In un’atmosfera carica di raccoglimento e partecipazione, la città di Cascia ha vissuto uno dei momenti più intensi delle celebrazioni per il 125° anniversario della canonizzazione di Santa Rita. L’Auditorium di Santa Chiara ha ospitato la tavola rotonda “Cronistoria della canonizzazione Ritiana”, un evento che ha saputo coniugare rigore storiografico, devozione popolare e una profonda riflessione collettiva sull’identità culturale e spirituale della città.
A moderare e animare il dialogo, la presenza autorevole della giornalista e conduttrice televisiva Lorena Bianchetti, che ha interagito con studiosi, esponenti del clero e rappresentanti delle istituzioni, in un confronto a più voci sulla lunga vicenda che ha condotto, nel 1900, alla proclamazione della santità della monaca agostiniana più amata al mondo.
Al tavolo dei relatori, sono intervenuti lo storico Omero Sabatini, don Ettore Rota e monsignor Sandro Corradini, promotore di giustizia della Congregazione per le Cause dei Santi. Insieme hanno ricostruito con puntualità i passaggi fondamentali che portarono Rita da Cascia, venerata fin dal XV secolo, a essere proclamata Santa da Papa Leone XIII il 24 maggio 1900.
Le relazioni hanno evidenziato come la santità di Rita non sia stata solo una questione di fede popolare, ma anche un processo lungo, articolato e per certi versi complesso, in cui si intrecciarono spinte religiose, dinamiche ecclesiastiche e volontà civica.
“Una tavola rotonda importantissima per la nostra comunità”, ha detto il sindaco Mario De Carolis nel suo intervento introduttivo. “Ringrazio coloro che hanno lavorato per realizzarla. La città di Cascia sta vivendo un momento magico, fortemente spirituale. In occasione del 125° anno, è stato eletto Papa un amico di Cascia, un figlio di Sant’Agostino come lo era Santa Rita, Leone XIV, che il caso vuole sia il successore di colui che canonizzò proprio la nostra amata Santa”.
Una coincidenza storica che aggiunge ulteriore solennità a una ricorrenza già di per sé carica di significato. “Andare oggi a studiare le carte di quello che la parte amministrativa del ’900 ha dovuto fare per essere all’altezza della situazione ci fa pensare che anche noi dovremmo prendere insegnamento”, ha aggiunto De Carolis, richiamando l’attenzione sul valore esemplare dell’impegno civile e religioso che sostenne l’iter della canonizzazione.
A coronamento dell’incontro, è stata inaugurata la mostra temporanea allestita a Palazzo Santi - Museo Civico di Cascia, visitabile fino a dicembre 2025. L’esposizione, frutto della collaborazione tra Comune, Museo e Cedrav, presenta per la prima volta una preziosa raccolta di documenti originali risalenti al 1901, anno in cui la città diede ufficialmente avvio ai festeggiamenti in onore della canonizzazione della Santa.
Si tratta di lettere, delibere, manifesti, trascrizioni dei discorsi pubblici e testimonianze dell’impegno collettivo che, all’indomani della proclamazione, animò l’intera comunità casciana.
Le radici di questa devozione, come ricordato in una nota ufficiale del Comune, affondano nei secoli. Già nel 1545, gli statuti municipali documentano atti solenni e donazioni al monastero in onore di Rita. Tuttavia, è il 1901 a segnare una svolta concreta: la Giunta Municipale guidata dal sindaco Francesco Moscatelli istituì un comitato speciale per organizzare le celebrazioni, sostenuto da un vibrante intervento del consigliere Camillo Treppiedi, che sottolineò il valore storico e civile della canonizzazione.
Quei documenti oggi esposti raccontano un’epoca fatta di sacrifici, entusiasmo e condivisione, in cui anche le difficoltà economiche furono superate grazie alla coesione tra amministrazione e cittadinanza. È da quel fervore che scaturì l’identità di Cascia come città santuario, punto di riferimento per milioni di devoti nel mondo.
In un tempo in cui le comunità sembrano sempre più frammentate, eventi come quello di Cascia rappresentano un esempio virtuoso di come la memoria condivisa possa essere riscoperta e valorizzata. La figura di Santa Rita, così profondamente radicata nella cultura umbra e nella spiritualità cristiana, si conferma come ponte tra generazioni, patrimonio identitario e motore di coesione.