Tra le notizie annunciate nella conferenza conclusiva del Festival dei Due Mondi, una riguarda il patrimonio museale spesso invisibile: l’Associazione Spoleto Festival Friends ha deciso di finanziare il restauro di un arazzo del Seicento, attualmente conservato nei depositi comunali. L’opera, intitolata "Arazzo a verdura con gufo n.2", è uno dei cinque esemplari acquistati nel 1939 dal Comune di Spoleto e legati alla figura storica della regina Cristina di Svezia. La donazione è attivata attraverso l’Art Bonus, lo strumento che incentiva il mecenatismo culturale.
Questa iniziativa risponde a un'esigenza concreta: riportare alla luce un oggetto d’arte tessile che, pur appartenendo al patrimonio pubblico, non è mai stato visibile nelle sale espositive. Il restauro consentirà non solo di preservare il manufatto, ma anche di integrarlo nei percorsi museali, rendendolo parte della narrazione culturale cittadina.
L’arazzo è una testimonianza della produzione tessile fiamminga di Bruxelles nella prima metà del XVII secolo. Intrecciando fili di lana e seta, gli artigiani realizzavano motivi decorativi ispirati alla natura. In questo caso, il protagonista è un gufo, raffigurato all’interno di una scena vegetale. L’uso calibrato dei colori e delle sfumature crea effetti di profondità e chiaroscuro, dimostrando un alto livello tecnico.
L’intera serie di arazzi, di cui questo fa parte, è stata in passato proprietà della famiglia Collicola e, secondo le ricostruzioni storiche, proveniva dalla collezione della regina Cristina di Svezia. Figura eccentrica e politicamente atipica, Cristina fu anche una delle grandi collezioniste d’arte dell’epoca barocca. La sua passione per la cultura italiana la portò a trasferirsi a Roma, dove promosse artisti e raccolse opere che oggi si trovano in istituzioni pubbliche e private.
L’annuncio ufficiale del restauro verrà dato domenica 13 luglio all’Hotel dei Duchi, alla presenza del presidente della Fondazione Festival dei Due Mondi Andrea Sisti, della direttrice artistica Monique Veaute e della presidente degli Spoleto Festival Friends Ada Urbani. L’appuntamento chiude idealmente un’edizione del Festival e ne rilancia uno dei principi fondanti: la cura del patrimonio, anche al di là degli eventi e degli spettacoli.
Il progetto dimostra come le realtà locali, attraverso strumenti agili come l’Art Bonus, possano intervenire efficacemente nella salvaguardia di opere che rischiano l’oblio. Non si tratta solo di preservare un oggetto antico, ma di renderlo di nuovo parte del tessuto culturale della città. A operazione conclusa, l’arazzo sarà accessibile al pubblico, con l’obiettivo di inserirlo nelle collezioni esposte.
Intanto, la programmazione del Festival dei Due Mondi prosegue con l’ultimo appuntamento della sezione danza. Venerdì 11 e sabato 12 luglio il Teatro Romano ospita la prima italiana di Didon et Énée, nuovo spettacolo della coreografa spagnola Blanca Li. Dopo il successo di Le Bal de Paris, Li torna a Spoleto con una rilettura personale della tragedia virgiliana, messa in musica da Henry Purcell e interpretata da un cast di danzatori che si muove su un palcoscenico allagato, evocazione visiva del mare e delle sue insidie emotive.
La scenografia liquida e le luci firmate da Pascal Laajili accompagnano il racconto dei sentimenti di Didone e del suo abbandono da parte di Enea, con un linguaggio del corpo che abbandona la narrazione lineare e si concentra sull’espressione fisica delle emozioni. L’ensemble Les Arts Florissants, diretto da William Christie, firma l’esecuzione musicale. Li spiega di aver voluto lavorare sulla dimensione emotiva più che sul racconto, per trasmettere sensazioni che vanno oltre testo e musica.
Tra passione, orgoglio e malinconia, la danza diventa strumento di traduzione contemporanea di un classico, restituendo al pubblico una storia antica in una forma scenica potente e immediata.