L’Umbria sta vivendo un incubo, a proposito di cassa integrazione, che nessuno sembra intenzionato a svegliare. Le fabbriche arrancano, le catene di montaggio rallentano, e migliaia di famiglie devono fare i conti con la crudele realtà di una cassa integrazione che non fa sconti.

Tra gennaio e giugno 2024, le ore di cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria hanno sfiorato i 4 milioni. Un numero che non racconta solo cifre, ma persone, volti, storie di chi oggi rischia di essere travolto da una crisi senza fine.

Umbria, cassa integrazione nei settori meccanico e metallurgico: lavoratori abbandonati

Come riporta il Corriere dell’Umbria, “È il settore meccanico a trascinare la richiesta”, afferma Andrea Corpetti, segretario regionale della Cgil, “seguito da quello metallurgico e da quello dei trasporti e comunicazioni”. Le parole di Corpetti sono secche, senza fronzoli. Perché la realtà non permette giri di parole: le fabbriche umbre, un tempo vanto della regione, oggi stanno crollando sotto il peso di problemi strutturali e mercati in crisi.

E non si tratta solo di numeri. I lavoratori di aziende come la Forvia (ex Faurecia), colosso dell’automotive con sede in Umbria, sanno bene cosa significa. L’azienda è in piena crisi e le procedure di licenziamento sono già state avviate. Famiglie intere vivono nel terrore di un futuro che sembra sempre più incerto. “La cassa integrazione ordinaria non basta più”, prosegue Corpetti, “e chi è coinvolto nella straordinaria non sa se, né quando, potrà rientrare a lavoro”. L’insicurezza è palpabile e morde come non mai.

I numeri, quando si parla di cassa integrazione, possono sembrare asettici, ma dietro ogni ora conteggiata ci sono famiglie che devono fare i conti con una drastica riduzione del reddito. E non si parla di piccole perdite: “Ogni lavoratore, da gennaio a giugno, ha perso quasi 3.000 euro di reddito netto“, tuona Corpetti. La frase lascia poco spazio all’immaginazione. Per chi già faticava a sbarcare il lunario, questa è una mazzata che rischia di diventare insostenibile. 

Le bollette aumentano, i prezzi al supermercato sono sempre più alti, e per molti l’unica certezza è che il prossimo mese sarà ancora più difficile del precedente, si legge nella nota. La cassa integrazione, che doveva essere un paracadute, sembra essersi trasformata in una prigione. “Non possiamo permetterci di perdere altro tempo”, continua Corpetti. Eppure, mentre lui parla di famiglie in difficoltà, il silenzio delle istituzioni pesa come un macigno.

Il paradosso di questa situazione è che, mentre i lavoratori si vedono sfuggire dalle mani il loro futuro, nessuno sembra disposto a fare qualcosa di concreto. La politica è distratta o, peggio, assente. “Serve una presa di coscienza immediata da parte delle istituzioni regionali”, afferma Corpetti, “prima che sia troppo tardi”. Ma nel frattempo le promesse si accumulano e i fatti latitano.

Ore di Cig in aumento in tutta Italia rispetto al 2023

Nel 2024, l’Italia ha registrato un andamento irregolare delle ore di cassa integrazione autorizzate, riflettendo una situazione economica instabile per diverse aziende e settori. Luglio è stato particolarmente significativo con un totale di 36,6 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate. Si tratta di un aumento rispetto ai 35,3 milioni di ore di giugno, confermando una pressione crescente su molte imprese.

Ciò che colpisce di più è il confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente: a luglio 2023 erano state autorizzate “solo” 28,6 milioni di ore, segnalando un incremento del 27,9% nel 2024.

La distribuzione delle ore tra cassa integrazione ordinaria (CIGO) e straordinaria (CIGS) evidenzia inoltre le difficoltà specifiche delle aziende. A luglio 2024, le ore di CIGO hanno raggiunto 26,1 milioni, con un aumento rispetto a giugno 2024, quando erano 25,1 milioni.

Questo dato dimostra che molte aziende stanno utilizzando la CIGO come strumento principale per fronteggiare temporanee riduzioni della produzione.