Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 gli italiani sono stati chiamati alle urne per cinque referendum abrogativi in materia di lavoro e cittadinanza. L’affluenza però si è fermata intorno al 30%, ben al di sotto della soglia del 50% +1 necessaria per la validità, facendo così fallire la consultazione.
Il mancato raggiungimento del quorum ha disatteso le aspettative di alcune forze politiche e sindacali che auspicavano un voto popolare capace di abrogare le norme oggetto dei quesiti. Sull’esito del referendum è intervenuto Marco Squarta, europarlamentare umbro di Fratelli d’Italia (Gruppo ECR), che in una nota ha definito il risultato una sconfitta per il populismo e una conferma della solidità dell’attuale esecutivo.
Marco Squarta (europarlamentare di Fratelli d’Italia ed ex-presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria) ha commentato con durezza l’esito del voto. Squarta ha definito il referendum "un flop storico" affermando:
"Doveva essere una notifica di sfratto per il Governo e invece è arrivata l'ennesima conferma che il populismo sgrammaticato, fatto di piazze piene solo di slogan, non funziona più. Il Governo resta forte, saldo e soprattutto credibile."
"Il mercato del lavoro di oggi - prosegue in una sua nota l'europarlamentare umbro - non è più quello di vent'anni fa. Le imprese devono essere messe nelle condizioni di investire, crescere e sostenere un costo del lavoro più basso. Solo così si possono aumentare i salari: questo è il vero nodo da affrontare. La sinistra prima scrive leggi sbagliate, poi chiede al popolo di cancellarle. Prima blocca il mercato del lavoro, poi pretende che gli italiani si esprimano su tecnicismi che andrebbero discussi in Parlamento."
"Hanno mentito sulla reale portata del referendum, paventando scenari apocalittici in caso di mancato quorum. Ma gli italiani non ci sono cascati. Il non voto in un referendum abrogativo è, a tutti gli effetti, una scelta legittima e consapevole. La sinistra ha provato a far passare chi invitava all'astensione come nemico della democrazia, ma è proprio la nostra Costituzione a riconoscere quel diritto. Gli italiani hanno voltato pagina, respingendo un tentativo maldestro di propaganda. Ora serve un dibattito serio in Parlamento per affrontare davvero i problemi di lavoratori e imprese."
L’8 e il 9 giugno 2025 gli italiani sono stati chiamati alle urne per cinque quesiti referendari abrogativi, quattro in materia di lavoro e uno sulla cittadinanza. I quesiti sul lavoro, promossi dalla CGIL tramite una raccolta firme da oltre 4 milioni di cittadini, miravano ad abrogare norme sui licenziamenti, indennità e contratti a termine (introdotte con il Jobs Act) e a ribadire le responsabilità in caso di infortuni sul lavoro.
Il quinto quesito, sostenuto da una coalizione di +Europa, Possibile, Radicali e altri, chiedeva di ridurre da dieci a cinque anni i tempi per acquisire la cittadinanza italiana per gli stranieri residenti. Per essere validi, tutti i referendum avrebbero dovuto raggiungere un quorum del 50%+1 degli aventi diritto.
Il risultato finale è stato un netto insuccesso: in Italia ha votato solo il 30,6% degli elettori, ben al di sotto della soglia necessaria. Nessuno dei cinque quesiti è valido perché non è stato raggiunto il quorum. In Umbria l’affluenza definitiva si è attestata intorno al 31%, in linea con la media nazionale. Secondo i primi dati parziali, le opzioni “Sì” avevano ottenuto oltre l’80% dei voti nei quesiti sul lavoro e circa il 60% in quello sulla cittadinanza, ma si è trattato di un risultato puramente indicativo.
Il centrosinistra ha riconosciuto il fallimento del quorum, ma ha sottolineato la partecipazione di oltre 14 milioni di elettori. Maurizio Landini (CGIL) ha dichiarato: "Il nostro obiettivo era raggiungere il quorum, è chiaro che non lo abbiamo raggiunto. Non è una giornata di vittoria. I problemi che abbiamo posto con i referendum rimangono sul tavolo".
Alcune voci interne al Pd, come Pina Picierno, hanno parlato di "sconfitta evitabile" e "regalo alla destra", mentre i Radicali e +Europa hanno definito l'astensione "organizzata" e chiesto di abolire il quorum referendario.
Dal centrodestra, invece, la lettura è stata completamente opposta: la Lega ha parlato di "flop clamoroso" e Forza Italia di "una buona notizia per l'Italia". Il ministro Luca Ciriani (FdI) ha dichiarato che "l’Italia ha deciso di non far raggiungere il quorum ai cinque quesiti proposti dalla sinistra".