Sami Bettibi era un detenuto 56enne di origine straniera ristretto nel carcere perugino di Capanne. È morto, molto probabilmente per asfissia, dopo aver incendiato la propria cella. È l'ennesima tragedia che avviene dietro alle sbarre, un gesto estremo che pone molte e inevitabili domande e che riaccende la polemica mai placata sulle condizioni all'interno degli Istituti di pena.
Proprio all'inizio di questa settimana il senatore del PD Walter Verini, segretario della Commissione Giustizia e capogruppo PD in Antimafia, aveva lanciato l'allarme sovraffollamento al carcere di Terni dove a fronte di una capienza di 422 detenuti, ce ne sono oltre 600. Gli Istituti di pena umbri, come del resto quelli di tutta Italia, fanno spesso i conti con condizioni disumane.
I detenuti sono in crescita, così come crescono quelli che necessitano di adeguate cure psichiatrice, a fronte di una carenza ormai endemica di personale, denunciata in molte occasioni dalle organizzazioni di categoria della polizia penitenziaria. Verini insieme ad Anna Ascani, entrambi parlamentari umbri del medesimo partito, tornano nuovamente sulla questione.
"Quanti detenuti devono ancora perdere la vita all'interno delle carceri italiane prima di affrontare l'emergenza?" si chiedono.
"Il sistema penitenziario è al collasso - sottolineato Verini e Ascani una loro nota -, le strutture fatiscenti e le condizioni di vita insostenibili considerato il tasso di sovraffollamento. Il governo non può essere pronto solo a creare nuovi reati e inasprire le pene. Deve dare risposte concrete, agire con le assunzioni del personale che serve, intervenire con norme per la sanità penitenziaria, pensare a misure alternative alla detenzione. Per questo come opposizioni abbiamo chiesto una convocazione del Parlamento per richiamare l'esecutivo a un impegno urgente".
Verini, parlando delle condizioni in cui versa il carcere di Sabbione, aveva già criticato aspramente la politica carceraria del ministro Nordio definendola, senza mezzi termini, "disastrosa". "Le carceri umbre sono uno specchio del dramma quotidiano delle carceri italiane" aveva rimarcato.
Da quanto appreso Sami Bettibi era stato trasferito dal reparto penale a quello circondariale poco prima della tragedia. Sembra che poco prima di dare fuoco alla sua cella, dove era solo, si fosse recato in infermeria. A quel punto, in base alla ricostruzione al vaglio degli inquirenti, si è chiuso dentro e ha appiccato le fiamme. Gli agenti hanno tentato il tutto per tutto per salvarlo, ma il rogo si è rivelato più veloce dei soccorsi. Portato d'urgenza in ospedale, purtroppo non ce l'ha fatta.
La Procura del capoluogo umbro ha intanto aperto un fascicolo per eseguire gli accertamenti e per fare luce su quanto accaduto. Sarà l'autopsia a chiarire le cause del decesso del detenuto, anche se l'ipotesi ritenuta al momento più plausibile è che il decesso sia legato a un'asfissia.
Ieri, poco prima della tragedia, il Consiglio comunale di Perugia ha approvato una mozione a firma dei consiglieri Lorenzo Ermenegildi Zurlo (PD), Lorenzo Mazzanti (Pensa Perugia) e Leonardo Varasano (Progetto Perugia) per provvedere alla riattivazione del campo sportivo sito all'interno del carcere di Capanne. Un atto che rientra in un più ampio impegno dell'amministrazione comunale perugina relativamente alla Casa Circondariale. Una questione, quella del campo sportivo, che era in ballo già dal lontano 2006 e che quasi vent'anni dopo sembra finalmente indirizzarsi verso concretezza.
Per chi vive "fuori" quella di dotare il carcere di un campo sportivo potrebbe sembrare una proposta marginale ma non è così per la popolazione carceraria che nello sport e nelle attività all'aria aperta trae grandi benefici. Lo sport che è già di per sé uno splendido strumento educativo, all'interno di contesti emergenziali come appunto quello penitenziario, si rivela spesso fondamentale.