È scontro aperto tra il centrodestra in consiglio regionale e la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti sulla gestione della sanità pubblica. A far deflagrare la polemica, un dato che arriva dallo stesso esecutivo regionale: 87.557 cittadini in lista d’attesa al 3 giugno 2025, quasi il doppio rispetto alle 44.000 unità registrate nel settembre 2024, durante l’ultima fase della legislatura guidata da Donatella Tesei. Un incremento che l’opposizione definisce “catastrofico” e che contraddice apertamente - secondo i consiglieri di opposizione a Palazzo Cesaroni - gli impegni assunti dalla giunta di centrosinistra all’inizio del mandato.
“Altro che ‘azzerare le liste d'attesa in tre mesi’, come urlava col megafono sotto gli ospedali in campagna elettorale”, scrivono in una nota congiunta i consiglieri di centrodestra Enrico Melasecche, Tesei, Eleonora Pace, Paola Agabiti, Matteo Giambartolomei, Laura Pernazza, Andrea Romizi e Nilo Arcudi. “La presidente Proietti è oggi costretta ad ammettere un fallimento totale”.
La replica indiretta della Regione era arrivata nei giorni scorsi con un comunicato ufficiale al termine della prima riunione dell’Osservatorio regionale sui tempi di attesa, nel quale si riconosceva l’entità della sfida in corso: “La gestione delle agende e l’incremento delle prestazioni saranno monitorati costantemente, anche attraverso una più puntuale regolazione delle attività dei soggetti accreditati”, aveva dichiarato la presidente che ha mantenuto anche la delega regionale alla sanità. Ma per l’opposizione è troppo poco, troppo tardi.
I consiglieri puntano il dito contro un sistema che definiscono “completamente fuori controllo”, e accusano l’amministrazione regionale di aver "occultato i dati per settimane", rendendoli pubblici solo dopo un accesso agli atti sollecitato formalmente da Donatella Tesei.
“Un silenzio durato oltre dieci giorni, in violazione del regolamento dell’Assemblea legislativa, e interrotto solo grazie a un sollecito formale”, sottolineano. “Ora comprendiamo il motivo di tanto imbarazzo: 87.557 cittadini in attesa rappresentano un record negativo nella storia della sanità regionale”.
Il centrodestra respinge anche le giustificazioni economiche avanzate da alcuni esponenti della giunta: “Lo 0,4% in meno di risorse statali nel 2025 non ha impatto sull’attività in corso. Le agende attuali sono alimentate da contrattualizzazioni precedenti”. E rilancia sul fronte delle disponibilità economiche: “Ci sono 44 milioni di euro derivanti dal payback dispositivi medici, previsti da legge nazionale. La Regione potrà utilizzarli: negare questa possibilità, come fa Proietti, è solo un modo per coprire la scelta politica di una manovra fiscale ingiustificata”.
“Chi oggi governa la Regione - prosegue la nota - aveva garantito discontinuità, competenza e risposte rapide. Invece i cittadini sono sempre più abbandonati, esasperati e costretti a denunciare sui social il fallimento della sanità umbra”.
A dar forza all’attacco del centrodestra è intervenuto anche il presidente della Provincia di Terni e sindaco del capoluogo Stefano Bandecchi, che ha pubblicato una storia su Instagram con toni durissimi: “La sanità in Umbria è in crisi, e le bugie dei sinistri stanno venendo tutte a galla”. Un’affermazione che aggiunge un ulteriore livello di tensione politica in una regione dove il tema delle liste d’attesa è ormai diventato una priorità nell’agenda istituzionale e mediatica.
Le accuse di Bandecchi si inseriscono in un contesto già fortemente polarizzato. Per l’opposizione di centrodestra, la presidente Stefania Proietti dovrebbe rinunciare alla delega alla sanità e aprire a una gestione tecnica dell’emergenza: “La presidente Proietti abbia il coraggio di riconoscere il proprio fallimento e di lasciare la delega alla sanità a qualcuno di capace. L’Umbria non può continuare ad essere ostaggio di slogan, incompetenza, arroganza e continui proclami vuoti. Servono serietà e capacità di governo". "Non è più una questione politica, ma di responsabilità verso i cittadini”, concludono i consiglieri regionali d'opposizione.