Non sembra essere l'annegamento la causa principale del decesso. È questo, in sintesi, il dato che ridisegna l’inchiesta sulla morte di Anton Lyubeev, 27 anni, cittadino russo con passaporto estone, caduto nel lago Trasimeno il 19 settembre durante una gita con due amici e ritrovato senza vita cinque giorni dopo nelle acque di Borghetto di Tuoro.
L’autopsia ha infatti evidenziato un violento trauma cranico e lesioni al collo e al torace compatibili con il contatto con l’elica. Elementi che spingono la Procura di Perugia a battere in profondità la pista dell’incidente, ma con verifiche a 360 gradi su dinamica, responsabilità e rispetto delle norme di navigazione.
Il riscontro medico-legale, pur non potendo attestare con certezza la morte per affogamento, indica un quadro traumatico decisivo: un colpo alla testa compatibile con l’urto contro la chiglia o una parte rigida del natante e ferite lineari su collo e torace riconducibili alle pale del motore. In attesa degli esiti istologici e tossicologici — indispensabili per chiarire lo stato psico-fisico del giovane al momento della caduta e la sequenza temporale di lesioni e immersione — la ricostruzione si concentra su cosa sia accaduto nell’istante in cui Lyubeev avrebbe perso l’equilibrio a prua, urtando lo scafo e finendo in acqua.
Il quadro emerso dall’autopsia non chiude alla tesi dell’incidente, ma la obbliga a essere sostenuta da riscontri tecnici puntuali sulla cinematica e sull’eventuale coinvolgimento diretto dell’elica.
Per sciogliere tutti i nodi, la Procura ha disposto nuovi accertamenti sul gommone. Il mezzo, sequestrato fin da subito, è stato passato al setaccio dai carabinieri del Raggruppamento Investigazioni Scientifiche: impiegato il luminol per evidenziare tracce biologiche non visibili, prelevati campioni su scafo ed elica alla ricerca del DNA della vittima, eseguiti rilievi tecnici per verificare stato e posizionamento delle dotazioni di sicurezza, eventuali danneggiamenti compatibili con urti e il regime di rotazione del motore in relazione alla manovra descritta.
La direzione degli inquirenti resta quella di un omicidio colposo in ambito nautico, ma gli approfondimenti servono a escludere condotte alternative — omissioni, imprudenze rilevanti o manovre non conformi — che potrebbero aggravare il quadro accusatorio.
Nel fascicolo aperto su Anton Lyubeev con l’ipotesi di omicidio nautico — figura speculare all’omicidio stradale per i sinistri in acqua — è iscritto l’amico 29enne della vittima, cittadino estone residente a Roma, che era al timone quando Lyubeev è caduto. La sua posizione è al vaglio: si dovrà stabilire se la condotta di guida, la velocità, la distanza di sicurezza dall’uomo in acqua e l’eventuale spegnimento o meno del motore siano state adeguate e conformi al regolamento di navigazione lacustre.
A bordo c’era anche una giovane ragazza saudita, conoscenza maturata durante un viaggio precedente: al momento non è indagata e la sua presenza rileva come testimone per la scansione dei tempi e dei movimenti a bordo. Dai primi riscontri investigativi, l’ipotesi di partenza è che Anton Lyubeev, seduto o sbilanciato verso la prua del gommone, sia scivolato battendo la testa e sia stato poi investito dal natante, riportando lesioni compatibili con il contatto con l’elica.
Le prossime settimane saranno scandite da tre cluster di accertamenti. Primo: gli esami istologici e tossicologici, che dovranno dire se il giovane avesse assunto alcol o sostanze e se le lesioni siano anteriori o successive all’ingresso in acqua, ricostruendo la finestra temporale del decesso. Secondo: i raffronti biologici sul gommone — in particolare sull’elica — per confermare il contatto con la vittima e il verso dell’impatto. Terzo: l’analisi della dinamica di navigazione (direzione, velocità, manovre di emergenza attuate o omesse), alla luce delle testimonianze e di eventuali dati tecnici.
Solo un quadro coerente potrà consolidare la tesi dell’incidente o, al contrario, suggerire profili di responsabilità più marcati. Intanto il lago Trasimeno, da sfondo di una gita tra amici, è diventato scena di un’indagine complessa in cui scienza forense e regole della sicurezza navigano fianco a fianco per dare risposta a una domanda semplice e cruciale: cosa è realmente accaduto in quei secondi decisivi.