Nell’incantevole contesto del borgo umbro di Città di Castello, una figura di spicco emerge con un titolo insolito. Parliamo del sindaco, Luca Secondi, che non è “solo” il capo dell’amministrazione locale, ma vanta anche il titolo nobiliare di barone. Un connubio insolito, questo, che affonda le radici nel passato remoto, in una storia affascinante che risale ai tempi antichi.
Città di Castello, il sindaco è un Barone a tempo determinato
La situazione quanto meno particolare del sindaco di Città di Castello si perde nella notte dei tempi. Risiede nella storia intricata di un territorio chiamato Monte Ruperto, un’exclave delle Marche inserita nel territorio di Città di Castello. Si chiamano exclave, infatti, quelle aree territoriali appartenenti a una regione che si trovano però all’interno di un’altra. Questa strana circostanza ha portato il gonfaloniere di Città di Castello a fregiarsi del titolo, ovviamente simbolico, di Barone di Monte Ruperto, un omaggio tramandato ai sindaci nel corso dei secoli.
Le radici di questa vicenda affondano circa nei primi anni del Duecento, quando una piccola baronia sulle colline dell’Appennino, oggi disabitata, si trovò in gravi difficoltà durante una terribile carestia nel XIII secolo. Senza alcun aiuto dalle città vicine, fu Città di Castello a soccorrere la comunità bisognosa, gesto che avrebbe segnato il destino del territorio. Il borgo, infatti, era abbastanza distante se si pensa alla viabilità dell’epoca e alla disponibilità in fatto di mezzi di trasporto, pertanto l’aiuto donato risuonò con ancora più importanza.
Si narra che, proprio come ringraziamento per l’aiuto ricevuto durante il momento di bisogno, il barone senza eredi di Monte Ruperto abbia ceduto il proprio territorio a Città di Castello in punto di morte. Questo specifico evento storico è documentato da atti ufficiali risalenti al XIII secolo e continua a essere celebrato oggi, a distanza di 750 anni. Il passaggio sotto il dominio tifernate riporta la data del 25 giugno 1256 e si conoscono ormai con certezza le agevolazioni fiscali riservate agli abitanti di Monte Ruperto nel 1274: “cinque soldi per focolare per casa da versare il 27 agosto di ogni anno”, si legge negli atti.
Un tuffo nella storia medievale di Città di Castello
L’annessione di Monte Ruperto a Città di Castello non fu solo un atto di generosità ma anche, molto più concretamente, una mossa strategica. In un’epoca come quella del Duecento, in pieno Medioevo, segnata dai conflitti tra guelfi e ghibellini, il territorio cercò protezione dall’instabilità politica delle città vicine (in particolare Apecchio e Sant’Angelo in Vado), unendo le proprie sorti a quelle della città umbra.
Con il passare dei secoli, Monte Ruperto seguì le sorti di Città di Castello, passando sotto il dominio di Urbino nel Quattrocento – nel 1413 la baronia diventò un’exclave di Città di Castello sotto il Ducato di Montefeltro – e successivamente divenendo parte del Regno d’Italia. Oggi il piccolo territorio è privo di abitanti e con una superficie inferiore ai tre chilometri quadrati, ma rappresenta un pezzo di storia affascinante e poco conosciuto.
Per riportare in luce questa storia ricca di fascino, il Comune di Città di Castello ha organizzato sabato 25 maggio una giornata di studi dedicata proprio alla “Baronia di Monte Ruperto”, riunendo studiosi e appassionati per esplorare le origini e le vicende storiche di questa exclave umbra nelle Marche. E in questa occasione, il sindaco di Città di Castello Luca Secondi continua a portare avanti l’eredità del titolo nobiliare di barone, unendo passato e presente in un’unica figura istituzionale.