Nel carcere di massima sicurezza di Spoleto, è stato scoperto un cellulare di piccole dimensioni nascosto con estrema abilità all’interno di una presa di corrente in una delle celle. Questo evento non solo ha sorpreso ma ha anche sollevato serie preoccupazioni riguardo la sicurezza interna dell’istituto. La polizia penitenziaria, durante una perlustrazione di routine, ha fatto questa scoperta in uno dei reparti ad alta sicurezza, evidenziando le sfide continue nella gestione della sicurezza nelle carceri italiane.

Il sindacato delle guardie carcerarie, il Sappe, ha immediatamente reagito, interpretando il ritrovamento come una conferma delle “gravissime carenze nella gestione della sicurezza interna dell’istituto“. Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del sindacato, ha criticato aspramente l’amministrazione penitenziaria per non aver fornito risorse umane adeguate.

L’amministrazione penitenziaria“, spiega, “deve necessariamente comprendere che non è possibile gestire un istituto penitenziario di massima sicurezza con un numero di uomini che non sarebbe idoneo neanche per la gestione di un asilo nido ed inviare con urgenza un contingente idoneo alle esigenze del caso“.

spoleto carcere
Foto: FRANCO SILVI/ARCHIVIO ANSA/DEF

Lo stesso Sappe esprime, inoltre, la necessità di implementare strumenti tecnologici avanzati nel carcere di Spoleto per prevenire l’introduzione di droghe e oggetti proibiti, come i telefoni cellulari. Tali oggetti, come stabilito dal codice penale, possono comportare pene fino a quattro anni per i detenuti trovati in possesso.

Il micro cellulare scoperto nel carcere di Spoleto solleva preoccupazioni sulla sicurezza

La scoperta del micro-cellulare, avvenuta grazie a un’operazione di polizia giudiziaria, ha messo in luce non solo l’ingegnosità dei detenuti nel nascondere oggetti proibiti ma anche la pressione e le difficoltà affrontate dal personale di sicurezza. Le segreterie regionale e generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria hanno fatto i complimenti al personale di Spoleto.

In particolare Fabrizio Bonino ha lodato l’abnegazione e l’impegno della polizia del carcere di Spoleto che “nonostante le vessazioni subite con turni massacranti e violazioni di ogni genere dei diritti soggettivi” continua a svolgere il proprio dovere.” Tuttavia, il taglio di 130 unità nella pianta organica della Polizia Penitenziaria del carcere, operato nel 2017, ha aggravato la situazione, rendendo quasi impossibile una gestione efficace della sicurezza interna.

Il sindacato ha poi sottolineato l’urgenza di un intervento per dotare le carceri di sistemi di schermatura efficienti e per contrastare l’introduzione di telefoni cellulari. L’unico deterrente efficace infatti, secondo il Sappe, rimane la schermatura degli istituti. Non si esclude, inoltre, l’uso di droni come potenziale metodo per introdurre materiali proibiti nelle carceri: un’ulteriore dimostrazione delle sfide che le istituzioni penitenziarie devono affrontare nell’era digitale.