10 Oct, 2025 - 12:15

Processo appello bis per Rigopiano a Perugia: si rinvia al 17 novembre

Processo appello bis per Rigopiano a Perugia: si rinvia al 17 novembre

Si è aperto stamattina presso la Corte di Appello di Perugia l'appello bis per la strage di Rigopiano. In aula presenti i numerosi parenti delle vittime che hanno indossato pettorine con i volti dei loro cari morti nella tragedia. Il processo è però stato rinviato al 17 novembre. 

Oggi la relazione che ha ricostruito i fatti

L'udienza odierna ha visto la relazione della giudice a latere della Corte d'appello che ha ricostruito i fatti e l'iter giudiziario che ne è conseguito. Nella prossima udienza è in programma la requisitoria del sostituto procuratore generale Paolo Berlucchi. La Corte valuterà in quella sede eventuali istanze delle parti che comunque al momento non sono state presentate.

Chi sono i dieci imputati dell'appello bis. Per quattro di loro è intervenuta la prescrizione

Dieci gli imputati. Sei sono i dirigenti della Regione Abruzzo che avrebbero dovuto redigere la carta che localizza il pericolo valanghe. A loro carico l'accusa di disastro colposo. Gli altri quattro, ovvero l'ex sindaco di Farindola, un tecnico del Comune e due funzionari della Provincia, sono accusati di omicidio colposo, ma per loro il reato è già prescritto.

Il nuovo processo a Perugia

Secondo i giudici della Corte di Cassazione dell'Aquila che hanno inviato tutti gli atti a Perugia, i funzionari regionali avrebbero dovuto produrre la carta recante l'indicazione del pericolo valanghe. Al centro del nuovo processo c'è questo nodo: quella carta, sostengono, avrebbe potuto evitare la tragedia, imponendo almeno la chiusura dell'albergo durante i mesi invernali.

Un documento che della struttura "avrebbe imposto un uso disciplinato, limitato per esempio alle stagioni non invernali" la cui mancata redazione "incise sull'attuazione e poi sull'attivazione dei successivi meccanismi di previsione e prevenzione del rischio dal momento che bloccò la catena della protezione proprio nei suoi passaggi più significativi" si legge nella sentenza della Cassazione.

Una tragedia in cui persero la vita 29 persone

Il 18 gennaio 2017 una valanga di neve e detriti travolse l'albergo 'Rigopiano - Gran Sasso Resort' situato a 1.200 metri di altitudine nel Comune di Farindola, in provincia di Pescara. All'interno ospiti e personale di servizio che a causa del maltempo, erano rimasti completamente isolati. La strada che collegava al fondovalle era stata interrotta e mentre diversi clienti si erano già preparati per partire, si attendeva l'arrivo dello spazzaneve per le 19.

In base alle ricostruzioni l'impatto avvenne intorno alle 17:40 uccidendo 29 persone, tra ospiti e personale, sulle 41 che erano nella struttura. L'impatto della valanga è stato devastante al punto che lo stesso albergo venne spostato di una decina di metri dalla sede originale. Le operazioni di soccorso si rivelarono difficilissime e proseguirono incessantemente per una settimana.

I familiari delle vittime: "Cerchiamo giustizia"

Gianluca Tanda nella tragedia perse il fratello Marco. Oggi Gianluca è il coordinatore del Comitato delle vittime di Rigopiano. Al termine della prima udienza di oggi all'Ansa regionale ha dichiarato: "Cerchiamo la giustizia. La verità sappiamo perfettamente tutti".

Le indagini su Rigopiano rivelarono ritardi nei soccorsi, errori nella gestione dell'emergenza, incluse possibili responsabilità per non aver provveduto all'evacuazione della struttura. "In questo perimetro ben delimitato sono mancate tante figure - ha detto Tanda -, tra le quali la Regione. Oggi sta qui e siamo contenti" alludendo ai sei funzionari imputati.

"Fin dall'inizio abbiamo puntato sulla Regione - ha aggiunto - perché era la grande assente in questo processo, abbiamo sempre sostenuto questa tesi. Ci sono voluti anni ma poi finalmente la Cassazione ha disposto questo processo. Secondo noi oggettivamente hanno avuto delle responsabilità". Una tesi che nei primi due gradi di giudizio non era entrata nei dibattimenti: in primo e secondo grado, gli imputati erano stati infatti tutti assolti. 

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Sara Costanzi
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