Un iter standardizzato che, nelle intenzioni della Giunta, disinnesca un contenzioso cronico e restituisce prevedibilità ai cittadini e alla pubblica amministrazione.

Tempi, percentuali, uffici: come funziona il nuovo disciplinare

Il fondo è collocato presso la direzione regionale che accorpa sviluppo economico, agricoltura, istruzione, formazione e lavoro, turismo e sport: una scelta che segnala il carattere trasversale del problema. La “griglia” di ammissibilità è definita con precisione, così come i canali di presentazione delle istanze e le tempistiche.

La presidente Stefania Proietti ha ricordato il punto di partenza: “Fino a oggi i cittadini che subivano danni a causa della fauna selvatica erano costretti a rivolgersi ai tribunali, affrontando trafile giudiziarie lunghe, costose e dall’esito incerto”. Ogni anno si contano circa 120 procedimenti che coinvolgono la Regione Umbria, oltre ai casi gestiti dalle assicurazioni e a quelli rinunciati per scoraggiamento. Con la nuova procedura, l’obiettivo dichiarato è duplice: alleggerire i tempi di ristoro e, al contempo, ridurre l’onere economico e organizzativo del contenzioso per l’Ente.

Sicurezza stradale e agricoltura: perché il tema non è più rinviabile

La pressione della fauna selvatica — con il cinghiale in prima linea — è cresciuta ben oltre le capacità di gestione tradizionali, fino a incidere sulla sicurezza della rete viaria e sulle economie agricole. “Non possiamo ignorare i numeri. Negli ultimi decenni la crescita non è stata più frutto di una gestione programmata”, ha scandito Proietti, legando il dossier fauna al rischio per le persone, al paesaggio e alla vitalità delle aree interne.

L’assessora Simona Meloni ha fissato la cornice economica: “Ogni anno la fauna selvatica provoca in Umbria danni stimati in oltre un milione di euro, tra incidenti stradali e perdite in agricoltura”. Il disciplinare, insiste Meloni, “introduce regole semplici e di facile accesso per i cittadini che subiscono danni, evitando il ricorso ai tribunali e garantendo un indennizzo diretto”, colmando “un vuoto normativo” con uno strumento “snello e concreto”.

Cinghiali e depopolamento: verso l’aggiornamento del regolamento venatorio

La pagina risarcitoria è solo un tassello. La Regione prepara ritocchi al regolamento n. 34 del 1999 sul prelievo venatorio del cinghiale, in forma singola e collettiva, con un confronto strutturato nella consulta regionale della caccia. Nel mirino c’è l’efficacia del depopolamento richiesto dal piano nazionale del commissario straordinario alla peste suina africana: tra le ipotesi allo studio, il ripensamento delle modalità di caccia attualmente previste, per bilanciare tutela della biodiversità e sicurezza pubblica. 

La lettura politica: certezza delle regole e responsabilità pubblica

Semplificare l’accesso agli indennizzi, stabilire percentuali e tetti chiari, dettare scadenze e canali univoci: sono scelte che spostano l’asse dalla giustizia contenziosa alla responsabilità amministrativa. È qui che la misura rivendica la sua natura politica: meno burocrazia e più certezza del diritto, con risorse dedicate e un perimetro di regole misurabile. 

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Giorgia Sdei
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