Nel carcere di Sabbione non si parla più solo di sbarre e regolamenti, ma di letti, lenzuola e climatizzatori. Dal 18 aprile, la struttura umbra aprirà ufficialmente le porte a stanze pensate per consentire ai detenuti momenti di intimità con le proprie partner. Non si tratta di un favore concesso in silenzio tra le mura di una cella, ma dell’effetto concreto di una svolta normativa nata da una pronuncia della Corte Costituzionale e tradotta in linee guida operative dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
A Terni si è deciso di non attendere prefabbricati o circolari ulteriori: una sala usata per i colloqui legali è stata riconvertita in fretta, grazie al lavoro manuale degli stessi reclusi. Un piccolo ambiente dotato di bagno, letto e aria condizionata, pronto a rispondere – senza veli e senza retorica – a una domanda rimasta troppo a lungo sospesa.
A dare voce alla novità è stato Leo Beneduci, alla guida dell’Osapp, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria. È stato lui a spiegare che l’attivazione di questi nuovi spazi riservati non nasce dal caso, ma segue passo per passo le indicazioni contenute nelle recenti direttive dell’amministrazione penitenziaria, redatte dopo l'intervento della Consulta. Una misura destinata a cambiare il lessico dei colloqui tra mura carcerarie, che ora si arricchisce di una nuova grammatica dell’intimità.
Non mancano però le riserve, soprattutto da parte del personale in servizio nei reparti di sicurezza. "Mentre nelle sezioni ad Alta sicurezza si ampliano le proteste dei detenuti sulle improvvisate chiusure delle celle, nel contempo si spalancano le porte delle cosiddette 'stanze dell'affettività' che di amore non hanno nulla". Così Beneduci commenta la situazione, denunciando un'applicazione delle disposizioni giudiziarie che rischia di essere fraintesa o strumentalizzata.
Al centro della polemica c'è una questione tutt'altro che secondaria: il consenso. “Molte compagne o mogli di detenuti, soprattutto quelli appartenenti alla criminalità organizzata, potrebbero sentirsi costrette a sottoporsi a questi incontri per timore reverenziale”, afferma Beneduci. Una zona grigia che, unita alla carenza cronica di personale, rischia di trasformare le nuove stanze in un problema in più, anziché in uno spazio di umanità recuperata.
La riflessione di Beneduci si concentra anche sul senso più profondo dell'intervento normativo. "È un'interpretazione offensiva della sentenza costituzionale, ridotta a mera licenza per rapporti sessuali senza alcun supporto sanitario e trattamentale che giustifichi la finalità rieducativa". Secondo il segretario dell'Osapp, il rischio è che l'iniziativa perda il suo valore pedagogico, diventando oggetto di polemiche e strumentalizzazioni.
Nel mirino anche la gestione logistica delle nuove disposizioni. Beneduci accusa l'amministrazione penitenziaria di "ignorare completamente questa realtà, scaricando ogni responsabilità sul personale già in grave difficoltà". La mancanza di un sostegno concreto e di protocolli chiari potrebbe acuire le tensioni interne e compromettere la serenità operativa all'interno delle carceri.
Nell’attesa che arrivino i prefabbricati promessi, la direzione del carcere di Terni ha fatto da sé. Nessuna gara d’appalto o stanziamento straordinario: bastata una stanza usata per i colloqui con gli avvocati, qualche attrezzo, un po’ di buona volontà e, soprattutto, la manodopera dei detenuti stessi. Ne è venuta fuori una camera che somiglia più a un monolocale da affitto breve che a un angolo di penitenziario: letto, bagno privato, climatizzatore e posizione strategica vicino all’area magistrati. L’ok ufficiale ancora non è arrivato, ma la porta è pronta a spalancarsi. In tutti i sensi.
In base alle disposizioni appena introdotte, ogni detenuto potrà incontrare la propria partner una volta al mese, per un massimo di due ore. Senza sorveglianza, senza vetri divisori. La porta resterà apribile dall’esterno: intimità sì, ma con il regolamento appeso al gancio della porta. Restano fuori dal gioco gli assegnati al 41-bis e chi è sotto stretta vigilanza. Un’ora d’aria diversa dalle solite, senza cortile, ma con lenzuola fresche.