Economia ternana col freno a mano tirato nel primo semestre 2023. Sono i numeri negativi che escono dal Rapporto Statistico “Indicatori dell’economia ternana“, realizzato dall’Osservatorio provinciale istituito in Prefettura. La pubblicazione incrocia, infatti, i dati ufficiali forniti da diversi enti ed amministrazioni operanti sul territorio e si propone di fornire una documentata chiave di lettura dell’andamento dell’economia locale. Alla ricerca hanno partecipato Istat, ARPAL Umbria, Camera di Commercio dell’Umbria, INPS e Ispettorato Territoriale del Lavoro Terni-Rieti, con il contributo informativo della Banca d’Italia.
Il documento evidenzia segnali di un ulteriore rallentamento dell’attività economica ternana, già iniziato nel semestre precedente, che si riflette sostanzialmente su quasi tutti gli indicatori esaminati. In particolare, continua a scendere il numero delle imprese attive iscritte nei registri camerali, diminuiscono gli occupati (soprattutto donne) e aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali.

Meno imprese: flessione maggiore per manifattura, agricoltura e costruzioni

In base ai dati del registro imprese della Camera di Commercio dell’Umbria, nei primi 6 mesi del 2023 il numero delle imprese attive è di 18.673 unità. Rispetto agli stessi periodi del 2022, il numero delle imprese si riduce di 348 unità (-1,8 per cento in ciascuno dei due periodi). La consistenza delle imprese si attesta al valore più basso registrato dal secondo trimestre 2020. La flessione riguarda, in particolare, i settori della manifattura, dell’agricoltura e delle costruzioni.
Le imprese attive impegnate nelle attività della manifattura mostrano un decremento (variazione del -2,5% nel primo trimestre e -2,8%), cosi come quelle delle attività agricole (-4,1% e -4,3%). In discesa anche le imprese attive nel settore delle costruzioni (-1,1% e -1,6%), del commercio (-1,9% e -2,3%). E, infine, quelle del trasporto e magazzinaggio (- 2,6% in entrambi i trimestri). Tutti questi comparti insieme rappresentano circa il 70 per cento del totale.
Il numero delle nuove iscrizioni (549) è inferiore a quello delle cessazioni (583), generando un saldo negativo di 34 unità.

Scende il tasso di disoccupazione, ma sempre meno donne trovano lavoro

Rispetto al primo semestre 2022, gli occupati, nel complesso, diminuiscono, con una flessione che riguarda soltanto la componente femminile. Risulta, pertanto, ancora elevato il divario di genere nella partecipazione al mercato del lavoro.
Il numero di persone in cerca di occupazione ammonta a circa 6 mila unità e diminuisce del 14,3%, per effetto soprattutto della contrazione nella componente femminile. Calo della partecipazione al mercato del lavoro (-2,2% delle forze di lavoro). In particolare, la variazione negativa del numero di occupati sembrerebbe ascrivibile ad un evidente effetto sostituzione, attualmente presente sul territorio provinciale, tra uomini (in crescita del 2,1%) e donne (in calo del 5,4%). La riduzione delle donne occupate e di quelle in cerca di occupazione (-25%) sottolinea la marcata differenza della partecipazione al lavoro nella provincia di Terni tra la componente maschile e quella femminile.
Il tasso di disoccupazione calcolato per la classe tra 15 e 74 è pari al 6,9% (7,4% nel 2022). Per la componente femminile si riduce il tasso di occupazione del 2,1%. E in misura ridotta anche il tasso di disoccupazione (9,6% nel 2022 e 8,6% nel primo semestre 2023).

Il malesse dell’economia ternana è confermato dalla crescita degli ammortizzatori sociali

Nel primo semestre 2023 il ricorso alla cassa integrazione guadagni registra un incremento sia nella forma straordinaria che in quella ordinaria. Dove i valori delle ore autorizzate sono ancora molto alti rispetto agli anni precedenti.
Le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni ammontano a circa 1,5 milioni, in aumento del 37% rispetto allo stesso periodo del 2022. Crescono sia le ore di cassa integrazione ordinaria, +48,8%, sia di quella straordinaria, +21,65. Non sono state autorizzate ore di cassa integrazione in deroga.
Nel primo semestre 2023, le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria riprendono a salire rispetto allo stesso periodo del 2022 e registrano ancora i valori più alti riscontrati dalla fine degli effetti della crisi economica del 2008-2014. Mentre quelle di cassa in deroga, tornano ad attestarsi sui livelli precedenti la pandemia da Covid19. Anche la cassa integrazione straordinaria risale, ma non raggiunge i livelli più alti precedenti al 2019.