Un’indagine condotta dalla Procura di Napoli ha portato alla luce un complesso sistema di traffico illecito che coinvolgeva 19 carceri italiane, tra cui il penitenziario di Vocabolo Sabbione a Terni. Questa operazione ha svelato come i clan della Camorra napoletana fossero riusciti a infiltrarsi nelle strutture penitenziarie. Il motivo? Garantire un costante rifornimento di droga e telefonini ai detenuti, consolidando così il loro potere all’interno e all’esterno delle mura carcerarie.
Sorprendentemente, al centro di questo traffico illecito vi erano i droni. Questi venivano utilizzati per superare le barriere fisiche delle prigioni e consegnare droga e dispositivi mobili direttamente nelle mani dei detenuti. I droni, gestiti da un vero e proprio “service” criminale con tariffe ben definite (mille euro per uno smartphone, 250 euro per un cellulare base e 7.000 euro per mezzo chilo di droga), erano stati modificati per trasportare carichi pesanti. Ma anche per eludere le restrizioni delle no fly zones.
Dopo il recente episodio del micro-cellulare trovato in una cella del carcere di Spoleto, anche il carcere di Terni si è trovato al centro delle investigazioni. Droga e telefonini sono infatti stati rinvenuti all’interno di diverse celle del penitenziario. Che non è l’unico coinvolto. Non mancano all’appello, infatti, nemmeno quelli di Viterbo, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Asti, Saluzzo e Frosinone. Per non contare Napoli-Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Rovigo, Caltanissetta e Roma-Rebibbia.
Droga e telefonini in carcere, un’operazione ad ampio raggio che riguarda anche Terni
Le indagini della Procura di Napoli hanno portato all’arresto di 31 persone e hanno coinvolto carceri in diverse regioni italiane. Quello che è stato messo in evidenza è una rete criminale capillare e ben organizzata. Le forze dell’ordine, tra cui personale del nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, del servizio centrale operativo della Polizia di Stato e delle squadre mobili di Frosinone e Napoli, hanno lavorato incessantemente per smantellare questo sistema. Le indagini si sono avviate ad aprile 2021 a seguito del ritrovamento di alcuni cellulari nel carcere di Secondigliano.
Il traffico illecito di droga e telefonini cellulari ha permesso in primis ai detenuti di mantenere contatti con l’esterno, facilitando potenzialmente la commissione di altri reati. Ma ha anche rafforzato il controllo dei clan sulla vita carceraria, accrescendo il loro potere e influenzando le dinamiche interne alle prigioni. La distribuzione di droga, in particolare, ha rappresentato un mezzo per i boss di consolidare la loro autorità e di estendere la loro influenza.
Le indagini della Procura di Napoli segnano un punto di svolta nella lotta contro il traffico illecito nelle carceri italiane. Evidenziano, inoltre, la necessità di rafforzare le misure di sicurezza e di sorveglianza per prevenire infiltrazioni criminali. La sfida per le autorità sarà ora quella di implementare strategie efficaci per contrastare l’uso di tecnologie avanzate come i droni per fini illeciti. Proteggendo allo stesso tempo l’integrità delle istituzioni penitenziarie e la sicurezza dei detenuti e del personale.
Il sottobosco criminale nelle carceri italiane
Negli ultimi tempi, l’Italia ha assistito a una serie di operazioni contro il traffico illecito all’interno delle sue istituzioni penitenziarie. La problematica è nazionale e si estende al di là del caso specifico del carcere di Terni. In Umbria, come nel resto del paese, sono state messe in luce reti criminali che operano con modalità simili, sfruttando tecnologie avanzate e metodi ingegnosi per introdurre sostanze illecite e dispositivi di comunicazione nelle carceri.
Questi episodi non sono isolati e rappresentano una sfida costante per le autorità, le quali si trovano a dover contrastare non solo il traffico di droga e telefonini ma anche di altri oggetti proibiti, come armi improvvisate e materiali per evadere. La risposta delle autorità italiane a queste sfide è stata robusta e ha portato a una serie di arresti e sequestri. L’impegno nel contrastare le attività illecite che minacciano la sicurezza delle carceri e, di conseguenza, quella della società nel suo complesso è evidente e capillare.
Eventi di questo tipo hanno anche stimolato un dibattito pubblico sulla necessità di riformare il sistema carcerario italiano. Il focus in particolare è sulla prevenzione del crimine organizzato all’interno delle prigioni e sull’implementazione di misure di sicurezza più efficaci.