04 Jul, 2025 - 11:20

Caldo estremo, quest'anno Castelluccio di Norcia dice addio alla fioritura ed è un grave colpo all'economia

Caldo estremo, quest'anno Castelluccio di Norcia dice addio alla fioritura ed è un grave colpo all'economia

Quest’anno il Pian Grande di Castelluccio di Norcia non ha indossato il suo abito più bello. La celebre fioritura estiva, capace di richiamare ogni anno decine di migliaia di visitatori da tutta Italia e dall’estero, è stata stroncata da un giugno insolitamente secco. L’assenza prolungata di piogge ha spento sul nascere la magia dei colori che normalmente tinge l’altopiano umbro a quasi 1.500 metri di quota, proprio nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

A confermare la portata del danno sono gli stessi agricoltori locali, custodi di un territorio che da sempre vive in simbiosi con la natura. Gianni Coccia, assessore comunale e coltivatore di lenticchie, ha spiegato: “Dal primo al 20 giugno praticamente non è mai piovuto, nonostante ci troviamo nel cuore dei Monti Sibillini”. Una situazione meteo che ha compromesso sia la crescita delle specie spontanee, sia quella dei fiori della lenticchia, protagonisti assoluti del suggestivo mosaico naturale.

Turismo in flessione, agricoltura in allarme

Il danno non è solo paesaggistico, ma anche economico. La fioritura è uno degli eventi più attesi dell’estate umbra e rappresenta una risorsa preziosa per il turismo della Valnerina, ancora in fase di ripresa dopo il terremoto del 2016. Le immagini del Pian Grande inondato di colori, con papaveri, fiordalisi e margherite che danzano nel vento, sono da anni il biglietto da visita di un territorio fragile ma tenace.

Quest’anno però, quel panorama non c’è stato. I pochi fiori sbocciati non sono bastati a creare l’effetto spettacolare che rende famoso il borgo di Castelluccio. Il risultato è un calo vistoso delle presenze e la delusione di chi aveva programmato un viaggio proprio in quel periodo. Le strutture ricettive e i ristoranti locali, già messi alla prova dall’inflazione e dai rincari energetici, ne hanno risentito.

Il clima che cambia e i suoi effetti sulla montagna (e non solo)

La mancanza di precipitazioni sul Pian Grande non è un caso isolato, ma parte di una tendenza che si fa sempre più evidente: l’Umbria, tradizionalmente regione verde e ricca d’acqua, sta affrontando periodi di siccità sempre più lunghi e intensi. I cambiamenti climatici non risparmiano neppure le zone montane, dove un tempo la neve abbondante in inverno e le piogge di primavera garantivano le risorse idriche per l’estate.

Oggi, però, tutto ciò è meno prevedibile. Gli agricoltori locali, come Diego Pignatelli, impegnato nella semina sul Pian Grande, parlano di un clima che ha perso i suoi ritmi. Senza acqua, la terra non produce, e a farne le spese sono sia la biodiversità che la tenuta del paesaggio. A rischio c’è anche la coltivazione della lenticchia IGP di Castelluccio, un prodotto simbolo del territorio.

L’Appennino non protegge più l’Umbria dal clima estremo

Per decenni l'Umbria si è considerata un'isola climatica protetta grazie ai rilievi dell'Appennino Umbro-Marchigiano, ma quella barriera naturale non basta più. La climatologa Paolina Bongioannini Cerlini, docente all'Università di Perugia, ha spiegato: "Non bastano più i monti dell'Appennino a proteggere l'Umbria dagli effetti del cambiamento climatico". Secondo la studiosa, perfezionatasi anche al MIT, la regione è sempre più coinvolta nelle dinamiche atmosferiche del Mediterraneo, comprese quelle legate ai cicloni intensi.

Oggi l'anticiclone delle Azzorre non esercita più il ruolo protettivo stabile a cui eravamo abituati. La circolazione atmosferica è più variabile e le correnti che attraversano il Mediterraneo, cariche di umidità e spesso accompagnate da polveri sahariane, generano condizioni favorevoli a fenomeni intensi, anche in aree interne come l'Umbria”. Il rischio, avverte, è l'aumento di eventi estremi, dalle grandinate ai temporali violenti, anche in territori storicamente considerati stabili dal punto di vista climatico.

Quale futuro per la fioritura di Castelluccio di Norcia?

La domanda ora è: sarà possibile salvare la fioritura nei prossimi anni? Gli esperti parlano della necessità di ripensare l’agricoltura di montagna con strategie più resilienti, investendo in sistemi di irrigazione sostenibile e nella tutela del suolo. Ma serve anche una consapevolezza collettiva: il cambiamento climatico non è più un problema lontano, ma una realtà che già oggi modifica il volto dei nostri luoghi più belli.

Per Castelluccio, la speranza è quella di tornare presto a colorarsi. Ma per riuscirci, sarà necessario molto più che un'estate favorevole: ci vorrà una visione nuova per proteggere un patrimonio che appartiene a tutti.

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Giorgia Sdei
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