Un doppio colpo andato a segno per l’arte italiana. Due straordinari capolavori di Pietro Vannucci, noto come il Perugino, sono finalmente tornati a casa in Italia. Grazie all’intervento della Fondazione Perugia, le opere il Cristo coronato di spine (1497-1500) e la Vergine (1500) sono state acquistate all’asta a Vienna. E tornano in Italia dopo che per molto tempo erano custodite in collezioni private estere. Ora questi due capolavori arricchiranno la collezione permanente del Museo di Palazzo Baldeschi, proprio nel cuore di Perugia, aggiungendo un tassello fondamentale al patrimonio artistico locale.
Un dittico di rara intensità emotiva
Le due opere del Perugino che tornano in Italia sono tavole originariamente create per la devozione privata. Costituiscono un dittico caratterizzato da una scelta stilistica sorprendente: entrambe le figure emergono da un fondo nero che amplifica la potenza espressiva dei volti. “Costituiscono uno straordinario esempio dell’arte e della genialità del Pietro Vannucci” – ha dichiarato Fondazione Perugia – “in particolare nella profondità spirituale e nella rappresentazione dei volti”. La Fondazione sottolinea inoltre la capacità del maestro di trasmettere un’intensità spirituale unica attraverso pochi ma sapienti dettagli.
Nel retro dei dipinti, invece, è presente un “rivestimento di pelle con impressi eleganti motivi decorativi e il monogramma cristologico, a simulare la coperta di un libro“. Questo dettaglio, oltre a rivelare la preziosità del manufatto, testimonia l’utilizzo delle opere in ambito domestico, forse per un culto intimo e personale. Queste opere realizzate a olio su legno furono create dal Perugino in Italia in uno dei periodi più prolifici della sua carriera (il XV secolo), mentre si muoveva tra Firenze e Venezia assorbendo le innovazioni artistiche del tempo. L’arte fiamminga e il genio di Leonardo da Vinci su tutte.
Tornano in Italia le opere che arricchiscono il patrimonio umbro del Perugino
L’acquisizione delle opere è un traguardo importante per Fondazione Perugia, che da anni si impegna nella valorizzazione del patrimonio culturale della città de della regione. Il presidente della Fondazione, Alcide Casini, non nasconde l’orgoglio per questo successo: “Siamo estremamente felici ed emozionati di aver portato a termine un’operazione di tale valore artistico, culturale e identitario”. Per Casini, il ritorno delle opere in Italia consentirà finalmente la loro fruizione pubblica, elemento centrale nella missione dell’ente.
Tale acquisizione si inserisce in un percorso che già vede esposte altre opere del Perugino presso il Museo di Palazzo Baldeschi. Un progetto ambizioso che, dopo le celebrazioni per il cinquecentenario dalla morte dell’artista nel 2023, punta a consolidare il legame tra la città e il suo più celebre maestro.
Una curiosità sulle opere del Perugino in questione. Queste tavole, prima di finire nelle mani di collezionisti privati, potrebbero aver fatto parte della prestigiosa collezione di Cosimo Bordoni, noto intellettuale fiorentino e medico del granduca Cosimo III de’ Medici. Secondo un inventario risalente al 1703, infatti, tra i beni di Bordoni figuravano “due quadri compagni del Perugino” che raffiguravano la Madonna e Gesù, ipotesi che sembra combaciare con le opere appena recuperate.
Il dittico realizzato in un periodo in cui Perugino era attivo a Firenze e a Venezia, rappresenta un punto di svolta nella sua produzione artistica. Il fondale nero, una scelta inedita e coraggiosa, sostituisce i paesaggi ideali tipici dell’epoca. Si concentra invece interamente sulla figura umana, conferendo una potenza visiva fuori dal comune. Uno stile, questo, che è stato esplorato anche nella mostra Nero Perugino Burri, organizzata da Fondazione Perugia nel 2023.
Un successo che va oltre l’arte
Questa operazione, però, non rappresenta solo un traguardo per Fondazione Perugia, ma un successo per tutta la comunità umbra. “Questo è un successo dell’intera comunità, perché è per essa che l’acquisto è stato compiuto”, ha affermato Casini. Con queste parole il presidente della Fondazione ha voluto ribadire il significato profondo di un’acquisizione che non solo arricchisce il patrimonio artistico locale, ma riporta in primo piano il valore della condivisione e dell’accesso alla cultura.
Il ritorno in Italia di questi due capolavori è pertanto il simbolo di un legame indissolubile tra il territorio e il suo più grande rappresentante artistico. Fondazione Perugia continua così a consolidare il suo ruolo di custode e promotore dell’eredità artistica rinascimentale. E lo fa offrendo al pubblico l’opportunità di riscoprire la grandezza di uno dei maestri assoluti del nostro passato.