Un ultimatum esplicito: “Non c’è più tempo”, dichiarano le Rsu e le sigle sindacali del Polo di Mantenimento delle Armi Leggere di Terni, in una lettera aperta indirizzata alla IV Commissione Difesa. Nella giornata di ieri la delegazione parlamentare ha ascoltato le criticità che minacciano la sopravvivenza dell’ente - organico dimezzato, perdita di know-how, concorsi bloccati-– e le rivendicazioni per invertire la rotta: rinnovamento, investimenti mirati e salvaguardia accurata dell’identità storico-industriale.
Roberto De Cesaris, coordinatore delle Rsu, ha illustrato ai parlamentari i numeri più preoccupanti: la pianta organica di 384 dipendenti civili è scesa a circa 200 unità, con una carenza del 48%, nonostante i concorsi del 2022–2023. E il più recente bando del 2024 resta un’incognita: “dopo esattamente un anno, non si conoscono ancora le date degli esami”.
Questa situazione ha provocato una vera e propria emorragia di competenze maturate in oltre 40 anni di attività: tecnici specializzati, quadri direttivi e personale amministrativo sono oggi ridotti al minimo, sovraccaricati da incarichi multipli e responsabilità aggiuntive. Una perdita che i sindacati definiscono “devastante per i settori tecnici e amministrativi”, con rischi diretti sulla capacità produttiva e sulla sicurezza operativa.
Le organizzazioni sindacali chiedono un piano straordinario immediato di assunzioni di personale civile, tecnico e amministrativo – sia assistenti che funzionari – con coperture nella legge di bilancio 2026 e una revisione della legge 244/2012, che impone tagli ormai considerati insostenibili nel quadro geopolitico attuale.
Parallelamente, il potenziamento delle commesse per la riparazione delle armi, la produzione di ricambi e l’allestimento di equipaggiamenti potrebbe, insieme ai programmi di formazione già avviati e al trasferimento di conoscenze dai lavoratori più esperti ai nuovi assunti, restituire al Polo la centralità strategica che ha sempre avuto.
“Gli sforzi messi in campo dalla Direzione del Pmal e dal Capo di Sme - scrivono i sindacati - attraverso la ricerca di personale e la riassegnazione di commesse, accompagnati da interventi strutturali, potrebbero consentire all’ente di assolvere alla propria mission e riprendere il ruolo strategico che da 150 anni ricopre”.
Nella visione dei sindacati, il futuro del Polo passa anche da un ampliamento della sua mission interforze, con aperture verso altre forze armate, corpi dello Stato, poli universitari e in parte il mercato privato.
“Potrebbe costituire una proficua intuizione implementare il ruolo dell’ente ternano in un contesto di servizio ‘interforze’, vista la platea di utenti che già vi fanno riferimento e le sue enormi potenzialità in termini di offerta tecnica”, si legge nella lettera.
Un modello che punta a valorizzare la capacità produttiva, evitando esternalizzazioni e sfruttando appieno le competenze interne e le infrastrutture già presenti.
A fine giugno, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Carmine Masiello, ha effettuato una visita ufficiale al Polo di Mantenimento delle Armi Leggere, accolto dal brigadier generale Francesco Nasca. L’ispezione ha interessato le linee di rigenerazione dei fucili, i magazzini a tracciamento avanzato e le aree di manutenzione specializzata, confermando il ruolo del sito come unico centro interforze in Italia per la logistica delle armi leggere.
Durante la giornata, Masiello ha partecipato a briefing tecnici e al tradizionale “Caffè con il Capo”, un momento di confronto diretto con il personale civile e militare. Nel corso della visita ha rimarcato come “il contributo silenzioso ma cruciale di questa struttura rappresenti il cuore dell’efficienza difensiva della nazione”, prima di firmare l’Albo d’Onore presso la Raccolta Tecnica.
Un riconoscimento che, pur nella sua formalità, rafforza la percezione della centralità strategica del Polo ternano e del valore delle sue competenze in un contesto operativo sempre più complesso, saldando il messaggio sindacale con il più alto livello della catena di comando militare.