Non si placano le polemiche in seguito alla morte di un detenuto all'interno del carcere perugino di Capanne. Dopo l'ennesima tragedia consumatasi dietro alle sbarre la politica chiede l'intervento del Governo Meloni. Anche l’assessore regionale al Welfare, Fabio Barcaioli, nell'esprimere il proprio cordoglio per l'accaduto, invoca l'adozione di misure urgenti che riportino gli Istituti di pena in una situazione più sostenibile.
“La tragedia avvenuta nel carcere di Capanne di Perugia è l’ennesima conferma di una situazione fuori controllo, che denunciamo da tempo e che il Governo continua a ignorare” scrive Barcaioli in una nota.
Le questioni, ancora una volta, si confermano le stesse: sovraffollamento, mancanza di personale e incapacità nella gestione dei detenuti con problemi psichiatrici. Problemi che da anni vengono sollevati - dai sindacati, dal Garante dei detenuti, dalla politica - e che sono ben lungi dall'essere risolti.
"Le carceri umbre - prosegue Barcaioli - versano in condizioni critiche. Attualmente ospitano circa 1.600 detenuti, a fronte di una capienza massima di 1.200 posti". Dati alla mano, il sistema carcerario umbro appare vittima di una serie primati tutt'altro che positivi. "Il 70 per cento dei detenuti - puntualizza l'assessore regionale - proviene da altre regioni. Un’anomalia che grava sulle strutture locali e sul sistema sanitario umbro, già sotto pressione. Inoltre In Italia ci sono circa 64.000 detenuti su 60 milioni di abitanti, ma in Umbria il tasso di detenzione è il doppio della media nazionale. Non a caso anche il carcere di Perugia ha una popolazione superiore di circa il 40 per cento rispetto alle previsioni massime previste”.
Ad aggravare una situazione già incandescente ci sono le problematiche legate alla salute mentale. “Le nostre carceri ospitano un numero sempre crescente di detenuti con gravi problemi psichiatrici - spiega l’assessore -. Non esiste un reparto dedicato, non ci sono strumenti per garantire un trattamento adeguato a chi soffre di patologie mentali, nemmeno per i casi di depressione grave”.
Più volte al Ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato chiesto di adottare misure di contenimento per l'emergenza carceri. Pochi giorni fa anche la governatrice Proietti gli ha scritto una lettera sollecitando un intervento urgente per la situazione negli Istituti regionali. All'indomani della tragedia la presidente aveva promesso un tavolo di emergenza con i direttori delle carceri umbre e il garante dei detenuti.
“L’Umbria - conclude Barcaioli - non può diventare il capro espiatorio di un problema nazionale. Servono risorse adeguate e strutture idonee. Il Governo deve assumersi le proprie responsabilità e intervenire subito”.
Sami Bettibi era un detenuto 56enne di origine straniera ristretto nel carcere perugino di Capanne. È morto all'inizio di questa settimana dopo aver incendiato la propria cella.
Da quanto appreso l'uomo era stato trasferito dal reparto penale a quello circondariale poco prima della tragedia. Sembra che poco prima di appiccare il fuoco alla sua cella, dove era solo, si fosse recato in infermeria. Al rientro, si sarebbe chiuso dentro per poi incendiare i mobili. Gli agenti hanno tentato il tutto per tutto per salvarlo ma le condizioni dell'uomo erano disperate. Portato d'urgenza in ospedale, purtroppo non ce l'ha fatta.
La Procura del capoluogo umbro ha aperto un fascicolo per eseguire tutti gli accertamenti del caso che dovranno far luce su quanto accaduto. Sarà l'autopsia a chiarire le cause del decesso del detenuto, anche se l'ipotesi ritenuta al momento più plausibile è che sia avvenuto per asfissia.
Una tragedia annunciata aveva amaramente commentato Giuseppe Caforio, il Garante delle persone private della libertà per l'Umbria. L'ennesimo campanello d'allarme che non può più venire ignorato e che richiede soluzioni strutturali e durature.