"Fermiamo questa brutta legge-truffa demenziale. Se per il TPL ci sarà più di un gestore, andremo al fallimento". Con queste parole, il sindaco di Terni Stefano Bandecchi, entra a gamba tesa nel dibattito sulla gara per l’affidamento del trasporto pubblico locale in Umbria, prevista su cinque lotti. Lo fa condividendo pubblicamente su Instagram le critiche sollevate da Filt Cgil e Faisa Cisal, che hanno accusato la Regione di proseguire, senza reali modifiche, sulla strada tracciata dalla precedente amministrazione.
Nel mirino, l’assetto multi-lotto del bando, ritenuto da una parte delle organizzazioni dei lavoratori inadatto a garantire efficienza, tenuta occupazionale e qualità del servizio. Posizione che ha trovato l'appoggio inatteso di Bandecchi, che aggiunge anche considerazioni politiche: "Questa giunta di sinistra, non riesce ad essere d'accordo nemmeno con i sindacati di sinistra".
“I trasporti urbani ed extraurbani in Umbria debbono essere gestiti da un solo gestore”, dichiara Bandecchi in un video diffuso online. “Con una popolazione di circa 850mila persone, frammentare il servizio significa garantirne il fallimento. Sui servizi urbani ed extraurbani fermiamo lo scempio della Giunta regionale. I servizi già scadenti diventeranno inaccettabili. Con meno di 400mila utenti non possono esserci economie di scala. Anzi, questo numero è considerato accettabile solo per garantire la sopravvivenza, l'equilibrio minimo dei servizi. La Giunta Regionale sta sbagliando. Senza il coinvolgimento dei sindaci si rischiano scelte prive di fondamento territoriale. Devono ascoltarci”.
Parole nette, che hanno trovato una reazione altrettanto diretta da parte di Cristian Di Girolamo, segretario regionale Faisa Cisal: “Sindaco, siamo felici del suo ripensamento. Due anni fa, quando chiedemmo un incontro, ci fu mandato l’assessore e non ci fu seguito. Ora che la politica si accorge delle nostre ragioni, possiamo guardare con maggiore fiducia al futuro”.
Nei mesi scorsi proprio i sindacati avevano incontrato l'attuale assessore ai trasporti Francesco De Rebotti (PD) chiedendo di attuare la "soluzione del “lotto unico” accompagnato da una "clausola sociale rafforzata rappresenti la strada più sicura per garantire la stabilità occupazionale". Le aperture formulate allora dall'assessore non devono aver avuto il seguito sperato, se ieri in conferenza stampa i segretari di Cgil e Faisa Cisal hanno accusato la giunta di Palazzo Donini di avanzare "proposte da Pulcinella".
Se per Bandecchi quella bandita dalla precedente giunta di centrodestra era una gara sbagliata, con l'errore reiterato oggi anche dalla sinistra, c'è invece chi - proprio dai banchi della passata amministrazione - difende la procedura. Richiamando le ragioni tecniche che sono alla base della gara-multilotto.
L’ex assessore regionale ai trasporti Enrico Melasecche era intervenuto con un lungo comunicato alla vigilia dell'incontro tra De Rebotti e i sindacati per difendere la gara (con 13 manifestazioni di interesse e 10 offerte ammesse dalla Regione). E in termini duri e dettagliati aveva ricostruito le origini della crisi del trasporto pubblico locale in Umbria. Evocando un “romanzo giallo” fatto di omissioni, scelte politiche discutibili e indagini giudiziarie.
Al centro delle sue accuse, la gestione pregressa di Umbria Mobilità, nata dalla fusione di quattro società e successivamente privatizzata, tra inchieste, retribuzioni elevate e fatturazioni gonfiate. Melasecche ricorda come solo nel 2019, sotto la giunta Tesei, sia stata avviata una riforma strutturale volta a ridurre gli sprechi, risanare i conti e riportare legalità e trasparenza nella gestione del servizio.
L'ex assessore leghista aveva ricordato come la "gara fosse stata sollecitata dalla Corte dei Conti, che ha sempre spinto per il ritorno alla trasparenza”. Nel mirino di Melasecche anche le promesse elettorali avanzate da Stefania Proietti, accusata di voler “ricominciare la gara dall’inizio impostandola su un unico lotto”, un’opzione già bocciata da altre autorità regolatorie in contesti simili e in barba al decreto sui costi standard. Duro anche l’attacco ad alcuni sindacati che, a suo dire, “si vantano di aver indetto ben otto scioperi per bloccare la gara”. “La gara va completata”, aveva concluso nel suo intervento, “senza che qualcuno ne vizi il risultato, come accadde vent’anni fa con gravissime interferenze passate tristemente alla storia di questa regione”.