10 Jun, 2025 - 20:15

Terni, omicidio Bruschini: condannato a 13 anni e 8 mesi l’aggressore

Terni, omicidio Bruschini: condannato a 13 anni e 8 mesi l’aggressore

Arriva la sentenza per l’aggressione mortale all’imprenditore Luca Bruschini, avvenuta a Terni lo scorso anno. Il tribunale di Terni ha condannato a 13 anni e 8 mesi di reclusione Osiel Mancha Pereira, 48 anni, originario di Cuba, riconosciuto colpevole dell’omicidio di Bruschini. La decisione è giunta con rito abbreviato e tiene conto del vizio parziale di mente riscontrato sull’imputato nel corso delle indagini. 

Chi era Luca Bruschini, l’imprenditore ucciso a Terni

Luca Bruschini era originario di Spoleto ma operava a Terni, dove aveva fondato e dirigeva la Ternicolor, azienda specializzata in vernici e materiali per la carrozzeria. Molto conosciuto nell’ambiente imprenditoriale locale, Bruschini era considerato un professionista affidabile e stimato.

Aveva avuto contatti professionali anche con il suo futuro aggressore: Osiel Mancha Pereira aveva svolto alcuni lavori per la Ternicolor, come collaboratore esterno a partita IVA, per circa nove mesi tra il 2023 e l’inizio del 2024. Il loro rapporto professionale si era interrotto poco prima dell’aggressione, ma non erano emerse tensioni evidenti.

L’aggressione del 16 febbraio 2024 nella zona industriale di Terni

La vicenda ha origine la sera del 16 febbraio 2024, quando Bruschini fu vittima di una brutale aggressione nei pressi della sua azienda in via Natta, nella zona industriale Polymer di Terni. Secondo la ricostruzione, l’assalitore lo colpì con un’arma da taglio, mai ritrovata, probabilmente un machete. Le ferite riportate furono immediatamente giudicate gravissime dai soccorritori. Dopo il gesto, Mancha Pereira si consegnò spontaneamente ai carabinieri, raccontando di aver avuto un “blackout mentale” e di ricordare solo il sangue. Bruschini fu ricoverato d’urgenza e rimase in coma per oltre quattro mesi, fino alla morte sopraggiunta il 26 giugno 2024.

Perché Osiel Mancha Pereira è stato ritenuto seminfermo di mente

Sin dalle prime indagini, è emersa la necessità di una valutazione psichiatrica dell’imputato. Mancha Pereira aveva raccontato di sentirsi perseguitato dai colleghi, convinto di essere vittima di complotti e sabotaggi. In passato, aveva presentato 17 denunce infondate in dieci anni contro vicini e conoscenti. Gli inquirenti hanno ipotizzato che l’aggressione fosse frutto di una visione distorta della realtà, non riconducibile a un movente concreto. L’assenza di litigi recenti o motivazioni economiche ha ulteriormente rafforzato la tesi di un gesto maturato in un contesto di squilibrio mentale.

Cosa ha stabilito la perizia psichiatrica sull’imputato

Una perizia eseguita dal professor Stefano Ferracuti ha accertato un vizio parziale di mente: disturbi deliranti di tipo persecutorio, ma con sufficiente lucidità per affrontare il processo. Il perito ha concluso che l’uomo era capace di intendere e volere, seppur in misura ridotta. Il tribunale ha dunque riconosciuto la capacità di intendere e volere solo in parte integra, accogliendo le attenuanti ma confermando la responsabilità penale. La perizia è stata svolta in incidente probatorio e ha avuto un ruolo centrale nella determinazione della pena.

Il processo con rito abbreviato e il ruolo della famiglia Bruschini

Il giudizio si è svolto con rito abbreviato, richiesto dalla difesa e accettato dal gip Barbara Di Giovannantonio. Questa modalità processuale ha garantito uno sconto di pena pari a un terzo. In aula erano presenti i familiari di Bruschini, assistiti dagli avvocati Attilio e Daniele Biancifiori, che si sono costituiti parte civile.

Il pubblico ministero Marco Stramaglia ha ricostruito l’intera vicenda e ha richiesto 13 anni e 8 mesi di reclusione, proposta poi accolta integralmente dal giudice. La difesa, rappresentata dagli avvocati Luca Gentili e Laura Spaccino, ha chiesto l’assoluzione o in subordine una pena inferiore, evidenziando l’instabilità psichica dell’imputato.

La sentenza del 10 giugno 2025: condanna e risarcimenti per i familiari

La pena inflitta include quattro anni di misura di sicurezza in REMS, oltre ai 13 anni e 8 mesi di reclusione. Il giudice ha inoltre riconosciuto una provvisionale di 20 mila euro ciascuno ai genitori e alla sorella della vittima, risarcimento provvisorio in attesa della definizione in sede civile. Nonostante la riduzione dovuta al rito e al vizio parziale, i familiari hanno espresso soddisfazione per il riconoscimento della colpevolezza, pur dichiarando che nulla potrà colmare la perdita subita. La madre di Bruschini, in una breve dichiarazione, ha affermato: “Mio figlio non tornerà, ma almeno abbiamo avuto giustizia”.

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Francesca Secci
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