24 Apr, 2025 - 16:15

Carcere di Terni, detenuto incendia una cella e un agente resta intossicato: la denuncia del Sappe

Carcere di Terni, detenuto incendia una cella e un agente resta intossicato: la denuncia del Sappe

Non si placano le tensioni nel carcere di Terni. Un detenuto, nel pomeriggio del 23 aprile, avrebbe applicato un incendio nella sua cella e un agente per salvare le altre persone è rimasto intossicato. Per il sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, quest'episodio è l'ennesima goccia di un vaso già colmo.

Carcere di Terni, agente intossicato per placare un incendio

Ancora tensione alla Casa Circondariale di Terni, dove nella giornata di ieri un episodio di ribellione poteva trasformarsi in tragedia. Un detenuto di origine nigeriana, recluso per reati di droga, avrebbe appiccato il fuoco al materasso e agli arredi della propria cella. Il folle gesto sarebbe avvenuto intorno alle 17:00 e sarebbe stato scaturito in segno di protesta per il rifiuto al trasferimento in un’altra sezione. Il cambio di cella sarebbe stato negato poiché il detenuto era già noto per precedenti atti di violenza contro altri detenuti.

L'incendio appiccato dal detenuto poteva creare seri danni anche ad altri reclusi, visto che il fumo ha invaso il reparto in tempi strettissimi, rendendo l’aria irrespirabile. Un agente della Polizia Penitenziaria ha evitato il peggio, dando l’allarme, mettendo in salvo gli altri reclusi e gestendo l’emergenza fino all’arrivo dei soccorsi. Gesto eroico che poteva costare la vita all'agente che se l'è cavata con una prognosi, stabilita dai medici dell'ospedale di Terni, di soli sette giorni per intossicazione da fumi tossici.

La denuncia del Sappe: "Basta con queste violenze; situazione inaccetabile"

"Ancora tensioni nella casa circondariale di Terni, ancora una volta a rimetterci è un poliziotto - lo denuncia il sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, con il segretario dell'Umbria Fabrizio Bonino in una nota - Solo grazie alla prontezza e al coraggio del collega non ci sono state conseguenze più gravi, mettendo allo stesso tempo in salvo il resto dei detenuti, visto il fumo nero che rendeva l'aria irrespirabile. Un comportamento eroico che mi auguro venga segnalato alla Commissione ministeriale per le ricompense affinché gli venga riconosciuto il giusto riconoscimento".

"Basta con queste barbare violenze, basta con queste gravi situazioni di rischio - afferma Donato Capece, segretario generale del Sappe -Rivendichiamo tutele e garanzie funzionali, nuovi strumenti che migliorino il servizio della polizia penitenziaria, bodycam e Taser su tutti, nuovi protocolli operativi e soprattutto tutele legali. La situazione nel carcere di Terni e del personale di Polizia Penitenziaria che in esso lavora ogni giorno con grande abnegazione ma altrettanto seri pericoli, è veramente al limite della sopportazione. Chi lavora lì è abbandonato, mentre delinquenti violenti agiscono impunemente. Se non si interviene subito, l’estate sarà di fuoco. Le istituzioni devono assumersi le proprie responsabilità e garantire sicurezza e dignità a chi serve lo Stato ogni giorno, anche dietro le sbarre”. Situazione di tensione derivante anche dai numeri: 600 detenuti a fronte di una capienza massima di 422 e 100 agenti in meno rispetto alla pianta organica prevista.

La visita di Verini al carcere di Terni

Una situazione sempre più tesa, quella del carcere di Terni, dove nelle scorse settimane gli agenti hanno protestato anche per l'apertura della stanza dell'affettività. Lunedì 21 aprile, il senatore del PD Walter Verini, segretario della Commissione Giustizia e capogruppo PD in Antimafia, ha fatto visita alla struttura, facendo il punto della situazione.

"Sono tornato al carcere di Terni - così ha scritto il senatore dem in una nota - un carcere che ha problemi drammatici come tante carceri italiane, quello di Terni in particolare, sovraffollamento, manca di personale, figure multidisciplinari, sono situazioni di ristrettezza, manca l'acqua calda e nei piani più alti si preannuncia un'estate addirittura senza acqua, una situazione drammatica".
 
A Terni, prosegue Verini "è successa una cosa fondamentale, per la prima volta in Italia si è allestita una stanza per l'affettività e un detenuto ha incontrato sua moglie. È un fatto nuovo che non risolve naturalmente i drammatici problemi né di questo carcere né delle carceri italiane, ma l'affettività in carcere per la prima volta è stata sperimentata e insieme al lavoro, insieme alla formazione, insieme alla cultura, alla socializzazione, allo sport, anche l'affettività è una chiave fondamentale perché la pena non sia vendetta, afflizione, ma sia recupero e un detenuto che esce dopo una pena recuperato non torna delinquere".
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Emanuele Landi
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