La tomba di Pietro Vannucci, detto il Perugino, non è solo un luogo di riposo eterno, ma un crocevia di storia, arte e misteri ancora da svelare. A Fontignano, nella chiesa dell’Annunziata, si riaccendono i riflettori su un patrimonio dimenticato, grazie a un ordine del giorno approvato all'unanimità dalla IV Commissione Cultura del Comune di Perugia. Un impegno concreto per la valorizzazione di un sito che custodisce le tracce dell'ultimo respiro del Rinascimento italiano.
Nel cuore di Fontignano, minuscola frazione perugina, sorge la chiesa dell’Annunziata: un edificio modesto all'apparenza, ma custode di un'importanza storica eccezionale. Qui riposano le ossa di Pietro Vannucci, il Perugino, uno dei massimi interpreti dell'arte rinascimentale. Nel 1523, colpito dalla peste mentre lavorava all'Adorazione dei pastori, il maestro morì proprio in questo luogo, lasciando incompiuta la sua ultima opera.
Nei secoli, la chiesa ha subito trasformazioni e interventi che hanno stratificato le testimonianze artistiche: nata da un'edicola tra l'XI e il XII secolo, divenne nel Quattrocento una navata a quattro campate, oggi ridotte a tre. All'interno, sopra l’altare, si scorgono ancora i resti di un’Annunciazione attribuita al Bonfigli. Ma è solo di recente che un lavoro di restauro ha portato alla luce nuove meraviglie, comprese tracce del capolavoro perduto del Perugino.
Nel 2023, durante un intervento di restauro degli intonaci storici, sono emersi frammenti pittorici riconducibili all’Adorazione dei pastori, opera che secondo gli studiosi venne iniziata poco prima della morte del pittore e la cui versione completa appartiene oggi al Victoria and Albert Museum di Londra. Le scoperte hanno riacceso l’interesse per il sito, ma i lavori finora eseguiti non sono stati sufficienti per renderlo pienamente fruibile.
L'ordine del giorno presentato dai consiglieri comunali Marko Hromis e Niccolò Ragni chiede ora un impegno forte dell’Amministrazione: proseguire i restauri, potenziare la segnaletica, migliorare l’illuminazione, dotare la struttura di un monitor digitale e di un impianto d’allarme. Tra le proposte anche una collaborazione rafforzata con il museo londinese e la possibilità di promuovere il sito attraverso il portale del Comune e pubblicazioni culturali.
Nel documento, i consiglieri sottolineano l’importanza di continuare il lavoro di ricerca e restauro, contribuendo a rendere più facilmente fruibile e visibile il sito artistico sia fisicamente che virtualmente.
Non è solo una questione di valorizzazione materiale, la proposta mira anche a coinvolgere le scuole in una campagna di sensibilizzazione per far conoscere la figura del Perugino e il contesto in cui operò. A rafforzare l'importanza del sito, la presenza durante il recente sopralluogo di esperti e studiosi, come la restauratrice Carla Mancini e la storica dell’arte Liana Francisci, autrice di un saggio dedicato al pittore.
Un ulteriore affascinante nodo da sciogliere riguarda la possibilità dell’esistenza di un terzo luogo di sepoltura del Perugino, che secondo alcuni indizi si troverebbe a pochi metri dall'ingresso della chiesa. Un mistero che aggiunge un elemento narrativo potentissimo alla storia del maestro e che potrebbe offrire nuove prospettive di ricerca.
La rinascita di Fontignano passa dunque attraverso la riscoperta del suo più illustre cittadino. Un progetto che intreccia memoria storica, identità territoriale e promozione culturale, restituendo finalmente al Perugino non solo l'onore della gloria artistica, ma anche quello di un luogo degno per la sua memoria.
Due preziose opere di Pietro Vannucci, il "Cristo coronato di spine" e la "Vergine", sono rientrate in Italia grazie alla Fondazione Perugia, che le ha acquistate all’asta a Vienna. Entrambe le tavole, realizzate tra il 1497 e il 1500, facevano parte di collezioni private estere e ora arricchiscono il Museo di Palazzo Baldeschi a Perugia.
Si tratta di un dittico realizzato per la devozione domestica, dove le figure emergono da uno sfondo nero che accentua l’intensità emotiva dei volti. Secondo alcuni studi, le opere potrebbero essere appartenute alla collezione di Cosimo Bordoni, medico alla corte medicea.
Il presidente della Fondazione, Alcide Casini, ha definito l’operazione un traguardo di grande valore artistico e identitario. L’iniziativa si inserisce in un più ampio percorso di recupero e valorizzazione del patrimonio del Perugino, rafforzando il legame tra la città e il suo massimo artista.