14 May, 2025 - 20:00

Agenti aggrediti al carcere di Spoleto, il SAPPE chiede tavolo di confronto a Roma

Agenti aggrediti al carcere di Spoleto, il SAPPE chiede tavolo di confronto a Roma

Tensione altissima nel carcere di Spoleto, dove due agenti di Polizia Penitenziaria sono stati aggrediti rimanendo feriti nel tentativo di sedare una colluttazione tra detenuti. L'ennesimo episodio di violenza, avvenuto nella serata di ieri, ha riacceso i riflettori sulle criticità strutturali del sistema carcerario umbro: sovraffollamento, mancanza di personale, carichi di lavoro insostenibili e condizioni operative al limite. L'emergenza carceri nella regione non accenna a diminuire e il SAPPE chiede che venga aperto un tavolo di confronto a Roma per cercare di arrivare prima possibile a una soluzione efficace. 

Carcere di Spoleto, situazione al collasso: due agenti aggrediti, SAPPE vuole tavolo di confronto a Roma

Il grave episodio è stato denunciato dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), che da tempo lancia l'allarme sulla situazione delle carceri umbre e in particolare di quella di Spoleto. "Senza soluzione di continuità la lunga scia di eventi critici presso il carcere di Spoleto", denuncia Fabrizio Bonino, segretario regionale del sindacato. "A farne le spese questa volta un assistente capo e un sovrintendente che, intervenuti per sedare una colluttazione fra due detenuti, hanno riportato lesioni con prognosi complessiva di cinque giorni".

Bonino ricorda come, appena una settimana fa, il SAPPE avesse inviato una lettera al Provveditorato Regionale per segnalare la doppia emergenza che affligge l'istituto: una grave carenza di organico e il sovraffollamento dei detenuti appartenenti al circuito di media sicurezza. "Le condizioni lavorative dei poliziotti penitenziari di Spoleto sono da tempo insostenibili", afferma, sottolineando l'urgenza di alleggerire la pressione sulla struttura con lo spostamento di una parte dei detenuti.

Capece (SAPPE): "La misura è colma"

Il sostegno alle richieste degli agenti arriva anche dal segretario generale del SAPPE, Donato Capece, che chiede al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria di intervenire in modo deciso. "La tensione che caratterizza le carceri umbre, al di là di ogni buona intenzione, è costante. Servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario, intervenendo in primis sul regime custodiale aperto", afferma Capece.

Secondo il segretario nazionale del sindacato, una delle chiavi per ridurre le tensioni è impiegare tutti i detenuti in attività lavorative. "La serenità operativa dei Baschi Azzurri è anche direttamente collegare ad un impegno concreto e quotidiano dei detenuti in attività lavorative, che abbattano l’ozio durante la detenzione stessa. Ciò permetterebbe, concretamente, quella rieducazione del condannato che è espressamente prevista nella Costituzione: e permette anche a loro di avere uno stipendio, allo Stato di risparmiare sulle spese di mantenimento e alla nostra Comunità di essere più sicura", sostiene Capece, ricordando che "un detenuto che impara un mestiere, quando torna in libertà, smette di delinquere nel 98% dei casi".

Taser e sicurezza interna: le richieste del sindacato

Il SAPPE chiede inoltre che venga dotato il personale penitenziario di strumenti adeguati a gestire le situazioni di emergenza, come il taser. "Si riparta da questi gravi fatti per porre fine all’onda lunga dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari attuato nel passato!", incalza Capece. Per il sindacato, infatti, le politiche di vigilanza dinamica, il regime aperto e l'insufficiente presenza di personale hanno favorito l'aumento degli episodi di violenza.

Capece non risparmia critiche anche all'impostazione ideologica che, a suo dire, sta orientando alcune scelte di politica penitenziaria: "Non è certo l’affettività in carcere a favore dei detenuti la priorità di intervento per il sistema carceri!".

L'appello a Roma: aprire subito un tavolo di confronto

Alla luce dei fatti, il SAPPE chiede l'immediata apertura di un tavolo di confronto con il Governo e le istituzioni preposte, per affrontare in maniera sistemica l'emergenza carceri in Umbria. La situazione è al limite e, senza un intervento tempestivo, il rischio è quello di una degenerazione ulteriore della sicurezza nelle strutture detentive.

Il carcere di Spoleto, come molte altre realtà regionali, è il termometro di un sistema in forte sofferenza, che ha bisogno non solo di risorse, ma anche di una visione nuova sulla funzione rieducativa e sulla gestione della detenzione. Un'urgenza che non può più essere ignorata.

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Giorgia Sdei
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