Nel giorno della ripartenza delle scuole, Città di Castello punta su una prevenzione riconoscibile: pattuglie dell’Arma e reparto cinofili in azione nei punti-chiave della mobilità studentesca, dallo snodo dei bus extraurbani a piazza Garibaldi, fino alle aree attorno ai locali del centro. Nessun sequestro, ma un segnale politico-amministrativo chiaro: la protezione dei minori passa anche da una presenza visibile e continuativa delle forze dell’ordine, dentro una cornice di interventi che proseguirà nei prossimi mesi.
L’azione è stata coordinata dalla Compagnia Carabinieri di Città di Castello con il supporto del reparto cinofili di Firenze. Il dispositivo ha interessato le aree a più alta concentrazione di studenti, a partire dal principale hub dei bus extraurbani, snodo che ogni mattina accoglie ragazzi dalle vallate e dai comuni limitrofi.
La scelta dei luoghi non è casuale: intervenire dove si formano i flussi consente di svolgere un’attività di deterrenza senza comprimere la libertà di movimento, alzando però la soglia di attenzione su eventuali condotte illecite. L’assenza di rinvenimenti non riduce la portata del controllo: nella logica della prevenzione primaria, il dato va letto in termini di percezione di protezione e di rafforzamento del patto di fiducia tra istituzioni, scuole e famiglie.
Capolinea, piazza Garibaldi, vicinanze di alcuni esercizi pubblici del centro: la geografia dell’intervento racconta un’attenzione alle abitudini reali dei ragazzi, non a una mappa astratta. La presenza del cane antidroga – Tami, pastore tedesco di otto anni – ha consentito un monitoraggio capillare in tempi ridotti, mantenendo un approccio non invasivo.
Secondo l’impostazione operativa, controllare i luoghi “cerniera” della giornata scolastica è duplice messaggio: a potenziali spacciatori, che cresce il rischio di essere intercettati; a chi studia, che l’istituzione presidia gli spazi quotidiani. La collaborazione mostrata dagli studenti durante le ispezioni conferma che la prevenzione funziona quando è leggibile e rispettosa.
Il fronte sicurezza non si esaurisce nel perimetro penale. Le operazioni di contrasto al consumo tra i minori hanno senso se si intrecciano con la rete educativa locale: dirigenti scolastici, docenti, genitori, servizi sociali comunali e associazionismo. È in questa chiave che i Carabinieri richiamano l’obiettivo di rafforzare la “legalità quotidiana”: informazione sui rischi, incontri nelle classi, sportelli di ascolto e protocolli condivisi per intervenire precocemente su fragilità e dipendenze. La rassicurazione sociale, specie nei luoghi di transito, nasce dall’idea che la sicurezza sia un bene comune e non esclusivo compito delle forze dell’ordine.
L’Arma prevede di proseguire su questa linea con verifiche mirate e percorsi informativi. Per trasformare l’azione in politica pubblica efficace servono due fattori: continuità e trasparenza. Continuità, perché un presidio intermittente non cambia le aspettative di chi delinque; trasparenza, perché report periodici – numero di verifiche, esiti, aree coperte – aiutano cittadini e scuole a leggere i dati senza allarmismi, consolidando la fiducia.
In questo scenario, Città di Castello può farsi laboratorio di buone pratiche: mappare i punti sensibili, pianificare nel tempo, coordinare gli attori educativi. Lo “zero sequestri” non è una resa: indica che una prevenzione ben organizzata può produrre ambienti meno esposti. È una premessa utile per un anno scolastico più sicuro e consapevole.
La strategia di Città di Castello si inserisce in un quadro più ampio. Nelle stesse settimane, infatti, un’operazione ad alto impatto ha interessato numerose province italiane, con controlli mirati su baby gang, droga e armi. A Perugia il dispositivo ha presidiato piazze e stazioni, segnalando anche un 28enne per detenzione ai fini di spaccio. A livello nazionale i numeri raccontano una mobilitazione imponente: oltre 63 mila persone controllate, 305 arresti e sequestri di sostanze stupefacenti e armi di vario tipo. Il fenomeno delle baby gang, alimentato spesso dalla vetrina dei social, conferma come il fronte sicurezza richieda una risposta coordinata tra territorio, scuole e comunità locali, in una logica di prevenzione capillare e di educazione condivisa.