21 Feb, 2025 - 11:00

Carceri, per Garante dell'Umbria situazione detenuti psichiatrici è una bomba a orologeria

Carceri, per Garante dell'Umbria situazione detenuti psichiatrici è una bomba a orologeria

La situazione dei detenuti psichiatrici nelle carceri umbre è diventata "esplosiva" e il rischio di eventi drammatici è concreto. A denunciarlo è Giuseppe Caforio, garante dei detenuti dell'Umbria, che lancia un allarme chiaro: "Laddove non trovi immediate risposte nel breve periodo potrà portare ad episodi di maggiore gravità. Con anche il rischio concreto che vi possano essere eventi mortali".

Garante dell'Umbria, detenuti con problemi psichiatrici: un'emergenza fuori controllo nelle carceri

Un caso emblematico, tra i tanti avvenuti negli ultimi mesi, si è verificato mercoledì scorso nel carcere di Capanne, a Perugia. Un detenuto con gravi problemi mentali, ristretto in isolamento, ha distrutto la propria cella e ha aggredito quattro agenti della Polizia Penitenziaria, mandandoli in ospedale. "Solo l'accortezza e la perizia degli operatori unita anche a una dose di fortuna ha evitato che la situazione assumesse aspetti più gravi", sottolinea Caforio.

Il garante dell'Umbria evidenzia come le carceri ospitino un numero crescente di detenuti con gravi disturbi psichiatrici, i quali, secondo la legge, non dovrebbero nemmeno trovarsi in strutture detentive ordinarie. Questo perché proprio "il loro status e le loro reazioni creano ed destabilizzano l'intero sistema carcerario che si basa su equilibri delicati".

L'istituzione del nuovo Provveditorato dell'Amministrazione Penitenziaria a Perugia, prevista per marzo, rappresenta un'opportunità per affrontare il problema. Secondo Caforio, infatti, bisogna garantire a queste persone un contesto adeguato in cui ricevere le cure necessarie. Alleggerendo al contempo il peso sulle strutture carcerarie e sugli agenti di polizia penitenziaria.

Garanti territoriali chiedono la mobilitazione per il 3 marzo

Di fronte al "silenzio assordante della politica e della società civile sul carcere", la Conferenza nazionale dei Garanti territoriali ha annunciato una mobilitazione nazionale per il 3 marzo. Il loro appello parte dal discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha richiamato l'attenzione sulla necessità di garantire la dignità di ogni persona, compresi i detenuti.

Le richieste avanzate sono precise: soluzioni giuridiche concrete per il sovraffollamento carcerario e il miglioramento delle condizioni di vita nelle strutture detentive. In particolare, i Garanti sollecitano misure deflattive per chi deve scontare meno di un anno di pena, favorendo l'accesso a misure alternative per i 19.000 detenuti con condanne inferiori ai tre anni. "Alla società civile chiediamo invece una sensibilità che superi la visione carcero centrica", affermano.

Altro tema centrale è il riordino del circuito della media sicurezza e la chiusura delle sezioni ordinarie, puntando su progetti di inclusione sociale e lavorativa. Si insiste anche sul diritto all'affettività in carcere, chiedendo l'attuazione della sentenza della Corte Costituzionale che garantisce ai detenuti la possibilità di colloqui intimi senza controllo visivo. Bisogna aumentare da subito le telefonate e le videochiamate - dicono - specialmente in alcuni casi specifici "perché questo rappresenta un ulteriore modo per tutelare l'intimità degli affetti dei detenuti". Ma anche favorire l'incremento dei permessi premio", ribadiscono i Garanti.

La necessità di riforme strutturali nel sistema carcerario

Le problematiche legate alla detenzione di persone con disturbi mentali si inseriscono in un contesto più ampio di criticità che affligge il sistema carcerario italiano. Il sovraffollamento resta una piaga endemica, con strutture che ospitano ben oltre la loro capienza regolamentare. Questo genera tensioni e difficoltà gestionali, acuendo la vulnerabilità sia dei detenuti che degli operatori penitenziari.

Secondo i dati forniti dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, oltre il 30% dei detenuti soffre di qualche forma di disagio psichico. Molti di loro, anziché essere seguiti in strutture sanitarie adeguate, vengono lasciati in celle sovraffollate, con accesso limitato a cure specialistiche e un'assenza quasi totale di programmi di riabilitazione.

Un altro nodo irrisolto riguarda la carenza di personale medico specializzato all'interno delle strutture penitenziarie. Gli psichiatri e gli psicologi in servizio sono insufficienti a garantire un'assistenza adeguata ai detenuti con gravi disturbi. La mancata presa in carico di questi soggetti non solo aggrava le loro condizioni, ma rappresenta un rischio concreto per la sicurezza dell'intero ambiente carcerario.

La domanda finale lanciata dagli esperti del settore è chiara: come intendono agire la politica, i direttori delle carceri e i magistrati di sorveglianza per garantire diritti e dignità ai detenuti?. Il 3 marzo sarà una giornata decisiva per ottenere risposte concrete a queste questioni urgenti.

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Giorgia Sdei
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