Un nuovo modo di intendere il welfare in Umbria, che nasce dall’ascolto delle comunità e dalla partecipazione attiva dei territori. È questo il cuore del Rapporto “Sussidiarietà e welfare territoriale”, curato dalla Fondazione per la Sussidiarietà e presentato nel Salone d’Onore di Palazzo Donini a Perugia. Un’occasione di confronto tra istituzioni e operatori sociali, per ridefinire insieme i modelli di protezione e coesione in un’epoca segnata da nuove fragilità e disuguaglianze.
La Regione Umbria si pone come laboratorio di innovazione sociale, investendo su un welfare centrato sulle persone e costruito insieme agli attori del territorio. La presidente della Regione, Stefania Proietti, ha ribadito il valore della sussidiarietà come leva di crescita condivisa: “Il tema della sussidiarietà segna il vero passaggio per la crescita della nostra regione”, ha dichiarato, spiegando come le politiche sociali funzionino solo se costruite con chi le vive.
Da qui la scelta dell’Umbria di dotarsi, tra le prime in Italia, di una legge regionale specifica per rafforzare il legame tra pubblico e Terzo settore. L'obiettivo è chiaro - ha proseguito la presidente - "costruire un nuovo rapporto tra pubblico e privato – ha sottolineato la Presidente – basato sulla convergenza degli obiettivi e sull'aggregazione delle risorse, attraverso attività di co-programmazione e co-progettazione di servizi e interventi".
Proietti ha ricordato come la cultura della partecipazione sia radicata nella storia locale, dai consorzi sociali degli anni ’70 ai Piani di zona del 2000, fino all’attuale sviluppo delle Case di comunità. Questi presidi territoriali saranno, nelle intenzioni della Regione, i luoghi fisici della co-programmazione e della co-progettazione. “La partecipazione non è solo un principio etico, ma una condizione indispensabile per l'efficacia delle politiche pubbliche”, ha aggiunto, richiamando l’urgenza di investire anche sulla formazione per gestire questi processi con qualità.
La vicepresidente della Camera, Anna Ascani, ha inquadrato il senso politico del concetto di sussidiarietà, sottolineando che non si tratta di un’astrazione, ma di un modo concreto di costruire risposte a partire dai territori. “La sussidiarietà è la capacità concreta delle istituzioni di lavorare insieme ai territori per prendersi cura delle persone più fragili”, ha affermato, evidenziando come l’Umbria debba affrontare con urgenza sfide come la disabilità, l’invecchiamento e la solitudine. Ascani ha inoltre sottolineato che il welfare non può essere considerato un costo, ma un investimento strategico per prevenire marginalità e conflitti.
Un concetto ribadito anche dal direttore IFEL, Pierciro Galeone, che ha richiamato la necessità di un cambiamento sistemico. “Serve una svolta: investire davvero nei territori, rafforzare il ruolo degli enti locali e valorizzare il Terzo settore. Solo così il welfare potrà essere più vicino, integrato e orientato alle persone”. Nonostante l’ampiezza delle risorse impiegate, troppo poco oggi si traduce in servizi realmente utili per i cittadini.
Il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, ha chiuso i lavori sottolineando che “la sussidiarietà è un metodo in grado di rendere efficace il welfare attraverso la collaborazione tra istituzioni, cittadini e realtà sociali”. Il Rapporto propone un cambio di paradigma: superare la standardizzazione dei servizi in favore di modelli flessibili, capaci di adattarsi ai bisogni specifici e in continua evoluzione delle persone.
Dalla conferenza di Perugia emerge quindi una consapevolezza diffusa: oggi più che mai, la tenuta del sistema sociale dipende dalla capacità di fare rete, condividere risorse e responsabilità, e soprattutto ascoltare. L’Umbria si candida a essere un punto di riferimento nazionale in questa trasformazione, dove il benessere non è il risultato di un’erogazione dall’alto, ma il frutto di un processo collettivo radicato nei territori.