“La Proietti si rimangia il lotto unico e si giustifica. Ai nuovi amministratori manca il senso del ridicolo”.
È una stoccata frontale quella che Enrico Melasecche, capogruppo della Lega in Consiglio regionale dell’Umbria, assesta alla presidente della Giunta regionale Stefania Proietti, all’indomani della comunicazione ufficiale della Regione sulla gara per l’affidamento del Trasporto Pubblico Locale. Una decisione – quella di mantenere la suddivisione in quattro lotti – che per l’ex assessore regionale ai trasporti rappresenta non solo una marcia indietro clamorosa rispetto agli impegni presi in campagna elettorale, ma anche l’ennesimo segnale di un’impostazione politica che, a suo dire, “difetta di trasparenza, coerenza e credibilità”.
Il comunicato di replica segue le dichiarazioni della presidente Stefania Proietti e dell'assessore ai trasporti De Rebotti, che ieri erano state raccontate da Tag24 Umbria, i quali che avevano diffuso una lunga nota dove viene illustrata la posizione dell’attuale amministrazione.
Il capogruppo leghista ed ex assessore ai trasporti della giunta Tesei evidenzia i forti rischi economici per la Regione. "Passano i mesi inesorabilmente - afferma - e la scadenza del giugno 2026 in cui sarebbe dovuto avvenire lo scambio fra i vincitori della gara in corso e gli attuali gestori incombe in modo drammatico, considerato che almeno dieci milioni complessivamente costerebbe alle tasche degli umbri il danno dovuto al rinvio di un anno, pagato con la stangata fiscale in corso e con la Corte dei Conti ben poco disposta a farsi prendere in giro”.
Per Melasecche, il rinvio è da ricondurre a promesse elettorali disattese. “L’imbarazzo che corrode la sinistra è costituito dalle promesse fatte in campagna elettorale dalla Proietti, insieme alla FILT CGIL e alla FAISA CISAL - sostiene l'ex assessore leghista - prendendo in giro lavoratori e cittadini, dando loro a credere, in modo abbastanza cinico, che avrebbero rivisto la gara portandola al lotto unico per non disturbare il gestore attuale”.
“Anche le pietre di Corso Vannucci sapevano che la gara non poteva avvenire con lotto unico e che in tutti questi anni i lotti sono stati tre e non uno. Ma la FILT CGIL pur di giustificare quella grande bugia e per evitare di farsi prendere a schiaffi dai lavoratori a cui ha imposto ben otto scioperi, facendo rimettere loro stipendio e danneggiando i cittadini, ha illuso i lavoratori. Ed oggi fa la vittima, dando la colpa alla Proietti di aver illuso tutti in un gioco delle parti abbastanza misero”.
Melasecche ricostruisce le tappe che, a suo avviso, hanno portato alla situazione attuale, puntando il dito contro la sinistra e rivendicando l’azione svolta durante il suo mandato da assessore. L’efficienza del sistema dei trasporti, afferma, si raggiunge solo nel rispetto della legge, attraverso una gara seria e criteri di concorrenzialità che, pur non esasperati, siano reali. Ricorda come per oltre quindici anni, sotto la gestione della sinistra e con il PD in posizione dominante, si sia proceduto per atti d’obbligo, generando una voragine di debiti. In quel contesto, l’unico gestore privato avrebbe elargito solo briciole alle piccole cooperative e ditte locali, che – secondo Melasecche – si sarebbero adagiate su un sistema garantito dalla vecchia politica.
“La privatizzazione, va ricordato, la fece la Marini che, disperata dalla situazione fallimentare in cui la sinistra aveva portato il TPL, impossibilitata persino a pagare gli stipendi, cedette il ramo gomma ai tre gestori dei tre lotti con l’unico socio di maggioranza che ammiccava al sistema partitico e sindacale garantendogli il proprio spazio”.
A suo giudizio, tutto ciò si svolgeva in un contesto poco trasparente, con relazioni sindacali dominate dalla FILT CGIL, che deteneva la maggioranza delle tessere e assicurava la cosiddetta "pace sindacale". Il trasporto pubblico era, secondo lui, fortemente arretrato: l’evasione alta, le tecnologie minime, il parco autobus obsoleto e inquinante, con mezzi a gasolio talmente fragili da richiedere un numero eccessivo di riserve nei depositi, con una manutenzione frequente e costosa.
Melasecche ricorda infine come Umbria Mobilità, nel 2019, fosse "una società totalmente decotta, con 50 milioni di debiti da saldare ad una decina di banche, con cui sono dovuto intervenire personalmente per conseguire un accordo doloroso pur di non portare i libri in tribunale e farne dichiarare il fallimento, ipotesi questa che da un punto di vista politico avrebbe portato anche un dividendo di consensi ma che con senso di alta responsabilità abbiamo scientemente evitato di percorrere”.
Secondo Melasecche, l’Umbria era ostaggio di un sistema partitico-sindacale che aveva generato inefficienza, debiti e relazioni opache, tanto da essere oggetto di rilievi da parte della Corte dei Conti e di indagini della Procura della Repubblica di Terni, poi archiviate per prescrizione, nonostante reati che la Guardia di Finanza avrebbe ritenuto gravi.
Chi ha lavorato con me può guardare in viso tutti gli umbri perché la bontà dell’impostazione riformatrice da noi introdotta, il rigore morale e la tutela degli interessi pubblici da noi perseguita, la modernizzazione del servizio ancora in corso ma da noi ben avviata sono a testimoniare un cambio di passo chiaro e forte”.
Melasecche conclude affermando che non verranno fatti sconti a chiunque tenti di riportare il Trasporto Pubblico Locale a logiche di conservatorismo.“Invitiamo pertanto tutti i cittadini- conclude - ad osservare quanto sta avvenendo perché non avendo fatto sconti a noi stessi nel corso della precedente legislatura non possiamo permetterci il lusso di farli a coloro che si permettessero di tornare al consociativismo di basso profilo, distruttivo di valori e di valore, che la sinistra ci ha lasciato cadendo un anno prima rispetto alla normale scadenza elettorale”.