Tra i siti archeologici in Umbria ci sono, di sicuro, tante bellezze da non perdere per chi ama la cultura, con un tuffo nel passato. Nello stand della Regione Umbria alla Borsa Internazionale di Milano, presentato “Tiber Pallia – Immersive discoveries”, il progetto immersivo e multimediale che esalta cinque importanti siti di epoca etrusca e romana: la Necropoli di Crocefisso del Tufo e gli scavi di Campo della Fiera a Orvieto, Coriglia a Castel Viscardo, la necropoli di Vallone San Lorenzo a Montecchio e la villa di Poggio Gramignano a Lugnano in Teverina.
I visitatori potranno riscoprire la storia del territorio attraverso esperienze immersive tra passato e presente. Semplicemente indossando gli smartglass o utilizzando la webapp fruibile su tutti i device – pc, tablet e smartphone – si accederà a visite virtuali e in realtà aumentata che ricostruiscono gli insediamenti di un tempo. Ecco un’analisi al dettaglio dei siti.
Necropoli di Crocefisso del Tufo
La necropoli etrusca del “Crocifisso del Tufo“ è situata alla base della rupe di Orvieto, che raggiunse la sua massima estensione tra la metà del VI secolo a.C. e la metà del secolo successivo. Il suo nome è dovuto alla vicina chiesa rupestre (appena al di sopra delle tombe) dove è presente un crocifisso scolpito nel tufo. Le tombe sono del tipo “a camera” e destinate a singoli nuclei familiari. Sull’architrave di ogni tomba della necropoli si può ancora leggere il nome della famiglia etrusca ivi sepolta. Tutti gli oggetti ed i vasi ritrovati in questa necropoli sono esposti nei musei della città di Orvieto.
Sul versante opposto della rupe, in zona perimetrale, si trova anche l’altra Necropoli Santuario etrusco della Cannicella e gli scavi effettuati negli anni in quest’area hanno portato alla luce una statua di fattezze femminili denominata la “Venere di Cannicella”.
Giorgio Rocca, responsabile della Necropoli di Crocefisso del Tufo, ha evidenziato l’importanza del progetto: “Questo permetterà di raccontare il territorio di Orvieto sia sul piano sincronico che diacronico, mostrando il suo sviluppo storico”.
Scavi di Campo della Fiera a Orvieto
Da oltre vent’anni Orvieto è al centro di indagini archeologiche che hanno reso famoso il sito di Campo della Fiera, poche centinaia di metri dall’imponente rupe tufacea su cui sorge la città.
Le ricerche sono dirette da Simonetta Stopponi e condotte dall’Associazione Campo della Fiera, affiancata da un’équipe dell’Università di Foggia guidata da Danilo Leone, con il sostegno finanziario della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.
Campo della Fiera è un sito straordinario, frequentato a partire dall’epoca etrusca per più di duemila anni, dal VI sec. a.C. al XVII secolo, e che continua a riservare scoperte e informazioni preziose. Riscoperto un vasto santuario, del quale restano il podio in opera quadrata in tufo (VI-IV secolo a.C.) e il pavimento in signino di una fase successiva di epoca romana (II secolo a.C.).
Coriglia a Castel Viscardo
Il Sito Archeologico di Coriglia deve la sua identità all’antico nome “Goriglia” con cui è indicato infatti fin dal 1883 nella Cartografia dell’Istituto Geografico Militare “IGM” per poi acquisire il nome attuale di Coriglia con il significato di “Piccole Gore” per la Raccolta Idrica.
La scoperta della mansio di Coriglia arricchisce ulteriormente il patrimonio storico e archeologico della regione. Le mansiones, stazioni di sosta per i viaggiatori dell’antica Roma, erano, infatti, fondamentali per il sistema di viabilità dell’Impero, offrendo riparo e ristoro lungo le principali vie di comunicazione.
“La mansio – spiega Silvia Simonetti, l’archeologa responsabile degli scavi – fu attiva dalla fine del secondo secolo a.C. fino alla metà del quarto secolo d.C. Si sviluppa su un terrazzamento artificiale affacciato sulla valle del fiume Paglia e distante in linea d’aria poco più di 600 metri dall’attuale alveo”.
Necropoli di Vallone San Lorenzo a Montecchio
La necropoli pre-romana del Vallone di San Lorenzo, a circa 5 km da Montecchio, si estende in un luogo coperto da folti boschi di elci e da fitte ginepraie. Si tratta di un territorio che in età preromana era occupato da diversi villaggi di cui, quello più importante, si sviluppava sull’altura di Copio, che domina la zona.
Si possono visitare sono cinquanta tombe a camera, scavate direttamente nella roccia naturale, a cui è possibile accedere attraverso un breve dromos, cioè un corridoio a cielo aperto. I sepolcri hanno camere singole o doppie in cui il secondo ambiente, spesso di ridotte dimensioni, era destinato esclusivamente alla deposizione di oggetti di corredo. Nel primo vano invece veniva deposto il corpo del defunto.
Alcune tombe, a differenza delle altre, sono scavate nel terreno naturale e si trovano all’esterno delle camere principali, lungo i corridoi o in corrispondenza degli ingressi: si tratta di sepolture a fossa, destinate solo ai bambini.
Villa di Poggio Gramignano a Lugnano in Teverina
La villa di Poggio Gramignano, infine, sorge sulla sommità di un poggio, in posizione dominante rispetto alla valle del Tevere, dove un saggio di scavo, condotto nel settembre 1984 e ripreso nel 1988, ha individuato in questa zona i resti di una villa rustica di epoca romana.
Le strutture messe in luce risalgono all’impianto databile verso la metà-ultimo quarto del I sec. a.C., dotato di una struttura architettonica molto articolata con una estensione di circa 2000mq e rispondente al modello della ‘villa perfecta’, teorizzato da Varrone.
Alessandro Dimiziani, sindaco di Lugnano in Teverina, ha sottolineato l’importanza del progetto per il comune, che viene inserito nella rete dei siti archeologici dell’Orvietano-Amerino. Il sito di Poggio Gramignano, in collaborazione con l’Università di Tucson, ospiterà una nuova campagna di scavi quest’anno, e il progetto immersivo contribuirà a promuovere il territorio.