Giovedì 22 maggio sarà una giornata di mobilitazione anche per l’Umbria, dove centinaia di operatori della sanità privata e delle Rsa incroceranno le braccia per rivendicare il rinnovo dei contratti collettivi nazionali e condizioni lavorative più dignitose. Il presidio regionale si terrà in piazza Italia a Perugia, dalle ore 10.00 alle 13.00, davanti alla sede del Consiglio regionale: una protesta che si inserisce nella mobilitazione nazionale indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl e che coinvolgerà oltre 200.000 lavoratori in tutta Italia.
In Umbria, la vertenza riguarda migliaia di professionisti impiegati in strutture sanitarie private accreditate e nelle residenze sanitarie assistenziali. Il contratto Aiop per la sanità privata è scaduto da oltre sei anni, mentre quello Aris per le Rsa non viene rinnovato da tredici. A ciò si aggiunge un’inflazione crescente che sta erodendo le retribuzioni e una persistente mancanza di valorizzazione professionale. Tutto ciò in attesa del referendum abrogativo dell'8 e 9 giugno che riguarderà proprio il lavoro - oltre al punto sulla cittadinanza.
“Chi lavora nella sanità privata svolge le stesse mansioni, affronta le stesse urgenze e responsabilità di chi lavora nel pubblico. È tempo che venga riconosciuto lo stesso valore”, si legge nella nota congiunta dei sindacati umbri. La mobilitazione non è solo economica, ma ha anche un forte valore politico e sociale: al centro, infatti, ci sono il riconoscimento delle professionalità, la tutela dei diritti e la dignità di chi garantisce servizi essenziali per la salute dei cittadini.
I sindacati chiedono con forza l’adeguamento salariale in linea con l’inflazione e con i livelli del pubblico impiego, lo stop al dumping contrattuale e il vincolo dell’accreditamento regionale al rispetto dei contratti collettivi nazionali. In sostanza, chi riceve risorse pubbliche per operare in convenzione con la Regione deve garantire anche condizioni di lavoro eque e dignitose.
Le sigle umbre sollecitano la Regione a farsi parte attiva nella vertenza e richiedono lo "stop al dumping contrattuale e alle sigle sindacali di comodo". Ma anche "il vincolo tra l’accreditamento e il rispetto dei contratti collettivi nazionali; adeguamenti salariali in linea sia con l’inflazione che con quelli previsti per il pubblico impiego; e valorizzazione del personale socio-sanitario.
Nel mirino anche le associazioni datoriali Aiop e Aris, accusate di rifiutare sistematicamente il confronto, scaricando su Governo e Regioni il peso economico del rinnovo contrattuale. “Una posizione indecente”, commentano i sindacati, che denunciano un sistema in cui le aziende percepiscono risorse pubbliche, ma non investono nel personale.
Il presidio di Perugia rappresenta solo la prima tappa di una mobilitazione più ampia che proseguirà nei prossimi mesi. I sindacati annunciano nuove azioni fino all’apertura di un tavolo di trattativa nazionale. Intanto, per la giornata del 22 maggio, si prevedono rallentamenti nei servizi delle strutture private e delle Rsa umbre. I cittadini sono invitati a informarsi sulle eventuali modifiche nelle prestazioni sanitarie.
“Senza personale non c’è cura. Senza contratti non c’è dignità”: questo lo slogan scelto dai lavoratori umbri che giovedì saranno sotto Palazzo Cesaroni per ribadire che senza il rispetto di chi lavora, anche il diritto alla salute rischia di diventare un’illusione.
La mobilitazione dell’Umbria è parte di una vertenza nazionale, ma ha una forte valenza territoriale. Difendere i diritti di chi lavora nella sanità privata significa tutelare anche la qualità del sistema sanitario regionale, che sempre più spesso si regge sull’integrazione tra pubblico e privato. Se l’Umbria vuole garantire ai suoi cittadini un servizio efficiente e giusto, deve iniziare col riconoscere il valore di chi, ogni giorno, ne rappresenta la spina dorsale.