I recenti scavi archeologici di Coriglia, nel comune di Castel Viscardo, a pochi chilometri da Orvieto in provincia di Terni, hanno riportato alla luce una stazione di sosta di epoca romana.
La cosiddetta ‘mansio’, segnalata anche nell’antica Tabula Peutingeriana, consisterebbe in una vasta zona di accoglienza e di ricovero per mezzi e animali. La sua struttura conferma che si trattasse proprio di una stazione di sosta al centro di una cruciale viabilità sia terrestre, rappresentata dalla via Cassia e dalla via Traiana Nova, sia fluviale, costituita dal fiume Paglia, in vita dalla fine del secondo secolo avanti Cristo fino alla metà del quarto secolo dopo Cristo.
Scavi a Castel Viscardo, la scoperta
“Si sviluppa su un terrazzamento artificiale affacciato sulla valle del fiume Paglia e distante in linea d’aria poco più di 600 metri dall’attuale alveo” spiega Silvia Simonetti all’Ansa, mostrando in anteprima la stazione di sosta romana scoperta a Coriglia, nel territorio orvietano. L’archeologa Simonetti, infatti, è colei che segue i lavori di scavo, affidati al Comune di Castel Viscardo in regime di concessione ministeriale e in accordo con la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Umbria.
“La mansio di Coriglia – illustra l’esperta – offriva ai viaggiatori la possibilità di rigenerarsi in vasche da cui sgorgavano acque sulfuree ed è ben testimoniata dalla Tabula Peutingeriana, una pergamena itinerario simile alle odierne mappe stradali, copia del 13/o secolo di una carta in cui erano riconoscibili le principali infrastrutture viarie della tarda romanità”.
Oltre alla ex stazione di sosta, gli stessi scavi archeologici di Coriglia hanno restituito oltre 350 antiche monete. Particolarmente significativo, tra i ritrovamenti che si sono succeduti in 17 anni di scavi “è un anello con la scritta Roma, appartenuto probabilmente a qualche facoltoso dell’epoca” fa sapere, ancora, l’archeologa Silvia Simonetti.
Tra i reperti custoditi nel museo di Castel Viscardo, inoltre, si contano anche diverse terrecotte, insieme agli arredi architettonici degli impianti termali e intonaci dipinti. Non solo, dagli scavi sono infine emersi reperti di epoca etrusca che stanno a testimoniare come questo sito, prima dell’età imperiale, fosse già conosciuto e vissuto.
Sindaco Longaroni: “Un’area dal forte valore storico”
“Siamo in presenza di una scoperta che dà un grande valore aggiunto al nostro territorio già ricco di reperti archeologici”: è quanto dichiara, in riferimento agli scavi archeologici di Coriglia, Daniele Longaroni, il sindaco di Castel Viscardo, dove è venuta alla luce la mansio romana.
“Gli scavi di Coriglia – ricorda il sindaco con l’Ansa – vanno avanti da ben 17 anni, ma già nella metà degli anni Novanta erano affiorati i primi reperti. Fino a un paio di anni fa si pensava che i resti appartenessero a una villa romana, poi le ultime campagne di scavo hanno riportato alla luce nuove porzioni di muratura che hanno dirottato l’interpretazione del sito archeologico verso quella che era una stazione di sosta”.
“Il nostro obiettivo – aggiunge il primo cittadino – è quello di dare continuità agli scavi e quindi continuare l’indagine su un’area che sta assumendo una grande importanza storica. La mansio romana si va ad aggiungere alla necropoli etrusca delle Caldane e insieme costituiscono un polo archeologico di grande valore per il nostro comune e per tutto il territorio orvietano”.
Compresa nel Parco Archeologico e Ambientale dell’Orvietano (PAAO), la necropoli delle Caldane si estende in un’area boscosa a nord-ovest di Castel Viscardo, nella valle del fiume Paglia. In luce dal 1986, è costituita da tombe a camera di modeste dimensioni, scavate nella roccia e precedute da un breve corridoio d’accesso denominato ‘dromos’. Ritrovate in parte già manomesse, le tombe intatte contenevano ceramiche dipinte di produzione orvietana, buccheri, ma anche oggetti in metallo, come uno specchio etrusco in bronzo, inciso con raffigurazioni mitologiche. La necropoli risale per gran parte alla seconda metà del VI secolo a.C.