Il 30 gennaio chiuderà in tutta Italia la stagione venatoria. Via le doppiette, cani a riposo e se ne riparlerà a settembre. Eppure in Umbria non accenna a placarsi la polemica che era partita a ridosso dell’apertura. A pochi giorni dalla chiusura è arrivato infatti lo stop alla caccia per quattro specie (beccaccia, tordo sassello, tordo bottaccio e cesena). Un provvedimento che affonda le sue radici a settembre, quando le associazioni ambientaliste avevano fatto ricorso al Tar dell’Umbria impugnando il calendario venatorio.
Il Tar aveva accolto il ricorso solo in parte e gli ambientalisti a quel punto avevano presentato l’appello direttamente al Consiglio di Stato che invece ha accolto l’istanza, sospendendo la sentenza del Tar in attesa della discussione di merito. Insomma una vicenda ancora una volta molto intricata sulla quale non è mancato l’intervento della leghista Manuela Puletti, già consigliera regionale con la Giunta Tesei e oggi responsabile del dipartimento Caccia per la Lega Umbria.
Puletti su stop a caccia per beccaccia e turdidi: “Insensato accanimento da parte dell’UE”
“Sospesa la caccia alla beccaccia e ai turdidi, potrebbe sembrare uno scherzo di carnevale anticipato invece è il primo importante regalo che la Giunta Proietti, sostenuta dai cinque stelle e da Sinistra ecologica, fa agli amici ambientalisti a poco più di un mese dal suo insediamento“. Così Puletti in una nota sullo stop alla caccia in Umbria per le quattro specie di uccelli.
Puletti per l’intera durata del suo mandato si è sempre schierata a difesa del mondo venatorio che tuttavia in Umbria è in crisi da tempo. Con circa 25mila cacciatori suddivisi nei tre Atc (Ambiti territoriali di caccia) regionali, da anni il loro numero è colato a picco, nonostante la caccia sia una tradizione radicata nel cuore verde d’Italia.
Ancora una volta l’ex consigliera regionale leghista, più volte al centro di aspre polemiche, in primis quella per aver liberalizzato il transito dei mezzi a motore sui sentieri montani, attacca l’Europa. “È evidente – prosegue – che il mondo venatorio stia subendo un insensato accanimento politico da parte di un’Europa sempre più ambientalista e sicuramente il futuro appare difficile e tortuoso per questa bellissima tradizione, ma quanto sta accadendo in Umbria deve essere spiegato e chi ha deciso, assumersi le proprie responsabilità politiche“.
L’attacco a De Luca: “Sostiene un mondo ostile alla caccia”
Anche se Puletti non lo nomina, tira in ballo il nuovo assessore regionale all’Ambiente, Thomas De Luca, esponente di spicco dei pentastellati che si è sempre distinto per il suo impegno in favore di un territorio più attento alla tutela del patrimonio naturalistico regionale.
“Si possono dare giustificazioni – prosegue la nota -, trovare mistificazioni o millantare situazioni inverosimili ma i dati parlano chiaro, tra ascoltare le associazioni venatorie che molto si sono date da fare e le istanze degli ambientalisti, il nuovo assessore non ha avuto dubbi e firmando una delibera, ha di fatto preso una posizione chiara e di sostegno a quel mondo tanto ostile alla caccia“.
Puletti: “Mondo venatorio chiamato solo per le emergenze”
A pesare per Puletti è la considerazione marginale riservata ai cacciatori da parte della nuova Giunta regionale. “Mi dispiace per il mondo venatorio, usato solo in situazioni di emergenza come per drenare la diffusione della PSA (peste suina africana ndr), che così ha subito l’ennesimo affronto ma è altrettanto vero che poc’altro ci si poteva aspettare da una coalizione sostenuta dai grillini e da Avs o da una coalizione che affida i lavori della Terza Commissione all’unico eletto dei cinque stelle“.
“Invito – conclude Puletti – il nuovo assessore a tornare sui suoi passi ed accogliere le istanze delle associazioni venatorie perché gli strumenti normativi ci sono grazie al lavoro del Governo Centrale anche se l’emendamento del Senatore Bruzzone era ancora più incisivo di quest’ultimo approvato e non nascondersi dietro a sterili giustificazioni, i cacciatori hanno bisogno di chiarezza e programmazione, non sono bancomat” conclude.
L’emendamento Burzzone, anche noto come “l’emendamento spara tutto” a cui l’intero mondo venatorio guardava con favore, era stato bocciato in Senato a luglio scorso. Una misura che se approvata, avrebbe portato alla liberalizzazione della caccia, permettendo di sparare praticamente ovunque oltre che a un maggior numero di specie. Tra le altre cose era prevista l’impossibilità di presentare ricorsi al Tar sui vari calendari venatori regionali oltre all’introduzione di una pena fino a 8 mesi di reclusione per reati di disturbo all’attività venatoria. Cassato in toto.