Laura Santi non ha mai smesso di lottare. Ieri, nella sua casa di Perugia, dopo essersi somministrata da sola un farmaco letale, ha finalmente smesso di soffrire. Laura ha scelto di affrontare il suo ultimo viaggio con il marito Stefano accanto. La Asl, che a giugno aveva autorizzato il suicidio medicalmente assistito, le ha fornito il farmaco e la strumentazione necessaria. Medici e infermieri che erano con lei, si sono attivati su base volontaria.
All'Associazione Luca Coscioni di cui è stata consigliera ed attivista, ha affidato le sue ultime parole che riportiamo integralmente.
"Quando leggerete queste righe io non ci sarò più, perché avrò deciso di smettere di soffrire"
"Quando leggerete queste righe io non ci sarò più, perché avrò deciso di smettere di soffrire" così esordisce Laura nel suo estremo saluto.
"Nonostante la mia scelta fosse ormai nota a tutti, questo mio gesto finale arriva nel silenzio e darà disappunto e dolore. Molti saranno dispiaciuti, altri soffriranno per non avermi potuto dare un ultimo saluto, un ultimo abbraccio. Vi chiedo di comprendere il perché di questo silenzio. Anche nella certezza della mia decisione si tratta del gesto più totale e definitivo che un essere umano possa compiere, ci vogliono sangue freddo e nervi d’acciaio. Come avrei potuto viverlo serenamente aggiungendo lutto a lutto anticipato, dolore al dolore, resistenze, lacrime reazioni e attaccamento? Vi chiedo anche uno sforzo aggiuntivo di comprensione".
Fuori da ogni retorica, le parole di Laura squarciano il velo sul dolore della malattia. La sua quotidianità era ormai ridotta a una sequenza di necessità. Affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, Laura era diventata gravemente tetraplegica e aveva bisogno di assistenza continua. Di fronte al peggioramento delle sue condizioni, aveva chiesto una morte dignitosa che ha ottenuto dopo anni di estenuanti battaglie legali.
"Cercate di immaginare quale strazio di dolore mi ha portato a questo gesto, giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Fate lo sforzo di capire che dietro una foto carina sui social, dietro il bel sorriso che potevate vedere giusto un’ora strappato alla routine e ai sintomi in una occasione pubblica, sempre più rara, dietro c’era lo sfondo di una quotidianità dolorosa, spoglia, feroce e in peggioramento continuo. Una sofferenza in crescita giorno dopo giorno. La situazione è stata in evoluzione per anni, poi in tempo reale gli ultimi mesi e settimane. Mio marito Stefano e le mie assistenti l’hanno vista, loro e solo loro e anzi, neppure loro, per forza di cose, potevano essere grado di capire cosa sentissi nel mio corpo, quanto male sentissi, quanta fatica sempre più totalizzante. Non riuscire più a compiere il minimo gesto. Non più godere della vita, non più godere delle relazioni sociali. Che è quello che fa per me una vita dignitosa".
"Ho assoporato gli ultimi scampoli di vita e bellezza"
La scelta del suicidio medicalmente assistito è stata il risultato anche di un lungo percorso interiore. "Ho avuto molto tempo per elaborare e maturare questa decisione - scrive Laura -, ho avuto molto tempo per capire quando era veramente il momento. Avevo quel famoso parapetto, quello di cui avete letto spesso, da cui affacciarmi. Ho avuto molto tempo anche per cambiare idea e rimandare la decisione. Mi sono consentita, in una situazione che ancora reggeva, di assaporare gli ultimi scampoli di vita e di bellezza. Di salutare ogni angolo, ogni luogo, ogni volto, ogni persona ogni situazione ogni cielo ogni colore, ogni minuscola passeggiata fuori. Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, si dice. Si dice anche che sia impossibile, nei fatti. Ebbene, io l’ho quasi realizzato. Me ne vado avendo assaporato gli ultimi bocconi di vita in maniera forte e consapevole. Intendetemi: io penso che qualsiasi vita resti degna di essere vissuta anche nelle condizioni più estreme. Ma siamo noi e solo noi a dover scegliere".
L'affetto per chi ha lottato insieme a lei
La battaglia di Laura per ottenere un fine vita dignitoso è stata condivisa da tante persone che non si sono mai tirate indietro e che accanto a lei, hanno avuto il coraggio e la compassione di guardare in faccia l'abisso spaventoso della sofferenza.
"Alle persone che resteranno senza un saluto oltre che le mie scuse va un abbraccio fortissimo. È impossibile enumerare tutti i volti che hanno riempito la mia vita. Fate conto che io vi stia salutando e abbracciando. La mia vita è stata piena anche grazie a voi".
"La mia famiglia d’origine: papà Renato, mamma Gabriella, mia sorella Elena, mio nipote Matteo; tutti i parenti; Laura, Chiara e le amiche storiche di una vita, tutti gli amici, i colleghi e i conoscenti, i compagni di malattia, i compagni di attivismo, tutti coloro con cui ho condiviso un pezzo di strada. La mia amata Perugia. I miei medici, le mie palliativiste, i miei fisioterapisti, un grazie particolare a Daniela per avermi dato negli anni gli strumenti per combattere. Le mie assistenti, la mia seconda famiglia in quest’ultimo tratto. La politica quella buona, Fabio e Vittoria, i giornalisti amici, come le due Francesca; chi mi ha aiutato; il vescovo Ivan, un amico speciale col quale mi sono intrattenuta in più di una chiacchierata sulla vita e la morte".
Il ringraziamento all'Associazione Luca Coscioni e il monito
Imprescindibile nel percorso che l'ha condotta ad ottenere il suicidio medicalmente assistito è stata l'Associazione Luca Coscioni, il punto di riferimento in Italia per le battaglie sul fine vita.
"Ho potuto vincere la mia battaglia - scrive ancora Laura - solo grazie agli amici dell’Associazione Luca Coscioni, seguiteli e seguite i diritti e le libertà individuali, mai così messi a dura prova come oggi".
L'Italia, conclude, corre il rischio concreto di una pericolosa inversione di marcia sui diritti. "Sul fine vita sento uno sproloquio senza fine, l’ingerenza cronica del Vaticano, l’incompetenza della politica. Il disegno di legge che sta portando avanti la maggioranza è un colpo di mano che annullerebbe tutti i diritti. Pretendete invece una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni. Esercitate il vostro spirito critico, fate pressione, organizzatevi e non restate a guardare, ma attivatevi, perché potrebbe un giorno riguardare anche voi o i vostri cari".
"Ricordatemi come una donna che ha amato la vita".