Simona Meloni, consigliera regionale del Partito Democratico, interviene in critica per quanto riguarda la sanità dell’Umbria. E lo fa sulla scia del rapporto Crea Sanità. Il quale, evidenzia come in quasi la metà delle Regioni italiane, la sanità è in difficoltà e fornisce prestazioni di qualità medio-bassa o bassa.
Rapporto Crea Sanità: i dati
Questo è quanto emerge dall’ultimo Rapporto Crea Sanità, prodotto dal Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità. Il rapporto analizza le performance sanitarie regionali attraverso una valutazione condotta da 104 esperti provenienti da diverse discipline, tra cui economia, diritto, epidemiologia, ingegneria biomedica e statistica medica.
Le performance delle regioni
Le Regioni Veneto, Piemonte, Bolzano e Toscana si distinguono per livelli complessivi di tutela della salute superiori rispetto alle altre, con un indice di performance superiore al 50% del livello massimo del 100% (rispettivamente 60%, 55%, 54% e 53%).
Friuli-Venezia Giulia, Trento, Emilia-Romagna, Liguria, Valle d’Aosta, Marche e Lombardia presentano livelli di performance appena sufficienti, oscillando tra il 45% e il 50%.
Le Regioni Sardegna, Campania, Lazio, Umbria, Abruzzo e Puglia mostrano livelli di performance insufficienti, compresi tra il 37% e il 44%. Sicilia, Molise, Basilicata e Calabria si trovano agli ultimi posti con livelli di performance inferiori al 35%.
I fattori analizzati
L’analisi del rapporto Crea Sanità non si limita agli aspetti sanitari ed economici, ma include anche fattori sociali e di equità dell’assistenza. La valutazione è stata condotta su 20 indicatori aggregati in cinque dimensioni: equità, appropriatezza, esiti, innovazione, dimensione economico-finanziaria e sociale. Questi indicatori forniscono una misura reale dell’efficacia dell’organizzazione e degli esiti dell’assistenza sociosanitaria nelle varie Regioni.
L’Autonomia Differenziata e le Politiche Regionali
Il rapporto permette anche di monitorare gli effetti dell’applicazione dell’autonomia differenziata dal Nord al Sud del Paese. L’autonomia differenziata ha come obiettivo il potenziamento del “territorio” e l’integrazione con i servizi sociali, superando la separazione di ruoli e competenze attualmente esistente.
Posizione dell’Umbria nel Rapporto
L’Umbria si trova nel gruppo delle Regioni con performance insufficienti, insieme a Sardegna, Campania, Lazio, Abruzzo e Puglia, con un punteggio di 39 punti. Meloni evidenzia come il rapporto Crea Sanità confermi la posizione dell’Umbria nelle parti basse della classifica nazionale delle Regioni per le performance dei servizi sanitari.
L’intervento della consigliera Meloni: “Umbria sempre più in basso”
Simona Meloni, consigliera regionale dell’Umbria e capogruppo del Partito Democratico, ha commentato: “La sanità dell’Umbria continua a scivolare a colpi di piani straordinari per l’abbattimento delle liste d’attesa e altri pannicelli caldi, che non cambiano però la situazione. L’ennesima certificazione della vicenda – spiega – arriva dal rapporto del centro Crea Sanità, che attesta il posizionamento dell’Umbria nelle parti basse della classifica nazionale delle regioni per le performance dei servizi sanitari”.
Poi ha sottolineato: “Ci presentiamo nel gruppo dei penultimi (con Sardegna, Campania, Lazio, Abruzzo e Puglia) con 39 punti trovando la Puglia a 37 e tutti gli altri avanti. Il gruppo di testa è composto da Veneto, Piemonte, Bolzano e Toscana. Poi c’è Friuli, Trento, Emilia, Liguria, Valle d’Aosta, Marche e Lombardia. Ultimi posti per Sicilia, Molise, Basilicata e Calabria. Per l’Umbria, nella classifica generale, c’è il sestultimo posto. Gli indicatori analizzati sono stati: equità, appropriatezza, esiti, innovazione, dimensione economico-finanziaria e sociale”.
L’affondo alla regione Umbria
L’intervento di Simona Meloni si conclude con una stoccata, diretta, alla giunta regionale guidata da Donatella Tesei. Le sue parole: “Stigmatizziamo dunque – ha affondato – l’ennesima bocciatura della politica regionale della destra, incapace di dare le risposte necessarie ai cittadini e, dopo cinque anni, incapace anche di approvare un piano sanitario concreto e coerente per programmare la sanità del futuro”.