24 Jun, 2025 - 21:00

Terni, il Sappe chiede di sfollare i detenuti e chiudere la sezione H del carcere

Terni, il Sappe chiede di sfollare i detenuti e chiudere la sezione H del carcere

La rivolta dei giorni scorsi nel carcere di Terni continua a far parlare. La protesta, come anche nella casa circondariale di Spoleto, si era verificata nelle ali di media sicurezza. Il Sappe chiede provvedimenti urgenti, come lo sfollamento dei detenuti e l’immediata chiusura della Sezione H del reparto di Media Sicurezza della Casa Circondariale di Terni e la riapertura del Provveditorato Regionale di Perugia. 

Terni, rivolte nel carcere: il Sappe chiede misure urgenti

Dopo la richiesta dei giorni scorsi, il Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) torna a tuonare chiedendo "l’immediata chiusura della sezione H del reparto di media sicurezza".

"Già ben prima degli ultimi gravi eventi verificatisi in data 20 giugno 2025 - si legge nella nota a firma del segretario generale del Sappe, Donato Capece - quando è scoppiata una violenta rivolta dei detenuti, il Sappe aveva più volte sollecitato, con precise e documentate segnalazioni, interventi mirati e urgenti al Provveditorato di Firenze e al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. La situazione segnalata riguardava principalmente l'impossibilità oggettiva del personale di Polizia Penitenziaria a fronteggiare adeguatamente la gestione di detenuti con problematiche psichiatriche, aggressivita incontrollata e tendenze violente, sistematicamente trasferiti negli istituti umbri. Purtroppo, le nostre segnalazioni non solo sono rimaste inascoltate ma la situazione si e progressivamente aggravata, mettendo a serio rischio l'incolumità e la salute psicofisica degli agenti".

Le richieste del Sindacato

Capece ricorda che "durante la recente visita ispettiva effettuata in data 20 giugno dalla delegazione SAPPE, i segretari Loreno Scierna e Romina Raggi hanno rilevato condizioni di devastazione totale degli ambienti, in aperta violazione delle norme sulla sicurezza e sulla salubrità dei luoghi di lavoro previste dal D.Lgs 81/2008".

Sempre nella nota, viene riportato quanto riscontrato nella struttura: "Distruzione completa dell’impianto elettrico e illuminazione con la compromissione del sistema di videosorveglianza e apertura automatizzata delle camere detentive; gravi danni agli impianti di riscaldamento e climatizzazione; danneggiamento esteso e non riparabile dell’impianto antincendio; devastazione del box agenti e degli infissi; cancelli e scale gravemente danneggiati; entrambi gli ascensori inagibili".

"Si sollecita - conclude il sindacato - con massima urgenza un intervento concreto per accelerare la riapertura stessa. Tale riapertura rappresenta un elemento strategico essenziale per contrastare e limitare efficacemente l'afflusso continuo e massiccio di detenuti problematici nelle carceri umbre, fenomeno che ormai appare incontrollato e insostenibile per il personale della Polizia Penitenziaria".

La rivolta nel carcere di Terni

La protesta del 16 giugno, nel carcere di Terni, aveva interessato le sezioni G e H, entrambe dedicate alla media sicurezza. Alcuni detenuti avevano danneggiato telecamere di sorveglianza, distrutto arredi e appiccato incendi all’interno dei reparti. Le fiamme, il caos e la distruzione avevano reso necessario l’invio di rinforzi e il blocco temporaneo dell'accesso all’area.

La rivolta si era incendiata quando un detenuto con problemi psichiatrici, esasperato dal guasto delle docce, aveva aggredito un agente di polizia penitenziaria. Subito dopo si era diffusa tra i reclusi la voce di un intervento troppo brusco da parte degli agenti per calmarlo, e decine di detenuti delle sezioni H e G avevano dato il via a una protesta violenta. I rivoltosi avevano distrutto telecamere di sorveglianza e arredi, e dato fuoco a materassi e letti. 

Dopo alcune ore di caos, la polizia penitenziaria, coadiuvata da unità speciali, era riuscita a ricondurre tutti i rivoltosi nelle celle. Il bilancio finale contava tre agenti feriti, uno dei quali con lesioni che hanno richiesto punti di sutura. Quasi in contemporanea si erano verificati disordini anche nel carcere di Spoleto, originati da proteste sul vitto (in particolare la frutta), lì sedati senza gravi conseguenze.

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Emanuele Landi
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